lunedì 9 marzo 2009

Su Vita in rosso… un cuore violento di Stefano Cattani

recensione di Guido Passini




Cenni biografici
Stefano Cattani è nato l’11 dicembre 1982 a Forlì, città dove ancora vive e studia. Alle superiori scopre la poesia, passione che non lo abbandona spingendolo nel 2006 a “portare alla luce” anni di foglietti scritti e torturati. Partecipa a pubbliche letture e performance di parole e musica. È un appassionato di rievocazioni storiche.
Sta lavorando alla stesura di un testo teatrale e collabora con l’Associazione Culturale Poliedrica di Forlì nella promozione della poesia. Di lui ha scritto Andrea Brigliadori sulla rivista «Confini» n. 23, 2006. Alcuni suoi versi sono presenti nell’antologia Il silenzio della poesia edito da Fara Editore nel 2008. Nel dicembre 2008 pubblica Vita in rosso… un cuore violento edito da Fara Editore.

Recensione

Ho il piacere di conoscere Stefano Cattani da alcuni mesi ma sinceramente non avevo ancora letto nulla di questo ragazzo. C’è da dire che Stefano è un personaggio, faccia da duro, una mente geniale, scherzoso e serio allo stesso tempo. Mi aspettavo un libro dai temi forti, ed è stato un piacere vedere quanto sia elaborato, fine, dal punto di vista tecnico questo libro. Ci sono situazioni in questo libro che ho faticato a trovare in altri. Le figure retoriche si susseguono in maniera ordinata, a volte in maniera catartica, nel vero senso della parola, altre volte in maniera più cauta ma altrettanto intensa. L’arte di Cattani è nel riuscire ad unire l’intensità della poesia con l’assolutezza di una sceneggiatura da teatro. Il ritmo “cattaniano” che accompagna le poesie a mio avviso è una scelta ottima, rende molto bene l’idea di quello che Stefano vuole mostrare già dal titolo: l’irrequietezza, l’aggressività di un’anima. Ho ritrovato anche un suono impeccabile in questi versi, a volte forse quasi forzato da parole di vecchio stampo, ma nel complesso risultano ideali.
E’ un piacevole ritorno a poesie che oggi ormai non si trovano facilmente, uno stile che si trasforma nettamente nell’uomo Stefano. Le riflessioni che riporta sono imponenti, ha preso la vita, l’ha risvoltata come un calzetto e si è imposto delle domande, vanifica tutte le risposte plausibili e detta la sua testimonianza. Il libro è suddiviso in quattro fasi che potrebbero rappresentare quattro fasi distinte della vita dell’autore vuole mostrare. Camere di reclusione potrebbe rappresentare il fattore scatenante di questo libro, Esterni – interni, invece è la fase di riflessione, quella di stallo in un certo senso, Un cuore violento invece mostra la rabbia, il totale rifiuto di ciò che ci circonda, e l’ultima Divenire, rappresenta la scelta, la voglia di estraniarsi, restare nelle certezze che ci si è preposti. Questo almeno è il mio modo di assimilare questo libro. Ci sarebbero tante altre cose da dire riguardo la tecnica di questo libro, ma non credo di essere la persona giusta che possa renderle giustizia, quindi l’unica cosa che mi permetto di dire è quella di leggere questo libro, catturarne l’emozione e gestirla come meglio si crede.
Un sincero applauso a Stefano che ha costruito un qualcosa di concreto e spero sia per lui l’inizio di un lungo cammino. D’altronde hai la fortuna di avere da padrino e madrina per questo libro i prefatori Stefano Leoni e Caterina Camporesi. Buon proseguimento.


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