recensione di Salvo Zappulla pubblicata in ART-LITTERAM
Sabato 24 Marzo 2012 12:59
Ci sono essere umani che nascono indifesi, impossibilitati a difendersi, perché di animo nobile, col cuore di bambino, refrattari alle tentazioni materialistiche di questa società perversa e votata al protagonismo, all’apparire a tutti i costi. Sono i poeti, i sognatori, spesso avulsi dal contesto che li circonda, immersi nel loro mondo magico. Sono persone destinate all’immortalità, la loro presenza su questa terra ha lasciato un segno indelebile, ha contribuito a rendere migliori quanti li hanno conosciuti, hanno sparso ricchezza di sentimenti, luce da attingere, acqua pura in cui dissetarsi Elio Fiore è stato uno di questi. E il libro di Maria Di Lorenzo (Fara editore, pagg. 71 € 11,00) è un atto di giustizia nei confronti di quest’uomo. Chi meglio di lei poteva tracciarne il percorso esistenziale e poetico? Maria è donna sensibilissima, oltre che intellettuale autentica, sa discernere la pula dal grano, sa addentrarsi nelle miniere profonde e impervie per estrarne le pepite più preziose. In questo libro, a dieci anni della scomparsa del poeta, ha voluto riportare all’attenzione la sua arte, il suo esempio di essere umano, il suo desiderio di solitudine, lontano dalle contaminazioni, ai margini di una società falsamente brillante e maleodorante. Eppure Elio Fiore era capace di porsi al centro dell’universo, portatore di verità incomprensibili agli altri, messaggero di fede e di etica. La sua poesia lo liberava da uno stato di apparente staticità, percorreva un itinerario sacrale dell’anima, un canto di fede ed esultanza, un inno di lode e di gratitudine. Un uomo che coltivava dentro di sé una ricchezza straordinaria, la fede e la speranza. Un pellegrinaggio spirituale il suo, che assurge a simbolo di ricerca della Verità. Un’inquietudine che potrà placarsi soltanto quando potrà scoprire la propria identità profonda, del mistero insondabile che egli è. Come scrive la stessa Maria Di Lorenzo: "La poesia era la luce e il pane della sua esistenza. Era uno sguardo (non omologato) levato ogni giorno verso il cielo, quel cielo che noi – tutti noi – abbiamo perso di vista, annegato nei simulacri della modernità. Uno spazio amoroso, trasparente come una fiamma, capace di custodire, dentro il turbine della storia, il semplice segreto della vita, nella lampeggiante incandescenza di un verso. Era preghiera e sorella della fede".
Maria ha avuto modo di conoscerlo di persona, sicuramente è stato un incontro tra due spiriti eletti, che ha arricchito entrambi. Elio Fiore ha conosciuto anche gli orrori della guerra, i bombardamenti, la deportazione degli ebrei, tutto il male che gli uomini sono in grado di esercitare sui propri simili. Esperienze che hanno segnato il suo carattere e hanno inciso sulla sua produzione poetica, oggi frettolosamente dimenticata. Eppure Elio Fiore riscuoteva la stima di letterati come Mario Luzi, Carlo Bo, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti.
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