pubblica su Mondo Padano, Lunedì 13 Maggio 2013
La poesia è sullo spartito. Diventa puro ritmo, stimolazione
acustica, percezione sonora prima ancora che verbale. Musica e poesia
rivaleggiano con eleganza, per poi convergere sullo stesso piano: la pagina. È
così che l’autore cremasco Alberto Mori ha dato alle stampe Esecuzioni, pubblicato per i tipi di Fara Editore. L’opera è
totalmente permeata dalla dimensione musicale, scelta in linea con la carriera
di Mori, scrittore, performer e artista, che da tempo ha intrapreso il percorso della
poesia sonora e visiva, passando
per le esperienze dell’installazione video e della fotografia. La
partitura,talvolta,sembra dimenticare la parola poetica. Perché le sue
esecuzioni ridisegnano il rapporto tra il tempo della scrittura e la sua
scansione musicale, sino a configurare un nuovo “tempo del lettore”, dei suoi
ritmi quotidiani e interiori. Le quaranta composizioni ricorrono spesso a un
linguaggio tecnico, quasi per addetti ai lavori. Mori apre, non casualmente, con il
richiamo a John Cage: è un lavoro di scansioni, di tempistiche musicali che
dialogano con gli oggetti. Così anche per scene quotidiane, quando “Alle
biciclette appaiate / accordano inerzie pedalanti / dalle discese tonali”. Le
composizioni, infatti, prendono spunto perlopiù da avvenimenti reali, da
frammenti di spazi, luoghi e oggetti d’uso comune. Così arriva ad assumere la
dignità del racconto anche il contatore dell’acqua: ”L’acqua del contatore fa il
suo giro / Scande nel circuito intubato / Rilascia numero cifrato / Quantifica il
diffusorio in corso / Anima fluida nei muri / letta per idraulica erogante”. O
ancora le vie, ”La arpe stradali nate brine d’asfalto / accompagnano l’inverno
nelle carrabili sublimi”. Le assonanze danno ritmo alle parole, la mancanza di
punteggiatura caratterizza tutte le composizioni, dando al lettore la facoltà
di soffermarsi per un tempo in-determinato. I tempi della poesia
– dilatati, soggettivi, intimi – rientrano in un gioco di sonorità
specifiche, serrate, scandite dal metronomo. È quasi musicoterapia, quella di
Mori, se riscoprirsi come ci insegnano gli Antichi, è prima di tutto
ascoltar(si).
Nessun commento:
Posta un commento