FaraEditore, 2010
recensione di Vincenzo D'Alessio
Carla De Angelis ha pubblicato diverse raccolte di poesie, ed ha ricevuto numerosi riconoscimenti letterari. Questo fa di Lei un poetessa amata e seguita.
I nostri tempi sono di guerra: si muore di fame; di malattie; di terremoti; di alluvioni; di indifferenza; di guerre economiche; di guerre etniche; di guerre religiose. Ci fosse qualcuno disposto a vivere per la Poesia? La Poesia non cambia il mondo, lo rende migliore. La nuova raccolta della De Angelis, A dieci minuti da Urano (poesie di tentata conquista) si ispira proprio a questa massima.
Il motivo ispiratore è il Surrealismo: i versi della raccolta, sistematicamente, lo dicono pagina dopo pagina ad iniziare dalla prima composizione:“Mi sveglio: vesto come sono / apro l’armadio / affido al cassetto la notte / sospendo allo specchio” (pag.15). Elementi della scrittura surreale: il dormiveglia, l’attesa del futuro, lo specchio che trascina l’immagine in un’altra dimensione, lo stato di incoscienza ipnotica. Il dolore è vero. Il male degli uomini è vero. La guerra sociale è vera. “il sudore dell’anima” (pag. 15) è vero.
Mi tornano alla mente le lezioni universitarie del professore Luigi Fontanella su Massimo Bontempelli. I versi forti de L’Angelo di Redon di Benito Sablone. I versi chiari e semplici dove prevalgono anafore: “Mi vestirei di nuvola” (pag. 34); di assonanze: “in cambio qualche coccola / che mi prendo quando la carezzo” (pag. 42); di maieutica: ”(…) eppure scrivo / del dolore / che non so dire / barcolla la voce nel pentagramma” (pag. 40); di tautologia: “(…) Pulsare di vita ritrovato / nell’oblio del lutto a cercare / nelle strade di perdersi / per ritrovarsi” (pag. 28); sono questi della raccolta che stiamo leggendo. L’accostamento che propongo è veritiero.
La poesia che richiama in modo chiaro la dichiarazione surreale è questa a pag. 66: “Forse alla poesia conviene / riunire leggende / insinuarsi negli anfratti del passato / fantasticare seguendo il primo verso / (…) / scrivere senza il peso del cuore”. I mezzi semplici dei nostri sensi non bastano per analizzare i versi che sono stati scelti per questa raccolta. Ci vogliono le ali dell’Angelo (pag. 71) Allora le nuvole, onnipresenti, riveleranno la loro essenza di leggerezza e di pianto. Il dolore che macera l’intera raccolta sarà “un dolore condiviso” (pag. 65). Ogni lettore comprenderà da quale galassia scende questa poesia che è un nuovo tentativo di raggiungere Dio, l’Infinito e il lontano pianeta Urano, che nella fantastica leggerezza del verso, dista solo dieci minuti. Attraverso questi versi possiamo vincere la solitudine del XXI secolo?
Carla De Angelis ha scelto di vivere con la semplicità del poeta. Nel nostro mondo che non reclama la Poesia; dice di sé candidamente: “(…) Sono una donna legata alle passioni / Ogni tanto riordino la casa e la mente / mi accuccio in un angolo / fingo di non sentire chi chiama / un po’ di solitudine” (pag. 61). Vive il delicato dolore della maternità: “(…) Burli il tempo, resti bambina / Ti as/serve tanta bellezza / figlia” (pag. 79). Tutta la raccolta è un unico poema: non ci sono punti di chiusura nelle poesie, se non nell’ultima a pag. 96. Il verso iniziale di ogni componimento è di per sé il tutto che il resto dei versi declama. Una raccolta della maturità. Un dono a sé stessa e a chi legge per scalfire il male che regna tra gli uomini.
La poesia che maggiormente mi ha toccato nell’anima, e mi ha fatto pensare ai versi di Giuseppe Ungaretti, è quella a pagine 35: “Madre / questa notte lascio aperto un sogno / Entra / puoi vegliare / o dormire accanto / le mani inermi / o accarezzarmi / Non ti inquietare / Lascio aperta anche la porta / quando vuoi puoi andare”. Cosa leggere di più doloroso e al tempo stesso bello, se non questi versi? Scrive benissimo della Nostra, il critico letterario Stefano Martello, che la conosce più di me che leggo da questa postazione di fronte all’universo che ascolta: “Non è un caso se la sintesi – nell’esposizione come nella scrittura – sia oggi una valuta preziosa” (pag. 7). Aggiungerei, di mio, che la sintesi è da sempre un dono prezioso, nella mani del saggio che il mondo ha vissuto riconoscendo al suo viaggio il diritto alla Vita.
La poetessa De Angelis ha visto paragonata, questa sua raccolta, “all’Urlo di Munch”, oggi purtroppo sottratto dal suo luogo di esposizione (vedi i risvolti di copertina alla raccolta), che delineava la sofferenza in un momento così tragico per il popolo ebraico e per il mondo intero. La raccolta che vi invito a leggere non semina l’angoscia, come nel volto del quadro di Munch, ma assolve ad un preciso compito: “… poi una nuvola è scesa / fino a terra / il Pastore sfinito l’ha raggiunta / per dissetarsi, / seguito da una moltitudine / piena di speranza” (pag. 96). Chi legge entra nella speranza di vivere di Poesia.
Montoro
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