lunedì 9 maggio 2016

“Con il verso implori / di scovare una rotta”: i merli poetici di Giancarlo Baroni

suggestioni di AR su I merli del giardino di San Paolo e altri uccelli di Giancarlo Baroni, Grafiche STEP editrice 2016










«Quali uccelli verranno / dopo di noi? e quali piante?» (Sugli alberi, p. 17); «Ma i nostri sguardi si scontrano più lontano / e rimbalzano come proiettili» (Sguardi, p. 20); «Inguenuamente tentate di indovinare / dai nostri voli il vostro futuro» (Presagi, p. 33); «Il biancone col rostro i serpenti sbatte / come delle bandiere / (…) / ci stupisce quest'aquila / solo alle serpi ostile» (I merli del giardino conversano, p. 49); «L'amore? Chiedetelo alle rondini / attravesano il deserto per ritrovarsi qui.» (Rondini, p. 64) – qui a parlare sono i volatili, mentre i versi citati nel titolo (tratti da In gabbia, p. 29) sono pronunciati dagli umani (ovviamente attraverso la voce di Giancarlo Baroni) come pure i seguenti: «I pettirossi hanno un busto rubicondo / quando piove sembrano grumi sanguinanti» (Aquile pinguini e pettirossi, p. 31); «non un labirinto / ma una geometria di scarti / di gallerie sbocciate su radure / di crocevia e di fughe. / La morte qui non saprà scovarti.» (Una geografia celeste, p. 53); «La vita è emersa / dal mare come un sommergibile // (…) / e i raggi raggiungono la terra / come voi quando smettete di volare.» (Quando smettete di volare, p. 62); «Bisogna prendere distanza dalle cose / allontanarsene. Non oltre gli uccelli / né sotto agli uomini, / amando invece questi / quanto più si è capaci di afferrare / i segreti dei primi.» (Le cose, p. 74); «mentre i camini, con l'esattezza di un telescopio, / scrutano il cielo. Sdraiati sulla schiena / come un'imbarcazione sulla propria chiglia, / dal vuoto ci lasciamo trasportare» (Davanzali e tetti, pp. 76-77).
La leggerezza di una sapienza “inconsapevole” e intuitiva, forgiata dall'esperienza a partire da predisposizioni innate aleggia – è proprio il caso di dirlo – in questo prezioso libro di versi che ci trasportano  francescanamente nel mondo degli uccelli (che è anche il nostro, ma a volte lo dimentichiamo). Raffinate anche le illustrazioni e il segnalibro. Perspicue e partecipi le prefazioni alle due parti che compongono il libro, rispettivamente di Pier Luigi Bacchini e Fabrizio Azzali. È un'opera che dà gioia scorrere per il suo canto arguto e disteso, i suoi riferimenti ai miti e a personaggi storici come Federico II e, ovviamente, all'ornitologia. C'è in Baroni un distacco ironico e pungente eppure ricco di stimoli per una umanità così presa da altro e distratta al punto da considerare  la natura altro da sé, violandola e sfruttandola. Così il poeta ci ricorda che facciamo anche noi parte del creato e che gli uccelli lo sanno, non già per riflessione, ma per il fatto stesso di essere al mondo con le sue bellezze e le sue crudezze. C'è un amore incondizionato per la vita che si esprime in forme così varie su questo nostro pianeta, il desiderio di scuotere la nostra umanità intorpidita che, cercando una presunta libertà, si crea essa stessa delle gabbie e si preclude vie di salvezza e di gratuita bellezza: “… riflettere / senza accanirsi troppo o vedere / con uno sguardo appena è davvero / così deprecabile? …» (ivi, p. 77).

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