Mario Fresa, saggista e poeta, è nato a Salerno nel 1973. Ha scritto e scrive per le principali riviste letterarie, da «Caffè Michelangiolo» alla statunitense «Gradiva». È autore, insieme al filosofo Tiziano Salari, di un saggio in forma dialogica sulla poesia, Il grido del vetraio (Nuova Frontiera, 2005) e ha curato, sempre in sodalizio con Salari, il volume La poesia e la carne (La Vita Felice, 2009). La sua prima silloge poetica è apparsa, per iniziativa di Cesare Garboli, sulla rivista «Paragone».
Ha esordito con la raccolta di poesie e prose Liaison (prefazione di Maurizio Cucchi, 2002, Premio Giusti Opera Prima, terna Premio Internazionale Gatto) ed è presente in varie antologie, tra le quali Nuovissima poesia italiana, a cura di Maurizio Cucchi e Antonio Riccardi (Mondadori, 2004).
Le sue più recenti raccolte poetiche sono Alluminio (introduzione di Mario Santagostini, LietoColle, 2008), Costellazione urbana (tre poemetti, in «Almanacco dello Specchio» n. 4, Mondadori 2008) e Luci provvisorie, apparsa integralmente su «Nuovi Argomenti» ( n. 45, Mondadori, 2009).
La passione di Fresa per la scrittura cammina nella successione degli istanti con radici molto solide. Si rivela oltre lo sguardo dell’autore per guizzare nei nostri respiri, nel tempo, tra le sostanze che colano i pannelli della vita.
Secondo lei, la parola è lo strumento della conoscenza?
Sì, è strumento di conoscenza, ma anche di confusione e di sbandamento, di rivelazione e di improvvisa cancellazione. La parola costruisce e disunisce, ordina e capovolge. La sua natura è bifronte, imprendibile, acquatica. Osserva Eraclito: «io stesso muto nell’istante in cui dico che le cose mutano».
La poesia è una necessità che rende vivi chi la tocca profondamente con l'anima. È vera questa definizione?
Rovescerei l’ipotesi della prospettiva: come una grazia sconosciuta e mai determinata, è la stessa poesia a toccarci, e non il contrario. Ed è allora che il suo modo di condurci a osservare il mondo diventa ferocemente necessario.
Qual è il suo rapporto quotidiano con la poesia?
Il rapporto con la poesia è fuggitivo, instabile, momentaneo. Si tratta di istanti improvvisi e imprevisti, di coincidenze estreme e di sorprese che investono lo sguardo, e che sanno poi spiegare, a chi sia capace di accogliere la loro eco indicibile e incomunicabile, il senso e la direzione degli eventi.
La poesia è verità o bellezza?
Per quanto sia provvisorio, e probabilmente vano, cercare di definire il senso del discorso poetico, cercherei, comunque, di avvicinarlo a una dimensione che sarei tentato di identificare con una specie di infinibile, precipitoso dirupo: dietro, oppure oltre questo, si potrebbe scorgere il profilo, liquido e molteplice, del vero. Forse…
Sensibilità o stato d'animo?
Parlerei di una sensibilità non personale o privata ma universale, nuda, oggettiva.
Quali autori predilige?
Catullo, Dante, Baudelaire, Leopardi, Pascoli, Lorca, Mandel'štam, Caproni, Wilcock, Rosselli.
Un autore indispensabile per viaggiare sulla macchina del futuro.
Dante. Per fortuna, nemmeno i dantisti sono riusciti ad allontanarmi dalla sua scrittura…
Su cosa sta lavorando in questo periodo?
Ho finito di lavorare al commento di un poema del 1843 di Gabriele Rossetti, Il Tempo, ovvero Dio e l’Uomo. Ne ho scoperto il manoscritto autografo e ne ho curato la prima edizione critica. L’opera sarà pubblicata quest’anno.
Lei, insieme a Ida Borrasi, è l’anima delle edizioni di arte-poesia "L'Arca Felice” di Salerno.
Com' è nata questa passione di promuovere la poesia e l'arte insieme?
Le intendiamo come forme speculari di ricerca e di interrogazione del mondo. Da una parte, la parola sa incidere, dipingere, plasmare. Dall’altra, l’immagine dice, sussurra, dialoga. Tutto è uno, tutto è legato…
Lei nella collana "Coincidenze" ha ospitato nomi importanti della letteratura.
Sì, la collana è preziosa: è stata inaugurata con inediti di Maurizio Cucchi e ha successivamente ospitato alcuni tra i migliori nomi della poesia italiana contemporanea.
E poi ci sono i suoi tanti omaggi al poeta salernitano Marco Amendolara. Ci può parlare brevemente di quest'autore?
Marco è stato un intellettuale di grande forza e originalità. Spaziava dalla poesia alla traduzione, dalla critica d’arte a quella letteraria, dall’aforisma al saggio. È morto prematuramente, e tragicamente. Penso che sia necessaria una ripresa analitica della sua opera. È imminente l’uscita, presso L’Arca Felice, di una sua splendida raccolta di saggi, La tentazione molteplice, dedicata al rapporto tra arte e scrittura. Ma c’è anche una sorprendente raccolta poetica inedita che spero, quanto prima, di far conoscere al pubblico.
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