lunedì 13 febbraio 2023

QUALCUNO CHIAMA: È IL MAESTRO MISTERIOSO

Matteo Bonvecchi su La gente quassù è nemica (Andrea Biondi, FaraEditore 2022)



La gente quassù è nemica m’ha subito fatto pensare a quelle tipiche faide che a volte spaccano i piccoli borghi, quei soliti secolari rancori che tramandati di famiglia in famiglia impediscono il godersi d’una vita la cui abbondanza altrimenti sarebbe di struggente bellezza. 

Ma divorando una dopo l’altra le quarantaquattro liriche di questa raccolta ci si accorge che quella prima impressione suscitata dal titolo si fa poi immagine per una realtà tanto più ampia da sembrare ineluttabilmente radicata nella stessa nostra natura: quell’essere laboriosi nel male – ripetuto quasi come nenia – sempre inescusabile, e che nella nostra epoca, nelle nostre grigie esistenze, appare ancor più ineludibile.

E allora Biondi invoca lo Spirito a squassare ogni religiosità rigida e ritualistica, a spazzare ogni

falso conforto, a destare il cuore al cambiamento, per richiamare a conversione gli uomini che “si applicano al male con ingegno”. E lo fa come quegli autori inglesi, profondamente cristiani,

che sulla scia di Chesterton si esaltavano all’apparire sotto la loro penna di un Bacco gioioso di colma vita: “come vorrei un dio buffone / ridicolo da far spavento / con una risata / da tagliare il mondo”.

Tutte le immagini, il fascino della campagna, un paesaggio sempre misterioso, allucinato di metafisici, arcaici sentori, presago di future visioni, poi le suggestioni erotiche e i notturni

strepitosi – quasi a ogni verso un trasalire del cuore! – e tutti i sentieri che costantemente risuonano della dimensione di cui oggi lo spirito ha più bisogno: la corporea concretezza, l’impatto immediato, l’impasto carnale della vita, e però sempre accompagnato dalla leggerezza d’una musica di fondo (“con un fascio di canti / sono sceso alla valle / la vita bolliva da stordire / potevo aprire tutte le porte”), capace di trasfigurare o almeno rendere non dico più lievi, ma più veri, umani, anche i tratti più oscuri. Cosa che puntualmente accade, qui, al malioso comparire del “bel pastore”: salutare epifania che ben s’addice al tema dei “piccoli”, al noto principio per cui la riserva di senso e di autenticità dimora presso gli ultimi. E formidabile eco del Verbo primigenio.


Non parliamo:

la risposta è nella carne.


Sei tu la valle dei frutti maturi

e miele lasciato in qualche cantuccio

per sporcarsi tutti di gloria.

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