domenica 4 ottobre 2020

Un poeta in punta di piedi che ci porta in un altrove pieno di richiami…

recensione di Laura Crucianelli 




Ci sono persone in punta di piedi. Che parlano sottovoce per non disturbare e tu neanche ci fai caso. Invece bisogna fare caso alle persone così perché, spesso, il loro mondo silenzioso culla pensieri e parole e vita lussureggiante.
Ci sono persone in punta di piedi - dicevo - e ci sono libri che si leggono d'un fiato.
Matteo Bonvecchi appartiene sicuramente a quelle persone ma il suo In crepa di melograne no, non si può leggere d'un fiato.
Una scrittura densa, colta, in cui il tempo e lo spazio portano in un altrove pieno di richiami biblici, ma poi ritornano al presente, alle nostre colline marchigiane, a me che ho le stesse pressanti domande, che sanguino di una simile ferita, che sento su di me un identico abbraccio che mi salva. Un dolore fecondo che non resta avviluppato su se stesso, perché ha un interlocutore, mai nominato, che tutto lo carica addosso ed è il vero protagonista dei versi.
Sullo sfondo, una natura contemplata e amata senza idolatria, con lo stupore autenticamente francescano di chi si sa grata creatura.
Da leggere e rileggere. Con calma. Per chi vuole farsi un regalo.

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