venerdì 23 ottobre 2009

Su L'onore della polvere di Luca Benassi

puntoacapo Editrice, 2009, collana Passi

nota di lettura di AR

«a te, poeta, si condede l'onore della polvere» (p. 36)


La scrittura di questa raccolta è caratterizzata da uno stile diaristico tendenzialmente lirico costellato da versi di intensità aforistica e da immagini e accostamenti che ci “rivelano” la quotidiana sorpresa della vita (di questa polvere umana che “sa” di esserci): «La pioggia che batte sul giorno / non riesce a sbiadire gli screzi / le righe bianche e nere / che segnano il cono dell'ecografo» (p. 7); «Il monitor oggi è un paradiso muto / un verde pigro di foresta» (p. 15); «C'è un posto nell'ordine spezzato dei parcheggi / dove la strada meridiana uccide l'ombra» (p. 17); «non rimane che guardarsi intorno / a formare gli oggetti con i gesti noti / l'urto dell'impatto della vista» (p. 40); «Sappiamo bene che il tempo è dato / una dimensione finita / senza vento, o mare, o cielo / dove il corpo si disfa ad ogni tramonto» (p. 57).

Ho particolamente aprezzato la poesia Il lago ispirata al passo di Gv 21-3-4 in cui si parla della notturna pesca infruttuosa di Pietro: la narrazione del fatto, che Simone fa in prima persona, ci propone una immedesimazione di Benassi nella “scena” particolarmente riuscita, sostenuta da un ritmo ondoso di versi lunghi e brevi che danno spessore alla memoria e la ravvivano: «Certo, non nego la seduzione del tramonto / né le barche abbandonate all'eccomi / (…) / Di certo, mio Signore, dubitati / alla vista dell'acqua schiumante di miele / del tramonto, dubitai come la vertigine del tuffo / verso il nuovo arrivo. E tu eri sulla spiaggia ad attendere / con il fuoco acceso, di brace, il pesce già cotto / e il pane pronto / per essere spezzato» (p. 35).

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