lunedì 24 novembre 2008

Su Il resto a voce di Colomba Di Pasquale

recensione di Narda Fattori

Parlare d’amore senza cadere nel sentimentalismo, e farlo per un intero libretto, costituisce, di per sé , una vittoria della poesia sulle emozioni liriche del nostro cervello. Dopo Dante, Petrarca, troviamo poche poesie sparse di autori vari; i modelli erano e sono irraggiungibili. Eppure abbiamo letto tutti con fervida adesione “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” di Pavese, certe poesie di Neruda e di Garcia Lorca memorabili, e ricordo qualcosa di Prévert nella mia adolescenza.
Oggi è facile incontrare versi erotici patinati alla Valduga, non più e non soltanto il dilagare di un sentimento che nasce dal profondo e illumina il mondo. Sempre? A tutte le ore. Dice Colomba saggiamente e poeticamente: «Ci sono istantanee / che arrestano le maree.»
Accade. In amore accade che istanti ci trascinano fuori dal tempo e dal luogo e le epifanie diventano progetti concreti, sciame d’ore di condivisione, certezze nel sentire: «Sei la semina / e presto di te un dorato campo di grano /avrò fra le dita / come fili di seta / i tuoi fulgidi capelli.»
Diceva Alberoni poco più di un decennio fa che erano tutti splendenti gli amori al loro annunciarsi, poi era quotidiana fatica di tenersi prezioso quel ricordo per la mitezza dell’amore solido e solidale.
Colomba non dà voce alle istantanee del suo innamoramento, anzi traluce il suo trascorrere: «Raduni le foglie / cadute del nostro albero. / Poi mi narri i tuoi sogni, / in essi albergano / i passi / lenti e veloci (ben calibrato questo ossimoro) /delle esistenze di noi / leggere e intense.»
Anche quando esperienza e amarezza vorrebbe che non ci si abbandonasse nuovamente alle tempeste d’amore, fortunatamente non ci è concesso tirare i remi in barca, perché siamo fatti per incontrarci, per rischiare un flusso più veloce del sangue, per regalare e regalarci il sogno di una vita. Dice Colomba: «Il colore come sostanza, / la materia è vitale, ricordi?...» ; all’interno di questi due versi si coagula un mondo di esperienze compiute e da compiere, di forme nuove, di vita, appunto!
Qualche poesia cede alla forza dell’evento vissuto che trova forma e memoria e fa scaturire la consapevolezza della gratuità e della tempestività degli incontri, proprio come quando qualcuno trova un uscio lasciato per caso socchiuso entra e spalanca la porta e dal rettangolo entra aria nuova, luce, sole e sabbia di mare, salsedine e immensità rarefatte e/o concretissime: «Insaziabile pioggia / allaga le vesti / e l’anima / e i corpi / e i desideri / e questa primavera estiva. /…»
Eccolo l’amore spudorato e castissimo di Colomba Di Pasquale che nel titolo del volume riassume la dimensione carnale e sensuosa, dimensione necessaria all’amore: Il resto a voce. Lasciamo alla poetessa quel resto, a noi sono sufficienti alcune perle di preziosa poesia, forse il ricordo di una meraviglia vissuta, di attimi di fulgore, di interminati e interminabili segni del dono sulla nostra pelle, lo spazio chiaro all’interno del groviglio delle esperienze.
Una perla chiude il libro: «Alle volte amare / è rovesciare / un intero mare». E credo che questi pochi versi abbiamo la potenza semantica ed esperenziale dei “Tre fiammiferi” di Prévert.


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