venerdì 2 aprile 2010

3 poesie di Guido Passini

lette all'incontro Scrittura e impegno, Faenza, 13 marzo 2010



Un altro sciocco miracolo! Sto
Sbagliando di nuovo!
La tua indifferenza! Il mio entusiasmo!
Insisto! Tossisci!
(Allen Ginsberg)

Trentuno anni

Oggi confesso, confesso tutto, lo giuro,
lo grido, con le lacrime agli occhi.
Trentuno anni che non godo appieno della vita.
La sogno, vorrei gustarla, mi sveglio sudato di notte,
gridando, stringendo la mano sul fianco.
Un fianco più volte forato da lei.
Lei che mi costringe ogni giorno
a tracannarmi ogni sorta di medicina,
che mi costringe ogni giorno a soddisfarmi
con pastiglie che servono solo a prenderne altre,
che curano il collaterale della prima,
che richiedono la seconda, che è annullata dalla terza,
che mi fottono a sua volta i reni, per poi farmi guarire
con la quarta, che mi regala un’ulcera duodenale,
che controllerò solo con la sesta pasticca,
priva di sapore.
È una catena senza fine, che mi stringe,
mi stritola, mi costringe alla sua merda.
Vorrei farmi ora una dose di vita,
sentire il respiro riprendersi, gonfiare il petto
anziché lo stomaco. Vorrei soffiare su tutte e trentuno candeline,
Spegnerle in una sola volta. Ci riesco anche oggi, è vero, ma solo
leccandomi le dita e “fffssssss” stringendo la fiamma.
Il fumo che ne esce, coprirà gli occhi proprio come la coltre
di nebbia che mi vomita addosso Lei,
quando incessante mi stringe la gola,
e stringe, stringe, stringe, stringe, stringe,
fino a quando io,
io, non avrò più bisogno di Lei.
Non avrò più cura di Lei, mi dilungherò in un rumoroso silenzio,
e diventerò bastardo, bastardo di Lei.
Non avrà spazio in me, finirà in un nodoso sacco nero,
gettato fra tanti, nel cimitero del mondo,
dimenticato da tutti.



Lo sai Mì

Lo sai Mì,
a volte la vita
sembra solo una merda.
Ci sono attimi in cui
non trovo soddisfazioni,
in cui il buio freddo
sembra paralizzarmi.
Lo sai Mì,
la vita è strana,
rincorri per anni
un qualcosa che ti faccia sentire forte,
alcuni direbbero realizzato.
Poi?
Poi scopri un giorno
che il tuo corpo è come
una bomba ad orologeria.
Ti chiedi se davvero ne vale la pena.
Lo sai Mì,
è anni, forse decine
che sento parlare di cure,
di possibili rimedi,
tanto, che per parecchio tempo
non ci ho creduto.
In parte sono già
Il mio piccolo miracolo,
ho passato i trenta anni,
raddoppiando quanto prognosticato,
malgrado, a suo tempo.
Lo sai Mì,
non rinnego nessun sacrificio fatto,
non rinnego nemmeno un secondo
della vita, ma ho un piccolo vuoto dentro,
che non conosco.
Una sensazione strana:
quella di non essere mai stato io.
Sempre vincolato da questa melma
che intasa il respiro.
Non avevo mai pensato a questo,
fino ad oggi.
Un giro di boa,
stendo tutti i tasselli, traendo le conclusioni
di questo mio primo ciclo.
La vita, caro Mì,
non è poi cosi male.
La vita è come una fiaba,
ha le sue parole, le sue immagini,
le sue morali, i personaggi buoni e quelli cattivi.
Una fiaba ha sempre il lieto fine.
Lo sai Mì,
il mio deve essere ancora scritto,
credo,
o forse sono io che non voglio leggerlo,
perché la verità a volte
è la peggior cosa.
È importante però
la gran voglia di lottare,
di credere, di sperare,
una gran voglia di vedere lei
segnare sul muro della prigionia
tante piccole stanghette.
Lo sai Mì,
io sarò.



Ciao Amore

Ciao amore
Oggi sono un uomo, già,
proprio come ieri, come domani,
insomma nulla di nuovo.
Sorrido, scherzo, vivo,
ma che diabolica sensazione
che mi scava dentro.
Nei momenti in cui sono solo,
mi rendo conto di avere paura,
una fottuta paura di me stesso.
Paura di dover cancellare
In un attimo tutto,
paura di perdere questo fiato.
Tutto frutto del tempo che scorre inesorabile,
è strano, ma ho una vita a due poli,
positivo e negativo,
contrari e attratti l’un l’altro.
Come un brivido freddo
In una giornata di sale.
Continuo a vivere di attimi,
tutti quelli che tu sai trovare.
Per questo alla fine,
sorrido al tempo.

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