recensione di Vincenzo D'Alessio
La raccolta poetica di Molinaroli è una vera sfida alla civiltà del presente, una buona scrittura per catalizzare le voci giuste in una società disattenta. Troppa folla avvinta al benessere. Troppa assenza dalla vita famigliare. Troppo di troppo in ogni situazione sociale. Basta! Lo dicono i versi di tanti giovani poeti che saranno le fondamenta della poesia di questo nuovo centennio: “Io respiro / un po’ della mia morte / l’acre marasma della guerra tra i tempi / l’annientamento di un contendente” (pag. 35).
Ho incontrato tanta bella poesia in questi anni di appassionate letture poetiche. Autori che sono scomparsi in una luce fulminea. Autori che resistono grazie alla perseveranza di un’Arte sublime che rifulge in molte altre esperienze: musica (principalmente), pittura, scultura, teatro. Tra questi nomi figurano quelli di donne “sublimi” come la poetessa Maria Luisa RIPA (1966-2003), poeti come Antonio D’ALESSIO (1976-2008), William STABILE, Stefano SANCHINI, Massimo SANNELLI e altri ancora. Riverbera in loro la traccia indelebile della “fame” di eguaglianza in un mondo abbacinato dalla malefica misura dell’avere: “Il culo sudicio d’aprile / e le bestie proletarie / inghiottono merda / sul fondo di un amaro” (pag. 34).
Quanta strada ha fatto la Democrazia in una “specie” di nazione come la nostra? Dove cercare il sogno di una parità tra vincitori e vinti? “La ferocia irriducibile dei vinti / veste il germe del nulla / di bellezza e sacrificio / senza storia” (pag. 30). Allora la voce dei Poeti (quelli veri) si fa voce di Poesia Civile, che non è l’unica strada della Poesia contemporanea ma è l’unico modo per fare giungere alle orecchie cementificate dalla telemania della gente della nostra terra il messaggio vero, personale e poi universale, del disagio che i giovani vivono a causa dei meno giovani che non lasciano il Potere (chiamiamolo anche Dio Denaro, Dio Benessere, Dio Violenza, Arroganza, Ipocrisia, et altro). La mancanza assoluta di “nutrimento di una stirpe eletta di gladiatori brucia / nella calca di sogni infausti” (pag. 91).
“Il futuro non ha gambe / per venirmi incontro / nemmeno braccia per salutarmi” (pag. 92). Ben venga, questa melodia underground, questo gospel irriducibile dei ribelli, dei giovani costretti a scappare (migrare) dalle città inadatte a raccogliere i sogni “moonlight”, nel continuare ad avere “sete” di un Amore che soddisfi prima l’anima, poi il cuore dei “tedofori / della olimpiade giornaliera dei perdenti” (pag. 93).
C’è una costante crescita nella poetica di Molinaroli tra le poesie che compongono la prima delle cinque parti in cui è divisa la presente raccolta: nella prima parte compaiono tante similitudini che tendono a rafforzare le immagini bellissime della scrittura poetica che fondano sullo studio di altri Autori: “Depresso sulla spiaggia / come un rauco muezzin” (pag. 26); “Vuoto come una carcassa / agile come un cacciatorpediniere” (pag. 27); “Estrarrò parole / con la grazia di uno sminatore” (pag. 52). Nelle parti successive le poesie divengono sempre più precise nell’ordine delle parole, dei verbi, del tempo incluso nelle chiuse dei versi. Compaiono con maggiore frequenza le parole nella lingua inglese (che oggi è la più conosciuta) quasi a volere intavolare un dialogo multiculturale e polivalente. Credo che questa scrittura poetica troverà molti ascoltatori, molti amanti, molti prosecutori.
Non è una Poesia facile, affronta i temi attuali partendo da un lungo Nocevento internazionale, ma credo raggiungerà buone mete come (permettetemi una similitudine ): “acrobazia discreta / sospesa tra l’argine e l’abisso / il desiderio e il perdersi” (pag. 94).
Dicembre, 2008
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