giovedì 25 ottobre 2007

Hai labbra confinanti con la mia sete (Renzo Cremona)


«ho mangiato le tue parole / e / le ho fatte scendere al buio»: questi versi di Renzo Cremona (che come il sottoscritto è anche un cuorioso delle lingue) si segnalano per asciuttezza e per lo spazio che danno al silenzio lasciandovi vibrare e purificare suoni e singnificati. Se posso tentare delle somiglianze con poeti qui presenti (più di approccio “filosofico” alla parola poetica che di stile, avendo ciascuno di loro un modus scribendi ben riconoscibile) mi vengono in mente i nomi di Simone Lago, Diletta Saracino, Marco Zavarini, Lorenzo Mari, Cesare Iacono Isidoro…
Cremona ama anche il verso lungo che sconfina nella prosa o meglio in una poesia perfermativa e qui è ancora più evidente il fondo sapienziale della sua poetica.


posta.


perché nulla andasse perso
perché i giorni non corrodessero la memoria
ho mangiato le tue parole
e
le ho fatte scendere al buio.
dove il tuo inchiostro è diventato il mio sangue.

*

poeti.


radici eravamo che attingevano luminose
alle vene della terra,
fertili campi su cui la balbuzie diventava
sublime alfabeto.

eppure

parole ci furono cucite alla bocca
perché meglio brillasse
di un fulgore spento.
così ora le nostre labbra rabberciate
sono altari di silenzio,
intime urla
di un fiore
attorto allo stupore.

*

rituali.


hai labbra confinanti con la mia sete
e per bocca
un enigma
circoscritto da boschi selvatici.

vivendoti accanto
radici mi sono cresciute sotto i talloni
che ora abbracciano le tue
e ho come la sensazione
di sentire pronunciare il tuo sangue
nelle mie vene.

e questo

è quello che accade
quando sollevo il sudario
per vedere il tuo volto,
il momento in cui inciampo
nella coltre di nebbia
al di là dei sogni
in cui sono ricamati
i miei occhi
smarriti.

*

cassandra.


dicono che il miglior modo per non essere creduti sia
raccontare la verità.
ho provato a spiegare che il corridoio
che abbiamo imboccato
finisce su scale senza gradini,
ma non mi ha creduto nessuno.

così ho cominciato a dire le menzogne più cupe,
le assurdità più ridicole,
mi sono messa ad inventare
disgrazie inverosimili, così,
per gioco.
tanto valeva delirare fino all’estremo, a questo punto,
e ho detto che il carro del sole
non sarebbe più sorto.

come sempre accade
non fui creduta.

questa volta a ragione, però:
avevo inventato tutto.

ma c’è una cosa che mi getta nel dubbio: che oggi
tutti hanno preso a camminare
chini sul marciapiede e arrancando
cercano di indovinarne i confini.
dovunque
si accendono lampioni in pieno giorno,
si bloccano gli ascensori,
si guardano gli orologi:

sono ormai anni che è notte.

*


la vita che conosciamo è solita spiegarsi solo d’inverno, quando sembra un’impronta sulla superficie e il lago è gelato.
talvolta capita, però, che in alcuni punti il ghiaccio sia più sottile che altrove. e d’improvviso capiamo che la verità sta sul fondo.


Poligrafo con al suo attivo numerose pubblicazioni, Renzo Cremona è nato a Chioggia nel 1971. Tra le sue opere “Lettere dal Mattatoio”, “La Pergamena delle Mutazioni” e “Tutti senza nome”, vincitrici di premi nazionali e internazionali. In collaborazione con artisti provenienti da varie discipline Renzo Cremona, che ha preso parte alla XIII Edizione del Festival Internazionale della Poesia di Genova nel giugno 2007, è da tempo impegnato in reading e recital destinati a togliere dagli scaffali le parole scritte per avvicinarle ad un pubblico di appassionati sempre maggiore. 

Sono in corso le traduzioni delle sue opere in inglese, retoromancio, neogreco, portoghese, olandese, frisone ed esperanto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

proprio a proposito dello stile, penso che far confrontare il lettore con alcuni silenzi "imprevisti" o versi lunghi, come fa Renzo, possa essere un modo per risvegliarne l'attenzione, suscitare una "reazione interiore" attraverso l'enfasi e i toni diversi che assumono alcune parole...

Marco