martedì 14 maggio 2013

Esecuzioni su «Mondo Padano»

recensione di Giorgia Cipelli    

pubblica su Mondo Padano, Lunedì 13 Maggio 2013

La poesia è sullo spartito. Diventa puro ritmo, stimolazione acustica, percezione sonora prima ancora che verbale. Musica e poesia rivaleggiano con eleganza, per poi convergere sullo stesso piano: la pagina. È così che l’autore cremasco Alberto Mori ha dato alle stampe Esecuzioni, pubblicato per i tipi di Fara Editore. L’opera è totalmente permeata dalla dimensione musicale, scelta in linea con la carriera di Mori, scrittore, performer e artista, che da tempo ha intrapreso il percorso della poesia sonora  e visiva, passando per le esperienze dell’installazione video e della fotografia. La partitura,talvolta,sembra dimenticare la parola poetica. Perché le sue esecuzioni ridisegnano il rapporto tra il tempo della scrittura e la sua scansione musicale, sino a configurare un nuovo “tempo del lettore”, dei suoi ritmi quotidiani e interiori. Le quaranta composizioni ricorrono spesso a un linguaggio tecnico, quasi per addetti ai lavori. Mori apre, non casualmente, con il richiamo a John Cage: è un lavoro di scansioni, di tempistiche musicali che dialogano con gli oggetti. Così anche per scene quotidiane, quando “Alle biciclette appaiate / accordano inerzie pedalanti / dalle discese tonali”. Le composizioni, infatti, prendono spunto perlopiù da avvenimenti reali, da frammenti di spazi, luoghi e oggetti d’uso comune. Così arriva ad assumere la dignità del racconto anche il contatore dell’acqua: ”L’acqua del contatore fa il suo giro / Scande nel circuito intubato / Rilascia numero cifrato / Quantifica il diffusorio in corso / Anima fluida nei muri / letta per idraulica erogante”. O ancora le vie, ”La arpe stradali nate brine d’asfalto / accompagnano l’inverno nelle carrabili sublimi”. Le assonanze danno ritmo alle parole, la mancanza di punteggiatura caratterizza tutte le composizioni, dando al lettore la facoltà di soffermarsi per un tempo in-determinato. I tempi della poesia – dilatati, soggettivi, intimi – rientrano in un gioco di sonorità specifiche, serrate, scandite dal metronomo. È quasi musicoterapia, quella di Mori, se riscoprirsi come ci insegnano gli Antichi, è prima di tutto ascoltar(si).

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