mercoledì 26 marzo 2008

Su La convalescenza di Augusto Amabili

recensione di di Vincenzo D'Alessio (G.C.F. Guarini)
via Sala 29 - frazione S. Felice
83025 Montoro Inferiore (AV)

«hanno visto quel bimbo / perdere il suo primo vagito» (p. 17).
La raccolta di Augusto Amabili, La convalescenza, si apre su una realtà futura, infatti il verbo che indica l’esasperazione corrisponde a “sarà”, mentre il verbo essere, nella sua terza persona “è”, compare lungo tutto il percorso ad indicare l’attualità, il percorso ad indicare l’attualità, il presente dell’esistenza.
«– quello di cui sono incatenato / tu ci sei dentro vita» (p. 22). Il Nostro poeta è ancora alla formazione del suo vero racconto poetico. C’è una intensità vibrante come le corde di una chitarra Fender di prima produzione nelle mani di un chitarrista attuale. L’originalità dello strumento permette molti virtuosismi, ma sono le mani del musicista che rendono al meglio gli effetti sonori. «qui il silenzio è un parto mancato / e il suono del pianto è l’attrito statico» (p. 27).
Rispetto ai Canti orfici di Dino Campana, o La mia alba di Allen Ginsberg, le meraviglie notturne di Amabili sono percepibili in una idealità famigliare, di città, luoghi, spazi umani, riconoscibili. Il sesso non è una introversione diabolica, né le donne una condanna inevitabile.
I versi di Augusto sono sinceri e significativi, vorrebbero eludere la contaminazione, la violenza, l’incomunicabilità tra persone: «meglio morire di fame e di lenzuola / che nutrire di veleni l’anima» (p. 51).
Ancora tutta in cuna la poetica del Nostro. Ancora tutta da scoprire e ritrovarsi, come in un “amplesso mancato”.
Il giovane poeta è rintracciabile nella espressione «che bella l’alba» (p. 51), che fa luce chiara sulle scelte della nuova beat generation di questo ventunesimo secolo.

1 commento:

Gabriella Ti ha detto...

caro Alessio grazie di queste parole che ben presentano il libro e lo spirito con le quali le hai scritte.
l'avvelenamento dell'anima passa per canali a noi sconosciuti, ci cibiamo di "porcherie" perché cosi ci vengono proposte dalla TV, dai media, e perche in fin dei conti é facile fare come fanno tutti; costa caro andare contro corrente ed avere la faccia tosta di dire cio che si prova anche se non é chic e non fa "audience". grazie per questo coraggio anche allo scrittore che non conosco ma spero un giorno voglia far parte della ns tela qui a Brussellando