- Nie wieder Zensur in der Kunst -
Francesco Filia – La neve (recensione)
Pubblicato il 11 maggio 2013
di gianni montieri
Francesco Filia – La Neve – Fara – 2012 – euro 11,00
Quando si recensisce un libro,
soprattutto se di poesia, si cercano al suo interno alcuni versi che
possano sintetizzare e, allo stesso tempo, introdurre la raccolta
poetica in questione. È molto difficile scegliere anche un solo verso
che si presti al gioco del recensore, in questo splendido libro che è La neve
di Francesco Filia, perché ogni rigo di ogni poesia basta a se stessa,
ciascun verso potrebbe essere scelto come manifesto della raccolta. I
versi, però, sono complementari tra di loro e vanno a formare – in un
perfetto incastro – i trenta frammenti del poemetto. Filia sceglie una
contraddizione in termini per raccontare la città che rappresenta la
somma di tutte le contraddizioni: Napoli. Lo fa già dal titolo e lo
certifica nell’incipit del primo frammento: “La neve, quella vera, non
l’abbiamo mai vista / se non nella bocca a nord del vulcano / nei pochi
giorni di cristallo dell’inverno come una minaccia / che ricorda quel
che non abbiamo temuto abbastanza / ma il gelo, quello sì, dentro di noi
fino alle ossa / e lo sentiamo che morde le giunture e crepa le ossa /
fino al midollo. […]”. Il poeta ha una naturale predisposizione al verso
lungo, al quale arriva per concedere una parvenza di morbidezza, di
musica sfumata sul finale, a qualcosa di molto duro: la messa a nudo di
una bellissima città che si regge sul vuoto, su speranze diluite nel
tempo, su promesse che ciascuno è pronto a elargire, che nessuno è
disposto a mantenere. La bravura di Filia sta nel saper sintetizzare, di
non esagerare e di non concedere mai spazio alla retorica. La vita
esiste a Napoli come in nessun altro posto al mondo ed esiste proprio in
quel costante rapporto tra chiaro e scuro. Tra il sole che alla stessa
ora splende sul mare o San Martino e non filtra nei vicoli dei
Quartieri. L’autore gira nella storia della città, lo sguardo è sia
quello dell’osservatore esterno e imparziale, sia quello di chi quel
contrasto lo vive addosso. Lo soffre e lo ama. “Non ci daremo la mano
per paura di scoprire / quel che siamo da sempre, per non iniziare / il
nuovo giorno, il principio di ogni morire”. La neve quindi è qualcosa che
non accade a Napoli, nella vita dei suoi abitanti, la neve come
metafora di quello che manca. Il bianco. L’ordine che non c’è. Il
reggersi sulle proprie forze, l’essere continuamente bagnati dalla
pioggia. Sfondati e attaccati al suolo da migliaia di millimetri d’acqua
sporca, di voragini che si aprono in strada. Dal sangue che non fa
altro che scorrere. A Napoli si sta da secoli, da sempre, in attesa che
qualcosa accada. Che qualcuno arrivi a salvare. La neve rappresenta la
certificazione di una rinuncia, tutto quello che non c’è. Francesco
Filia riesce, nel racconto duro di questo libro, a disegnare i contorni,
a lasciar sentire il silenzio, la pace del bianco. E in quel silenzio
la poesia si fa ricordo, percorso all’indietro, quasi mai lieve. E
quello che non c’è è, forse, la consapevolezza di non saper vivere in
altro modo: di smettere di vivere ancorati a una speranza, di avere
corrimani carichi di ruggine. Raramente Napoli è stata così ben
raccontata. Chi non la conosce dovrebbe leggere questi frammenti per
toccare tutto ciò che in superficie non vedrà. Chi ci è nato e ci vive,
invece, dovrebbe leggerli per aprire gli occhi sull’enorme vuoto sul
quale Napoli si regge. “Sarà una questione di tempo / di una parola
detta al momento giusto, di occhi che / sapranno reggere l’evidenza di
queste mura, di una / scritta non ancora cancellata da un vortice di
vento / e sole, di quello che non abbiamo saputo mai / confessare. Ti prego non lasciarmi sprofondare!”
I palazzi di Filia danno le spalle al mare, le strade hanno buchi in
mezzo e si restringono. Qui la gente non passeggia sul lungomare, non si
saluta. Questo è un libro dove il mare è scuro e dove quando nevicherà
la neve cadrà nera come il catrame come i volti di certe inutili
Madonne.
Gianni Montieri
a questo Link alcuni testi da La Neve e una nota di Luciano Mazziotta
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