puntoacapo Editrice, 2009, collana Passi
nota di lettura di AR
«a te, poeta, si condede l'onore della polvere» (p. 36)
La scrittura di questa raccolta è caratterizzata da uno stile diaristico tendenzialmente lirico costellato da versi di intensità aforistica e da immagini e accostamenti che ci “rivelano” la quotidiana sorpresa della vita (di questa polvere umana che “sa” di esserci): «La pioggia che batte sul giorno / non riesce a sbiadire gli screzi / le righe bianche e nere / che segnano il cono dell'ecografo» (p. 7); «Il monitor oggi è un paradiso muto / un verde pigro di foresta» (p. 15); «C'è un posto nell'ordine spezzato dei parcheggi / dove la strada meridiana uccide l'ombra» (p. 17); «non rimane che guardarsi intorno / a formare gli oggetti con i gesti noti / l'urto dell'impatto della vista» (p. 40); «Sappiamo bene che il tempo è dato / una dimensione finita / senza vento, o mare, o cielo / dove il corpo si disfa ad ogni tramonto» (p. 57).
Ho particolamente aprezzato la poesia Il lago ispirata al passo di Gv 21-3-4 in cui si parla della notturna pesca infruttuosa di Pietro: la narrazione del fatto, che Simone fa in prima persona, ci propone una immedesimazione di Benassi nella “scena” particolarmente riuscita, sostenuta da un ritmo ondoso di versi lunghi e brevi che danno spessore alla memoria e la ravvivano: «Certo, non nego la seduzione del tramonto / né le barche abbandonate all'eccomi / (…) / Di certo, mio Signore, dubitati / alla vista dell'acqua schiumante di miele / del tramonto, dubitai come la vertigine del tuffo / verso il nuovo arrivo. E tu eri sulla spiaggia ad attendere / con il fuoco acceso, di brace, il pesce già cotto / e il pane pronto / per essere spezzato» (p. 35).
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