mercoledì 9 maggio 2007

Su Interrail


recensione di Nunzio Festa in booksblog.it

Stefano Sanchini, fra le altre cose, è redattore della rivista La gru e ha pubblicato poesie in alcune raccolta antologiche, oltre che pubblicato componimenti poetici su riviste varie.
Adesso Sanchini esordisce “individualmente” con il volume Interrail, per i tipi della Fara.
Stefano Sanchini è nato a Pesaro nel ’76. Il viaggio poetico di Interrail è interno ed esterno – come ovvio – alla poesia, si legge nei finestrini lavati dalle code lasciate scorre dalla necessità di mettersi in moto. Nota, uno dei recensori dell’opera, scrive che “si inizia con il tema del viaggio, dai tunnel dell’oblio alla luce della realtà. Stefano Sanchini, con la sensibilità e l’innocenza di un novello poeta popolare, attraversa e scava le città della nuova Europa, tra i detriti di un’umanità ridotta a cumulo di merci e i bollettini di guerra dal fronte orientale”.
Poi si giunge nei territori desolati e in tanti casi ancora liberi dei paesaggi marginali, degli spazi mantenuti in vita dalla marginalità assoluta. Dove la cosa più bella e sincera magari è un cane randagio oppure il chiedersi mille cose, quel farsi tante domande; fino ad arrivare, per forza di cose, al ritorno nel passato cartesiano, con una chiusa che si pone altre questioni invece che risolvere: “ma l’intuizione è immediata: / siamo essere matematicamente / inutili. L’assioma: dati superflui”. Come meritato, fra gli altri, questa giovane penna ha già ricevuto la pacca sulla spalla del poeta Franco Buffoni. Allora, il buono della letteratura è nelle trame del verso.
Lo stile, non semplice, ma quasi cauto di un poeta comunque e per colpa di ‘tutto’ arrabbiato, invita a farsi trascinare lungo il fiato delle pagine.
Ancora, il paesaggio è quello che conosciamo, che sappiamo a memoria, ma lo sguardo di Sanchini e quello che si potrebbe per vezzo definire “proprietà di linguaggio” assicura a lettrice e lettori il vantaggio di trovarsi nella ricerca del sogno. D’altronde, il titolo emblematico della silloge già pone davanti all’obiettivo dell’autore. Il contenuto, poi, non è altro, anzi per fortuna, che quel vagare nella tragedia quotidiana offerta dai mutamenti sconvolgenti della storia.
Manca molto poco alla scomparsa della vita, e per questo motivo è meglio che si scelga la poesia come via di fuga perfino coperto di paesi che sanno di passato e saggezza, da far migrare nelle tante teste già consumate dall’oggi che avanza sicuro.

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