mercoledì 11 luglio 2012

Su Il tenero peso dell'ombra di Sandra Vergamini

Edizioni Lepisma, 2011

nota di lettura di AR

Non amo molto i libri essenzialmente lirici, e in questa raccolta di Sandra Vergamini, come osserva nella Prefazione Dante Maffia, “c'è quasi una mitologia della tenerezza, una invocazione per farla diventare tripudio degli incontri”. Ho trovato, in effetti, in diverse poesie de Il tenero peso dell'ombra (titolo molto bello), l'ansia di descrivere emozioni e sensazioni, l'uso di un vocabolario non sempre originale e a volte abbastanza scontato, insomma una certa prolissità, eppure è vero che (è ancora Maffia) “molte delle pagine si imprimono dentro chi legge con la forza di un abbraccio inestricabile”.
Io vi propongo semplicemente alcuni versi che mi hanno colpito (e che non sempre sono valorizzati dal contorno, ma questo è ovviamente un giudizio a mio gusto, amando io la brevitas e un lessico il più possibile scavato, essenziale e magari petroso), versi che considero autentiche perle: “Dormiremo sognando / quello che già avevamo nelle mani” (Il miraggio, p. 29); “Mi bastava un'ipotesi di senso / per salvare il ricordo del tuo volo” (Come hai potuto, p. 30); “Devo lasciarti stare nel tuo sogno / perché solo lì riesci a respirarmi” (Da lontano, p. 39); “ed ora come posso alzarmi caro / se l'ombra corre più forte del cielo” (Una sola, p. 42); “Mi parla dentro la mia verità. / (…) / La tua ora grida stonata. / Un tempo / (…) / si è mostrata svestita. / È stata la sua purezza / (…) / a impigliare il vero” (Il soffio, p. 45); “è la tua voce che mi manca / come un buco sul fondo del respiro” (Mi soprende, p. 55); “dimentichi le nostre parole / come ombrelli nelle stazioni” (Rimane, p. 63); “Nel silenzio affiora / l'esatto nome delle cose” (L'esatto nome, p. 69); “Ci sono strade già battute / ma ognuno di noi è un'altra storia” (Vorrei, p. 70).
Ho trovato poi molto bella, anzi splendida, nella sua sobria tenerezza (quasi un frammento “adulto” e qoheletiano de Cantico dei Cantici), la poesia  Fammi credere (p. 18) che riproduco integralmente:

Fammi credere amore
che fisserò la carezza del tuo sguardo
anche quando su di noi
scenderanno giorni di nebbia
che troverai parole d'incanto
quando tutto sarà ormai stonato
che mi riconoscerai in fondo alla strada
anche quando
miseri resti di dolori e tormenti
impediranno il passo e la voce.

Non un miracolo ti chiedo.
Soltando di farmelo credere.

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