lunedì 25 ottobre 2010

Su A dieci minuti da Urano di Carla De Angelis

recensione di Rossella Renzi in kolibris.wordpress.com

Inauguriamo con Carla De Angelis la nuova rubrica Donne in Poesia, a cura di Rossella Renzi

 

CARLA DE ANGELIS
A dieci minuti da Urano
Poesie di tentata conquista
ISBN 978 88 95139 89 0
pp. 108, € 12

Carla De Angelis, A dieci minuti da Urano

Si esce da questo libro a piedi nudi, cercando di fare il massimo silenzio, come se si uscisse da un luogo di favola e mistero, popolato da personaggi del presepe, gatti, profumo di fiori e caldarroste. È questa la sensazione che si avverte una volta letta l’ultima pagina, quando si resta in quello stato di sospensione tra il sogno e la realtà, tra la notte e il giorno; e “tra le mani nuvole e sole / pianto e sorriso”. Nel cassetto, nella memoria, sotto la pelle, si nasconde un dolore che è segreto, una cosa che non si può dire. E infatti, questa parola non dice, eppure con audacia scrive del dolore, lo sussurra mentre colpisce e incanta, con doni e luminose risalite. Nella pagina si muove con estrema delicatezza, e rispetto. Soprattutto con rispetto, che è la cifra della scrittura di Carla De Angelis, della sua parola che si posa lieve sulla pagina, si risveglia all’alba e procede timida, come una prima nevicata sulle cose. E così, ha il grande potere di illuminarle, le cose, di riordinarle proprio come questo libro chiede più volte di fare alla poesia. Si domanda silenzio, compostezza, ordine; è questo che fa la differenza: “La differenza è quando / il sole va dall’altra parte della terra // e lascia alla notte riordinare / il caos del giorno.”
La scrittura porta con sé un alito di purezza che sta dentro e che stride con l’esterno, l’osceno, l’abbondanza, riesumando quella colpa troppo scomoda da ammettere per molti, e che porta a chiederci: “Siamo ancora buoni?” A consolarci restano le semplici cose che fanno brillare il giorno, come i fiori, le albe, le nuvole e le nuvole, la natura e i suoi doni meravigliosi: “ti porto negli occhi il nido/ il canto quieto dell’acqua // risalgo il giorno /   solo per te.”
Il libro procede per frammenti, distici e testi brevi: è la ricostruzione del sogno che la poesia tenta di operare, ricongiungendo leggende, anfratti del passato, miti e favole d’infanzia. Il buio si alterna alla luce, mentre costante è il male che si scioglie nel tempo, e che appartiene in modo ineluttabile all’essere donna: “Rincorro la bimba, afferro l’adolescente/ resto mistero-sono una donna.”
Perché la donna ha il difficile compito di custodirlo, il dolore: a questo non può sottrarsi per natura, ma nonostante ciò, con grande coraggio Lei sa ancora affermare: “Dì al tuo dio che la vita ci piace/ anche se forse gioca/ con noi, limitati”.
In un ritmo che avanza come un’onda, con dolcezza, con irruenza la ricerca di una pace non si placa. È la ragione stessa della poesia in grado di accogliere nel suo caldo grembo la musica del mondo e l’inquietudine dei sensi, che mischiati insieme portano in un luogo che pare magico… a dieci minuti da Urano.

Rossella Renzi


Quando la terra e il cielo
concepiranno altri figli,

tornerò a visitare il mondo
come un missionario  un presidente,

un attore un grande musicista
un insigne professore

Pulirò le strade taglierò l’erba
scriverò del contadino

del  muratore e della casalinga
Con  l’argilla plasmerò

la coppa del segreto
rubato  al tempo


*


Madre
questa notte lascio aperto un sogno

Entra
puoi vegliare

o dormire accanto
le mani inermi

o accarezzarmi
Non ti  inquietare

Lascio aperta anche la porta
quando vuoi puoi andare


*


È stato il vento a girare le tessere
in congiura  con il tempo

Senza sostegno l’arco
sostiene il baleno

a un passo dell’abisso
una lacrima si ferma sul ciglio

L’attesa si adagia nell’intreccio
dei pensieri e si acquieta


*


C’era una montagna forte
come la parola perdonata dal dolore

L’acqua scorreva, lavava i giorni,
Sole e vento posavano terra e foglie

la neve sbiancava le notti
tratteneva i segreti sotto la pelle

Urlò la brace
nel trastullarsi col prisma dei ricordi

Esplose la montagna
con tutta la furia del tempo che passa


*


Saman,
dettami l’arte antica

chiama i morti franchi di parola
a narrare l’inquietudine dei sensi

Disegna
il passo che si lascia dietro il tempo

l’attesa che si colma di vuoto
in attesa di un volto

il desiderio in attesa
del volto che colma il vuoto.


*


Alcuni giorni sono un regalo
dei sogni predati alla notte

sete bevuta senza timori
Un ragno  offre il  filo

per il salto nel sole


*


Restano incisi   quei baci
che strappano  la vita

Gli occhi si spalancano
per il terrore della rapina,

ignari  si serrano ancora
nella follia condivisa

impedendo la fuga…
ecco un segnale

l’amore  non perdona
chi ignora il mondo

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