giovedì 25 gennaio 2007

Vivere dalla foce alla sorgente (di Dino Dozzi)


editoriale del Messaggero Cappuccino n. 3 2006

Il giovane intervistatore chiede al novantenne Mario Luzi un suo consiglio per tutti. E il grande poeta - una delle figure più rappresentative della cultura del Novecento, più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura, morto nel 2005 - risponde: "Pensare al valore della vita. Capisco che per i giovani sia difficile. Per loro l'esserci è quasi una condizione dovuta e permanente… Capire che questo privilegio deve essere pagato con l'amore per la vita… Il poeta invita ad ascoltare la voce del profondo, la parola che è nell'universo. Non ha medicine da porgere. Solo un invito a considerare questa cosa misteriosa che è la vita… andare all'essenziale… amare!"

Dire che Mario Luzi è stato un grande poeta è dire una cosa ovvia. Ricordare che era amico del nostro Agostino Venanzio Reali è rivelare cosa poco nota. Dire che è stato un grande saggio e un grande maestro di umanità è meno ovvio, ma altrettanto vero. La sua speranza era forte e luminosa: "Nonostante nel mondo esista il male, nonostante esista una zona oscura nell'uomo dove il male lavora e si manifesta, il prodigio della vita si presenta continuamente, incessantemente, integro. E la speranza esercita un ruolo essenziale in questo prodigio… Quando, già a vent'anni, scrivevo: 'Amici ci aspetta una barca', intendevo proprio questo: amici, ci aspetta un viaggio, una navigazione alla ricerca di se stessi e delle fonti. Amici dalla barca si vede il mondo / e in lui una verità che procede / intrepida, un sospiro profondo / dalle foci alle sorgenti'."

Un maestro non insegna solo a scrivere, insegna a stare al mondo. Contemplando la vita, gustando la vita. A chi gli fa notare che al mondo esistono anche i dementi, i mostri, gli "errori della natura", risponde che trova sorprendente la gratitudine anche in molti di loro e che "in genere i congiunti che hanno una qualche simile sciagura mi sono sempre sembrati al di sopra del cristiano ordinario. Hanno salito uno scalino e sono pieni di una nuova specie di amore". Giustamente Luzi dice "in genere": in questi giorni viene alla mente quella famiglia che ha tenuto 30 anni segregata la figlia demente perché si vergognava di lei…

Pur innamorato della poesia - che "è esprimere al quadrato quello che l'uomo normalmente percepisce nella sua quotidianità" - il bilancio che fa della sua vita di letterato e di poeta coinvolge altro: "Dopo aver scritto tanto e aver imbrattato tanta carta, una domanda terminale viene da farla: che cosa hai trattenuto di questa immensità che è la vita e che l'uomo poi percepisce nei limiti del suo perimetro vitale, del suo angusto cerebro? … Si sente che quello che abbiamo vissuto e provato è la risonanza di qualcosa di più grande, oltre i limiti della nostra comprensione". E aggiunge: "Sento che tra la vita e la morte non c'è quella barriera invalicabile. No, vita e morte non sono incompatibili."

Questa è la "naturalezza" di Luzi, "da riconquistare continuamente, perché tutto va contro di essa". Una naturalezza che non è solo superamento di qualsiasi pregiudizio sul mondo, ma che implica apertura al mondo e condivisione-solidarietà. Mi è piaciuto questo libretto di Luca Nannipieri (Mario Luzi. Il Maestro e i suoi dialoghi, Fara Editore, Santarcangelo di Romagna 2005), mi ha allargato il cuore. E mi ha allargato cuore e mente anche la lettura della prima enciclica di Benedetto XVI, dedicata all'amore, alla sua centralità tra umano e divino, alla sua forza unificante e trainante la vita e la storia di tutti. Anche dalla foce alla sorgente, con riconoscenza e con naturalezza.

(padre Dino Dozzi è il direttore di MC, via Villa Clelia, 16 – 40026 IMOLA BO)

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