martedì 30 gennaio 2007
da DISCORSI LATINI (Gian Ruggero Manzoni)
Coimbra, dai passi furtivi
o voce – o noi seduti
o piede ghiaioso. Di spalle
ma un’ombra sola
un fine aprile
con più luci e crepitare
e botti e feste e gente, domani…
un uomo in giardino, da mille ombre
al seguito.
Un uomo
l’ombra di una donna
le ombre
muoiono alle querce
nell’ombra del riposo
lei chiede.
*
Da un’altura
una macchia di tàmari
e le colombe.
Uno specchio balena…
il tuo vestire
nella gonna stretta
nel giacchino
e spalle formate
nei tacchi
una fascia
e priva di gioiello…
regolato – regolato
un profilo, una calza, un gesto
ripararti gli occhi
ingannare la vampa
o cercarla.
Un segnale. Un’intesa
un estraneo.
*
Non conoscerci.
Per noi la voglia.
Non conoscerci
e sedie di paglia.
Invitarci l’un l’altra.
Fingere.
Studiare la carta.
Ma non porti la borsa,
in due, non si ha denaro.
Si beve e non si paga,
si mangiano gamberi
e tazze di bagacèira
due coralli
e facchini per strada
danno la battuta
ti guardano
e ti guardo.
*
Sei come ti ho lasciato.
Eri più giovane, sei più giovane.
La parvenza sfugge al desiderio.
La mano sotto al tavolo
la mia mano sulla coscia
amico mio
la tua mano affusolata
le tue unghie a pesce
guizzano
fra nodi e raffia
ma non sono allenate…
io muovo per sentirti.
Io muovo
non dire.
*
Le labbra
spingono a finestre.
Le labbra
baciano i vetri.
Quando ti stacchi
son morbide.
Quando tocchi
non si piegano.
Le labbra sono cristalli.
Le labbra
cedono
agli urti del momento.
Letti di ferro…
le labbra
appena.
*
Poi noi
e l’universo
senza tempo.
Io femmina
e le vie di Uppsala;
io lettrice dallo spagnolo,
encàusta
un muro dipinto
a colori, sciolti nella cera,
voglio ancora
il tempo
il gelo del riserbo
voglio l’attesa
voglio prenderti.
*
Arida, la notte precedente,
quella stanza d’albergo.
A venti miglia
Capo Mondego
e l’oceano esplode.
Arida, anche questa notte,
perché si dorme soli
e mai, come si è scritto,
un volare di scuse
un volare di pertugi
un volare di torbe.
*
L’un l’altra
si prestavano…
io sono… e io sono disponibile.
S’interrompevano
e si slanciavano
per…
ma il patto, stupido patto,
muto, era stabilito.
Da soli
in camere vicine
pensare
mano alla parete
piccoli gemiti
richiami
astenìe
quando smania
supera il dividere
così l’attesa…
l’attesa è propizia.
*
Pensare l’altro
senza fine.
Il curriculum di Gian Ruggero Manzoni (narratore, poeta, saggista e artista) è ponderoso e lo potete trovare riassunto qui. È stato fra i prefatori della Coda della galassia. La sua poesia si caratterizza per una forza direi apodittica con venature gnomiche e quadri visivi tracciati con tratti materici di vivace realismo: "Da soli / in camere vicine / pensare / mano alla parete / piccoli gemiti". Fra i poeti finora ospitati in questo spazio mi pare gli sia per certi versi vicino Giuseppe Callegari.
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1 commento:
Sempre un piacere leggere le poesie di Gian Ruggero. Io consiglio sempre "L'evento", "Il dolore" e "Le battane di bronzo" che trovate nell'antologia che qui è raffigurata (Edizioni del Bradipo). Molto intensi anche "Gli addii" edito da Moretti e Vitali se non ricordo male.
Un caro saluto
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