recensione di Vincenzo D'Alessio
La raccolta di poeti e poesie, curata dalla scrittrice Chiara De Luca, Nella borsa del viandante, reca come sottotitolo “Poesia che (r) esiste”. La Poesia gode ottima salute in quest’inizio secolo? Oppure sta conoscendo “lo sfondo così cupo dell’attuale civiltà del benessere” come scriveva il Nobel Montale nel suo discorso all’Accademia di Svezia? Ai lettori spetta la decifrazione dei codici delle numerose poesie passate in rete e racchiuse in questa antologia.
Umberto Eco, emerito professore, nel corso della Fiera del Libro di Torino di questo anno, ha augurato lunga vita al “libro” compagno di viaggio del genere umano. Cosa che ci sentiamo di fare anche noi attraverso le finestre di FaraEditore che nella lungimiranza del fare ha puntato sull’uomo in quanto portatore di Verità rivelata attraverso la Natura dell’Arte.
Simone Molinaroli è uno dei viandanti di Internet passato dal video alla pagina stampata, in questa “diversa” antologia poetica. Di questo autore abbiamo parlato in occasione dell’uscita della sua raccolta Cani al guinzaglio nel ventre della balena (FaraEditore,2008): Non è una Poesia facile, affronta i temi attuali partendo da un lungo Novecento internazionale. Con la tematica “Noi siamo la dolorosa assunzione della verità” Molinaroli conferma la sua vocazione civile tesa a scardinare il linguaggio poetico schematico, pedante, apportando una frammentazione di immagini poetiche che si avvicinano alle scritture di Autori contemporanei più avanti nella ricerca: “Se un confine c’era / l’abbiamo varcato dormendo / con la guardia stanca” (pag. 259). Viene alla mente la bella poesia/canzone di Ivano FOSSATI, la mia banda suona il rock.
L’esercizio costante della ricerca di una poetica costruttiva, post moderna, Madì (fuori dagli schemi di una cornice), forma i versi e le figure retoriche contenute in questa raccolta: “L’eco stentato di promesse folli / (…) e la vita è questa / girandola di lampi / e smarrimento” (pag. 260). La verità di udire. La verità di affrancarsi dagli schemi e dalle consuetudini. La necessità, tutta umana, di nutrirsi del nuovo ogni giorno, donandosi un poco anche agli altri: “E come negare lo spietato dominio/ dell’ambizione alla rovina, / come negare di ciò che / “non può essere detto” (pag. 271). Vengono alla mente le parole sagge, ed oggi dov’è finita la saggezza?, del grande giornalista Enzo BIAGI nel suo lavoro: “Quello che non si doveva dire” (Rizzoli, 2006).
Bene ha scritto la curatrice dell’Antologia: “poesie che mi hanno detto e dato qualcosa” (pag. 8); essenza che nutre la Verità dei giorni di ogni civiltà umana. Caduta oggi in balìa di immagini che irretiscono, della fugace vanità del bisogno, della malasorte di nascere “viandante” su mari e terre non più sicuri. L’uomo che viene fuori dalle poesie di Molinaroli è giunto, senza retorica, ad un baratro pericoloso e fuorviante: “Un giorno forse, come i sassi / non sapremo più parole / ed estranea sarà la verità”(pag. 272). Ci siamo e lottiamo, come Sisifo, contro il dolore che gente senza onore propina in nome del “potere”. L’economia umana dovrebbe ricominciare dalla Verità della parola.
Maggio, 2009
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