venerdì 2 marzo 2007

Pensieri senz’aria televisivi (Narda Fattori)


Ali di carta

Questa carta che immolo
sull’ara delle parole
e gonfia d’ali il petto
ma è bagnata non mi sostiene

nel cestino carta straccia
inetti queruli pensieri

a mettere insieme miserie
non si trae un grammo d’oro
né un sussulto nuovo atteso
povera mente niente.



Di noi


Hanno i lati oscuri esposti
alla radente luce dell’ovest
vespertina e breve

hanno mani monche
al termine di braccia corte
che non arrivano ad abbracciare
un gracile bambino
un vecchio dalla pelle trasparente.

Pensieri senz’aria televisivi
vagano per i supermercati
s’allargano in rotonde cittadine
s’infrangono su specchi di vetrine.

Le unghie biancoperfette e finte
graffiano dorsi come cortecce
lisce a linfa chiara
che non riescono ad uscire
dal lungo inverno abbronzato
da lampade UVA.


Peana dell’infelicità

Non vedranno i figli
la mole delle nostre colpe
teniamoli sul palmo vuoto
teniamoli innocenti

nessun lavacro ci farà puliti
ma per amore vedranno
gesti di colombe
sguardi vicini senza ingombri

non vedranno i figli
la mole immensa delle colpe
che arriccia i piedi sotto il peso
lede i tendini e neuroni
abbiamo confuso le partenze
e all’arrivo detto addio
le fiamme che spegnemmo
le utopie che non seguimmo
le speranze che scrollammo
some d’attese troppo grevi

e fummo cinici e bari
schiavi del poco e mentitori
questa ri-partenza ci dia ali
come nidiata nuova
di primavera.



Trovo particolarmente efficaci e vibranti questi inediti di Narda Fattori che ci comunicano la necessità faticosa e non sempre gratificante del rapporto fra poesia e vita, pensiero e scrittura, forma ed espressione: "Questa carta che immolo / sull’ara delle parole / e gonfia d’ali il petto / ma è bagnata non mi sostiene (…)"

«Si potrebbe pensare, considerato che ormai scrivo da un decennio compiuto ed ho editato più di un volume, e sono presente su più antologie, che mi ritenga un poeta (o una poetessa che per me è la stessa cosa). Credo di avere una tale considerazione e anche un tale amore della poesia che quasi temo di contaminarla con le mie cosucce. Quando le scrivo o poco dopo mi sembra di aver fatto un buon lavoro o comunque non spegevole, poi man mano che il tempo passa sono la prima a vedermi limiti sia nel dettato che nel contenuto. Comunque se mi faccio leggere non è per presunzione; amo porgermi agli altri per concedere l'attenuanuente a chi voglia rivolgersi a me. Accetto suggerimenti e anche dinieghi. Ho scritto anche qualcosa in prosa, recentemente un racconto lungo Specialmente a Natale che dicono abbastanza gradevole per Il Vicolo di Cesena che me lo aveva commissionato. Ma non credo che i buoni poeti siano buoni narratori (fatte salve rarissime eccezioni) ed io probabilmente non sono né l'uno né l'altro. Fare cose, incontrare persone, leggere storie, fermarmi sui pensieri altrui, scrivere il mio dettato interiore sono la mia vita, quasi tutta. Non è poco. » (Narda Fattori)

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