Caro Alessandro,
mi è piaciuto molto il tuo libro In cerca perché è pervaso da quella consapevolezza che Robert Musil, nell’Uomo senza qualità, ha così definito: “Non è vero che il ricercatore insegue la verità è la verità che insegue il ricercatore”.
Sono le verità, o se vuoi le consapevolezze che ti “assalgono” a dettare le tue parole: “le soluzioni sono impegnative / come il braccio verticale / della croce / la speranza ci sembra un’illusione / ma è il campo che dà solchi / alla ragione.”
Nei tuoi versi non ci sono “verità rivelate” o certezze inossidabili, ma il bisogno tutto umano di credere e sperare in un disegno “divino” che giustifichi il passaggio e il senso più profondo dell’esserci: Per dire chi sono / non delimiterò la vostra vita / né chiuderò persone / entro parabole / perché se anche qui /solo qui dentro / ci contentiamo / di esistere il nostro acido / desossiribonucleico / è in scadenza.”
Dell’altro libro La simmetria imperfetta mi ha invece molto colpito la tua Sibilla. Quella che conosco io, cioè quella che appartiene alla mia terra (Cuma) vaticina, è visionaria, sfrontatamente anticipatrice dei tempi, e inevitabilmente dannata nel suo destino, la tua invece è un alter ego “(che sai che) so” con cui fare i conti senza sconti possibili o fughe aleatorie.
In fondo, ricercare è, soprattutto ed inevitabilmente, precipitare in abissi della ragione e dei sensi: “Lo scuro della mia anima / è una nebbia impronunciabile / costellata di alfabeti fuoricorso”.
Ciao elena varriale
mercoledì 5 novembre 2008
Su In cerca
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