lunedì 28 febbraio 2022

Diramazioni, di Bartolomeo Bellanova- editori Ensemble nota di lettura di Claudia Piccinno

Ho letto con piacere l'ultimo libro di Bartolomeo Bellanova e l'ho trovato ben articolato nella struttura e innovativo nello stile lessicale che coniuga lessemi specifici di vari linguaggi(botanico- religioso- architettonico-economico) al codice della comunicazione sociale.

Il libro si presenta suddiviso in quattro sezioni che il poeta rispettivamente intitola:Nei corpi- In te- Negli spazi -Nel tempo.

Il volume vanta la prefazione di Fulvio Pezzarossa docente di Sociologia della Letteratura presso l'Università di Bologna. Nella prima sezione Nei corpi ricorrono parole come ombra, notte, notturno,lutto, scheletri; il tutto fa pensare alla decomposizione della vita e al buio dei nostri tempi.

Si parla di passeri di gennaio e capinere implumi appunto scheletri in movimento e scheletri in frantumi. I corpi, che sono i protagonisti della sezione, sono corpi sofferenti, corpi provati dall'anoressia o dalla fame,o dalla miseria;eppure si fa menzione del moltiplicarsi dell'Uomo sulla terra, si fa riferimento a uomini fuori tempo e fuori luogo, all'Iliade degli inganni senza cavallo di legno, all'Odissea tessuta di notte al telaio dei rimorsi. Si parla di corpi amati e di corpi senza pelle, spesso traspare un desiderio di morte. La morte però è intesa come passo necessario per la resurrezione, infatti c'è la poesia Attesa il cui l'incipit dice: attendo la resurrezione dei tigli/ l' avvitarsi su se stessi/ dei peduncoli nella caduta/, il loro leggiadro morire/ per rinascere. Si parla anche di corpo come corpo carcerario e di sangue come cura e culla. Evidente questo addentrarsi nella notte come un geroglifico sul papiro del buio quando la morte ci concupirà l'abbraccio finale, le ombre scardineranno via i chiodi che inchiodavano le nostre carcasse; quindi la luce che ritorna, l'alba che si dirama dopo la notte, la luce dopo il buio, la resurrezione dopo la morte . Alla fine sarà il buio a sbucciare una rosa nera e la notte diventa una manta di velluto che tutto copre tutto consola. Nella seconda parte invece intitolata In te, non abbiamo più l'uccellino implume ma un passero della quercia fitta che diventa passero di luce sopra un ramo, abbiamo più chiara la sequela dell'alba, questi passeri non son altro che l'autore che per mezzo dell'amore ritrova la sua forza di spiccare il volo, ci sono componimenti dedicati sicuramente alla compagna,molto belli alcuni passi in cui parla d'amore, dice ad esempio ci siamo fatti tana e corazza ,oppure quando recita tu gondola nuda nel Canal Grande e io rematore della tua essenza. Ci accorgiamo che torna più spesso la parola luce,l'alba che rischiara, ondine di luce i tuoi polsi...

La terza sezione che si intitola: Negli spazi è un omaggio alle città più amate dal poeta,ci sono molti componimenti dedicati a Bologna con i suoi monumenti,tra cui il portico dei servi, le torri,la Madonna della guardia ,Largo Respighi.C'è un componimento dedicato a Bari, uno a Firenze ,uno a Montalcino e uno a Castel di mezzo-Pesaro e anche in questa sezione ricorre spesso la parola luce che diventa adesso una sciabolata di luce. Questo abitare i luoghi da parte del poeta ,questo viverli con la parola,nel giorno di festa e nei giorni di dolore ,questo attraversare la città tra mille fasci di luce fusi,questo riappropriarsi della memoria e dell'identità dei luoghi sembra quasi un modo dell'autore di partecipare a una processione riparatrice, come quella dei netturbini che spazza via i resti di notturni ascessi. C'è un riappropriarsi della vita perché non c'è differenza tra il vincitore e il vinto, non c'è stacco tra il vissuto e il vivo. L'ultima sezione, quella intitolata Nel tempo, vede come protagonisti dei merli impavidi e mira a riappropriarsi del siero dell'umanità perduta. Il ciclo tra la notte e l'alba si ricompone, complice anche il parossismo della conta e le acrobazie della memoria. A un certo punto il poeta recita : Il passato si è asciugato e inganna la memoria, il presente è un tiro breve di carrucola,il futuro spero apra gli scuri ed è in questi scuri spalancati che dobbiamo vedere l'osteoporosi della solitudine sconfitta al primo sole di primavera, un inno all'ottimismo dunque,e alla vita perché se è vero che un tempo si era impreparati agli accidenti della vita i passi si sono allenati sul sentiero della luce. Molto bella e toccante é la poesia dedicata al padre in cui l'autore fa riferimento agli episodi della resistenza a Bologna e all'incontro tra i suoi genitori, anche qui la chiusa parla di una notte di imboscate improvvise prima dell'alba nuova, quindi l'autore esprime la sua fiducia nel futuro.

Il passato insegna e il Nostro c'invita ad uscire dall'oscurantismo, cercando la luce in tutte le sue diramazioni.



* foto concesse da Bartolomeo Bellanova

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