L'arcolaio, Fuori Collana, 2009
nota di lettura di AR
«Le mie parole sono farfalle insanguinate. / Hanno la reticenza del dubbio / il bianco della neve / sono i passi a ritroso verso il silenzio» (p. 11): così si apre questa intensa raccolta, caratterizzata da un linguaggio privo di fronzoli inutili e a tratti visivamente sciabordante: «Sai, non ha usci il cielo / che non s'aprano al buio» (p. 13). Se a volte c'è qualche indugiare nel ripercorrere la storia di una vita (di più vite), con un tono da journal che ci ricorda la recente raccolta di Germana Duca Ruggeri, la scrittura sa pure impennarsi in versi che nella semplicità assoluta (e così difficile da ottenere) di uno sguardo fanciullo sanno andare al fondo, al nocciolo: «Tu ti guardavi le mani / gli occhi poi a terra, come / a raschiare stelle dalle crepe scure / di un pavimento stordito / come se / non ci fosse altro / che quel guardare, muto / e senza fine / che hanno le cose quando le guardi» (p. 16); «Ci si deve appoggiare al cielo, tenerlo / fermo con le mani. / Tenere le distanze, fermare / i passi e ridere con l'erba» (p. 18); «… Insonne, urto gli spigoli / di tutte le domande» (p. 28); «Si sta sospesi, a volte, a parole / che non si riescono a dire» (p. 39); «Imparo un tempo diverso, il tempo / della pietra, la paziente / geometria degli alberi / in un'attesa che ferma il volo / pietrifica l'ala sbarrata nell'azzurro» (p. 41).
Di tono più esplicitamente “filosofico” e in parte “liturgico” le due sezioni che chiudono la raccolta: “Due (I giorni del sole fermo)”, che ha parti in prosa, e “Uccelli di passo”.
Un libro che si offre come tappa sicuramente riuscita e importante di un vero cammino poetico.
Si veda anche cosa ne scrive, con la consueta acribia, Antonella Pizzo
1 commento:
Grande Alex, grazie di cuore anche a nome dell'autrice Liliana.
Linguaggio ora senza fronzoli, ora "sgargiante" (è vero). Ma anche un tessuto elegante e mai piegato a leziosità di un certo femminino.
Ciao, carissimo amico mio
Tuo Gianfranco
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