Il tono prevalentemente lirico di queste poesie ha momenti particolarmente riusciti in quei punti in cui l'autore lascia vagare un'immaginazione creativa e libera, disancorata dal soggetto (e dalle sue riflessioni) eppure di esso più emotivamente rivelatrice: «i miei sentimenti / da merlo indiano»; «non dimenticare / d’incuneare un / calco dei tuoi seni / sulla mia gelida /
pietra tombale.»
A volte le allitterazioni e le assonanze sono forse un po' troppo volute e qualche verso sembra artificiosamente breve e potrebbe esser facilmente accorpato, ma quando la voce del poeta si condensa in parole visionarie o di nostalgico (e anche pietoso) sarcasmo risulta efficace: «occhio per occhio / occhio perdente»; «Mostro, piangi / nascosto, vivi interrotto, / come i cocci taglienti…»
CANZONE D’UN SUICIDA
Finalmente,
è ora d’andare,
attendere oltre
mi sembrerebbe
un po’ come offendere
dèi e cani randagi,
ubriaconi, e puttane,
i miei amori traditi,
i miei sentimenti
da merlo indiano,
i tuoi occhi azzurri
da bacino montano.
Finalmente,
è ora d’andare,
senza dimenticare
di chiudere i
tuoi sogni osceni
nella mia bara,
senza dimenticare
chi sono stato,
nascosto nel calore
delle mie mille maschere
d’acido arsenicato.
E, ora, ridi,
ridi di cuore,
ridi di rabbia,
ridi d’amore,
abbandonati,
rosa selvatica
dentro ai ricordi
del mio dolore,
e ricordati, di
non dimenticare
d’incuneare un
calco dei tuoi seni
sulla mia gelida
pietra tombale.
POLIFEMO
Chi sei,
donna,
divina natura,
o umana?
Prima
di conoscerti,
di conoscermi,
straniera, estraniato
vivevo tra nuvole,
antri d'antrace,
cumuli di pecore,
e, ora, abito,
tra i cuori feriti,
macerie di desideri,
cieli senza senso
d'orbo in orbace.
Nell'eternità reale,
novello Polifemo,
mi trovo a risiedere,
o meglio, a svernare,
a Monza, una cittadina
– modello Guantanamo –
che ride, sarcastica,
del mio star male,
occhio per occhio
occhio perdente,
ai confini dell'aria,
e di Milano;
e non mi avvincono,
strana straniera,
ristoro, o consolazione,
mentre m'infilzo
di te, freccia
d'allodole smarrita
tra le aiuole,
drogato dal sottofondo
del digrignare infame
d'un motto di buon senso,
che recita, senza troppe scene,
occhio non vede,
cuore non duole.
IL MOSTRO E I TULIPANI
Mostro, dolore
dentro, cocktail
d'adrenalina,
non fare caso
all'onta immensa
della tua berlina,
senza esserti abituato
alla risata mortificatrice
di chi soppesa, cm su cm,
fitta su fitta, i margini
d'ogni tua cicatrice.
Mostro, piangi
nascosto, vivi interrotto,
come i cocci taglienti
d'uno specchio rotto,
in cerca di un amore
steso su assi da stiro,
nell'attesa della carezza
che ti spezzi il respiro.
Mostro, nel buio attonito
delle tue notti infernali,
vedrai che, un giorno,
le tue braccia esauste
sbocceranno in ali,
e sfrecciando, cadendo,
cadendo in cielo, nel sogno
d'un volo d'otto piani,
riuscirai a dormir, sereno,
ora!, steso sull'asfalto,
avvinghiato ai tulipani.
***
LETTERA DALL'ASSEDIO
Anche se
subisci rovesci
che sembrano
intollerabili,
o se vivi difficoltà
che sembrano
invincibili
non smettere
di lottare!
Benché ti senta
schiacciato a terra
senza coraggio
di rialzarti,
anche se sei sensibile
od insicuro,
e se questa sensibilità
e queste insicurezze
sono viste da chi ami
come una debolezza
senza riscatto
non smettere
di lottare!
Prendi cento bastonate,
insabbia nel cuore
risate e moine
di chi ha tutto,
non nascondere
la faccia alle sberle
di chi ti rifiuta,
a chi ti considera
con indifferenza.
La tua vita,
sfortunata, vivila
fino in fondo.
Perché se vivrai
questa vita di merda
fino in fondo,
andando a fondo,
mille altre vite di merda
troveranno la forza
di non arrendersi e
di continuare
a vivere.
Non smettere
di cercare, anche se
niente mai
ti troverà.
Ivan Pozzoni è nato a Monza nel 1976; si è laureato in diritto con una tesi sul filosofo ferrarese Mario Calderoni. Ha diffuso molti articoli dedicati a filosofi italiani dell’Ottocento e del Novecento, e diversi contributi su etica e teoria del diritto del mondo antico; collabora con numerose riviste italiane e internazionali. Nel 2007/2008 sono uscite sue raccolte di versi: Underground e Riserva Indiana, con A&B Editrice, Versi Introversi e Androgini, con Limina Mentis Editore; nel 2008 ha curato il volume Grecità marginale e nascita della cultura occidentale. I Presocratici (Limina Mentis Editore). È direttore culturale della LiminaMentis Editore (cultura solidale); in un’azienda della G.D. è logistico.
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