lunedì 4 giugno 2007

Il mistero dello Spirito


di Franco Casadei

Domenica 3 Giugno 2007 (pubblicato sul quotidiano romagnolo «La Voce»)

Vangelo secondo Giovanni 16,12-15

“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà”.
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“Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera…”
È un bel mistero, lo Spirito Santo! Cristo Gesù ci ha mostrato il suo volto, la sua intelligenza (nessuno che lo mettesse in buca!), il suo potere sulla natura (risanava i malati, sedava le tempeste), la sua bontà di fronte ai drammi (“donna non piangere”, tanto da riconsegnare vivo il figlio, già morto, alla vedova di Naim), la sua capacità di corrispondere ai desideri del cuore delle persone che incontrava, fra cui ladri e prostitute (pensiamo a Zaccheo, alla Samaritana, a Maddalena, ai Dodici che ha chiamato ad uno ad uno). Di Cristo, seconda persona della Trinità, sappiamo “molto”. Ed anche del Padre, indirettamente, attraverso il Figlio: “Chi conosce me, conosce il Padre”.
Ma lo Spirito Santo! Chi è costui, qual è la sua faccia? Noi uomini abbiamo bisogno di vedere, di toccare. Dice Gesù a Nicodemo: “Il vento soffia dove vuole e tu ne senti la voce, ma non sai di dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Cos’è questo vento? Come sapere dove spira, cosa mi dice, a chi parla? È un vento architettato dalla mia immaginazione - o è la terza persona della S.S. Trinità - quello che sibila alla porta? Nessuno può averne l’esclusiva, nessuno può escludere che gli sfiori la fronte o gli bruci l’anima! Ma attenzione: chi ci garantisce dai profeti menzogneri? Chi ci potrà confermare la Sua carta d’identità? La Chiesa, che ci piaccia o no, è la sola autorizzata a tale riconoscimento. Quella Chiesa piena di peccati, ma santa nel suo fondatore che mai l’abbandonerà. Una Chiesa talora lenta nel riconoscere i carismi, i doni dello Spirito. Ma è giusto così. La Chiesa, i suoi santi, li fa soffrire. È sempre stato così. I santi sono profeti, uomini di grande fede, di ardente carità, più avanti di noi nella strada. Più vicini a Dio. La Chiesa li segue, li osserva, da vicino e da lontano. “Dai frutti si conosce l’albero”. E la Chiesa aspetta i frutti, che maturino o marciscano. E fa bene. Abbiamo visto tanti nei secoli, e anche vicino a noi, che pretendevano di essere ispirati, colpiti da quel vento, ma era pura invenzione, pretesa, furto. Tanti riempire piazze, giornali e poi miseramente soccombere di fronte al proprio orgoglio e alla mancanza di obbedienza. Chi non obbedisce, muore e si perde: è la regola che la storia documenta. Non costruisce, distrugge. Chi è realmente investito dal vento dello Spirito parla, agisce, propone, sgomita, ma al richiamo della Chiesa, fosse anche duro, incomprensibile, piega il capo. Qui sta la grandezza dei santi: piegare le ginocchia. L’obbedienza costruisce. Prima o poi se l’albero è buono trova il suo spazio, la sua libertà di crescere nel mondo e nella Chiesa. E sboccia il centuplo, quella pienezza che è “l’alba della totalità… l’indicazione che il tutto si sta avvicinando (L. Giussani)”.
Che faccia ha questo vento, questo fuoco? I Dodici, dopo la morte di Gesù, fuggono. Era stato così pieno di promesse quell’incontro con Lui. Ora tutto svanito. Gesù “risorto” appare, si fa toccare, mangia con loro, ma la paura, il dubbio ancora li attanaglia. Come preannunciato, se ne sarebbe dovuto andare perché si aprissero loro gli occhi. Sarebbe venuto il Consolatore e tutto ciò che era rimasto oscuro sarebbe diventato chiaro. E così, dopo l’ascesa al cielo, la Pentecoste; quel fuoco, nel Cenacolo. È come un’esplosione. Uomini spaventati, inebetiti, le porte sprangate dentro i loro nascondigli, si trovano trasformati: capiscono all’improvviso chi fosse quell’Uomo che avevano seguito. Nasce il cristianesimo. In pochi anni l’annuncio si diffonde nel cuore del più grande impero della storia, con una forza comunicativa non umanamente spiegabile (“Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza», scriverà Paolo ai Romani).
Che faccia ha lo Spirito Santo, questo vento, questo fuoco? È come l’amore, è l’Amore: non ha una faccia, ma c’è, si coglie, vibra, scalda, mobilita, dà vita. E riempie “quel pezzo di terra che è il cuore di chi lo accoglie”.
La tradizione cristiano-cattolica, a conferma della riconoscenza di questa presenza, che dà forza e consola, ci ha regalato una sequenza dedicata allo S. Santo. È un autentico capolavoro di poesia, soprattutto nel latino originario. Alcuni versi: “Vieni Santo Spirito / manda a noi dal cielo / un raggio della tua luce. // Nella fatica, riposo / nella calura, riparo / nel pianto, conforto. // Lava ciò che è sordido / bagna ciò che è arido / sana ciò che sanguina. // Piega ciò che è rigido / scalda ciò che è gelido / drizza ciò che è sviato. // Consolatore perfetto / ospite dolce dell’anima / dolcissimo sollievo.”

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