di Domenico Lombardini
la grazia ricevuta convince
del grazie dovuto: la bellezza
non sovrabbonda spesso;
quando è grande il grazie
non sfoga, non trova l'oggetto,
sprofonda in sidera et caelum
grazie che il corpo sia carne,
non costrutto di uomo. qualcosa
di impuro affiora, si nasce,
partorisce la voglia di migliorare;
al mondo sgravare il peso di perfettibilità
tra carne e terra una vertigine oscura;
qualcosa ci trattiene su questo limite,
in statica accelerazione, prescienti
di quel qualcosa, tra i sorrisi
non è che inautentico questo soffrire,
dolersi di cose oscure nuoce alla vita.
vedere gli oggetti, alla luce le mani
trapunte di vene gonfie - questo è dono
non torna l’eco del grazie, dal
vuoto piombato che annera
la vita, la ruggine dei giorni.
queste le scorie che immalinconiscono
i serafini, la convinzione inamovibile
che sia senz’altro e solo così
(a lato Apollo e Dafne del Bernini)
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