Scrittura e impegno
dalle ore 9.00 alle ore 18.30
presso il teatrino Sala. S Francesco dei Frati Minori Conventuali
Piazza S. Francesco, 13
Faenza – 13 marzo 2010
reading, testimonianze, dibatitto
ingresso libero
ore 9,00 breve saluto di Alessandro Ramberti a seguire
Cinzia Demi «Al di là dello specchio fatato» – Morena Fanti e Guido Passini «Reading incrociato»
Caterina Camporesi «Dalla utopia consolatoria alla complessità scandagliata con libera creatività»
Alex Celli «Il ritorno di Dio o il ritorno a Dio?»
David Aguzzi «Perché il teatro è anche educazione all’alterità?»
ore 10,10-10,30 relazione di Padre Paolo Barani (ofmconv) «Francesco e la Scrittura»
Erika Crosara «Lo sguardo della scrittura» – Subhaga Gaetano Failla «Non è educato fare certi versi»
Alessandro Assiri «Lettera a Maurice Blanchot»
ore 11,00-11,10 pausa
Rossella Renzi «Il suono del mondo» – Eros Olivotto «Un Dio dimenticato»
Chiara De Luca «Sulle tracce della poesia per nominare»
Germana Duca Ruggeri «Parola differenziata» – Roberto Cogo «Poesia è impegno»
Carla De Angelis «Responsabilità morale e rispetto del lettore»
Carlo Penati «La responsabilità della parola» – Stefania Crozzoletti «Prima vita»
Vincenzo Della Mea «Storie naturali»
pausa pranzo condiviso dalle 13,00 alle 14,30
ore 14,30 Lara Lucaccioni «E i seni azzurri»
Tito Truglia, Salvatore Della Capa, Lorenzo Mari, Matteo Fantuzzi «Reading da Pro/Testo e altro»
ore 15,00 Adele Desideri «Il pudore dei gelsomini» – Nino Di Paolo «Dire la parola o dare la parola?»
Rosa Elisa Giangoia «Impegnarsi: per che cosa?» – Pierluigi Lanfranchi «L'impegno della lingua»
Mariangela De Togni «Reading poetico» – Luca Ariano «L’umidità accoltella l’aria»
ore 16,00 Nicoletta Verzicco con Luca Freschi «Scrivere d’arte»
ore 16,15 Narda Fattori «L’individuo e la comunità
Corrado Benigni «Giustizia bendata: arbitrio o imparzialità?»
Maria Carla Baroni «Poesia e impegno»
Dante Zamperini «La poesia attiene al sacro»
ore 17,00 Massimo Sannelli «Io non prego niente. Meditazione su un affronto»
17,30-18,30 dibattito aperto e fine della kermesse
Fara Editore
in collaborazione con
Settimanale della Diocesi Faenza-Modigliana dal 1899
1 commento:
Caro Alessandro,
forse vi siete dimenticati di me, ma ho partecipato, un paio d'anni orsono, ad un "prosa poetica" (o qualcosa del genere), classificandomi fra coloro che sono stati pubblicati.Mi sono sentito in ottima compagnia, allora.Tutto questo è detto soltanto per presentarmi un po', dopo qualche silenzio dovuto al fatto che io non scrivo di professione e che, al contrario, la mia attività professionale m'impegna molto al di fuori della scrittura.
Complimenti per l'iniziativa alla quale non potrò presenziare perché Faenza è sufficientemente lontana per impedirmi di esserci il 13 di marzo. Proprio la mia (ennesima) assenza (non sono quasi mai da nessuna parte!) mi ha spinto a scriverti due righe.
Servono scrittori impegnati.
Non a raccontare quanto sono bravi, ma a lavorare, ossia scrivere (possibilmente bene) perché la letteratura non assuma sempre più due caratteristiche negative, fra loro connesse: iirrilevanza ed insignificanza.
Troppi scritti, in particolare quelli pubblicati da grandi editori, sono irrilevanti. In poche parole, non si capisce perché qualcuno abbia perso del tempo a metterli giù. Non toccano nessun tema, al più sfiorano un generico disagio esistenziale, senza cercarne le ragioni , senza misurarlo con l'inevitabile fila di domande e di difficoltà che lo stato di essere umano oggi comporta. La crescita della conoscenza scientifica, accompagnata dalla virtualizzazione mediatica, sono eventi tanto dirompenti da mandare in frantumi qualunque esperienza codificata. Il rifugio è, allora, l'insignificanza: le 'piccole cose' lontane, però, da qualsiasi poetica che dia loro un significato di umanità realmente vissuta. Il risultato sono testi che costituiscono, pressoché in esclusiva, luoghi di fuga dal pensiero e, immancabilemnte, d'incitamento verso modelli stereotipi di consumo.
Risultato: carta buttata via;danno ambientale fisico e morale sopratttutto, perché incitamento alla superficialità in un mondo che si confronta con problemi smisurati.
L'Occidente è alle prese con fenomeni che ricordano quelli cui si trovò di fronte l'Impero Romano nel quarto secolo e li sta affrontando con la stessa incapacità di comprensione. Non è la caduta dell' Impero ad essere importante, ma il mdo in cui essa avverrà. Sarebbe avvenuta e si verificherà in ogni caso, ma come? Quali rovine lascerà? Quali retaggi di cultura? Quali insegnamenti? Quale senso della realtà? Quale poesia?
Io sono un tecnico a discreto livello scientifico. C'è qualcuno, fra coloro che scrivono, checapisca com'è realmente il mondo tratteggiato dalla scienza?
Nella prefazione al suo libro "Mind Time" Benjamin Libet ricorda lo spiritoso titolo di un giornale finlandese che trattava di una sua conferenza. "Siamo tutti un po' in ritardo" titolava il quotidiano. Si rifaceva ai tempi di risposata cerebrali, ma può essere esteso ai nostri tempi di risposta alla realtà interna ed esterna (interagenti peraltro).
Siamo tutti un po' in ritardo.Qualcuno, però, lo è con un certo successo ed ha trasformato l'insignificanza in chissà quale segreto. Lo scrigno, però, è vuoto. Le domande sono retoriche. L'essere umano non interroga e non s'interroga: legge qualche rotocalco strafalcionante credendo di consultare chissà quale segreto manuale.
Complimenti e grazie per il vostro lavoro.
Attilio Melone
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