mercoledì 17 gennaio 2007

Causa di riflessione (di Kristian Fabbri)


"I limiti del mio linguaggio sono anche i limiti del mio mondo" L.Wittgenstein
"Artista è soltanto chi sa fare della soluzione un enigma" K.Kraus


Tu che ritorni

Tu che ritorni
ed hai braccia ad accoglierti

sappi che
qui è tutta un'altra storia

gli sguardi tesi
son funamboli su burroni,
poche gratifiche soddisfazioni
a piccole celle.

che hai braccia
ad accoglierti
che hai orecchie
ad attendere le poche parole
che hai certezza di un ritorno
anche le pratiche noiose
del sociale di dare notizie di te
ti mancherebbero


Il piacere della cronaca

Mi piace ascoltare la cronaca alla televisione,
le retoriche
ogni morto è un eroe
ogni morto era fantastico
ogni morto dovrà avere giustizia assassina
ed è una cosa immorale
ed è una cosa che ci deve pensare lo Stato

Come se la morte rendesse la dignità del vivere
Come una contabilità differita

E poi il piacere d’identità
Alle dichiarazioni,
con il realizzatore dei nostri sogni
Il piacere del divertimento,
che poi è un obbligo essere felici
mi sembra una vita vuota
ma non è che c’è una vita piena
e non c’è una vita giusta



Robe recenti

Quali problemi di parole
a nascondere labbra
annusate?

Pensiero di convinto
di voler pranzare
solo d'assaggi.

E ieri m'han voluto stupire:
a fioche luci
discutendo di domande,
ma per conoscersi (poi il resto era banale).

Mancava, nelle risposte,
un diverso panorama
ed il motivo di conquista (… aleggia),
ma l'idiozia della forza di convinzioni eterne
era la stessa…

di notte,
ci ritroviamo
ad annotarci.


Aula di osservazioni

Un passeggio chino
ad evitare cordoli
e ricordi d'intestini.
Una ragazza da occhi decisi e spalle forti;
il banale discorso di libri e fotocopie…
Una pausa.
Giacconi e viaggi, coperti verso il ristoro.
Arrivo di una ragazza dal bel taglio d'occhi, leggera velatura del trucco
naso sicuro e labbra e spalle d'abbraccio.
Cicaleggio diverso.
Simboli grafici di lavagna … i ritardi
(l'attesa per il caffè e il nervoso di pennarelli.
Tepore di coperte… le spalle,
le spalle han forza di sorretto.
Incertezza temporale).
Schiera di sgabelli
Altri arrivi,
più che altro ritorni

Motivi di discorso?
Chiusura porte ed altri capelli a coprirmi gli occhi,
paranoia di parole alla mia destra
(forse non lo è ma facciamo finta di sì!).

Beh, e i fogli che stavano dando dove sono finiti?

Cracker.
Cielo nebbia.
Non sono per tutti
"qui non sono arrivati".
Alzata di mano
passaggi,
passaggi,
passaggi,
arrivo in uso prestito,
fine rapporto.


Vero non voglio

Vero non voglio
che nel non scrivere pagine di prosa
da dirsi
ma solo che:
"non ho il coraggio di dirti nulla,
(per perdermi cosa?)
e forse scherzo di riso (che è importante).

E gli eventi,
S.,
tengono lontani dialoghi,
(e importarsi, dal serio, non aggiunge nulla)

e cambi di grafia

e forse altro (con qualche maceria di contorno )

lasciando spazio…


Ritratto D.

Altro che solo di eventi.
Prende di stomaco e decide il sincero
d'approfitto,
senza usanze di riti accomodanti

"Così è, e ne ho bisogno"
fatemi in modo di farlo,
a voi il compito.

E se lo sai
gli rispondi
E se non hai capito
devi giudicare
i tuoi riti di appartenenza.

Affezionato, ma lo nega e penso che se ne ricordi,
anche se
è immune all'alcool
per non dimenticare in cadute

ma non capite

disse: "… non capiscono"


C. … ad aprile

Stupore angosciato
di trovarsi davanti
malattia.
Senza retoriche filosofiche
(troppo facili)
timore
di rispetto
["… ma come più serena?]

e per il resto
basito, sconvolto
(anche se spiegarlo
un poco,
ma non rende l'idea).

I convenevoli
sono piaceri
d'occasione per rendersi
meno lontani
e potere misurare, poi,
quello che mi hanno detto
(tre, quattro parole…).

Un pugno nello stomaco,
un calcio nei denti
sarebbe stato più tranquillo..
"vorrei avere di che scrivere di lei…"

Senza forza di brontolo
delle piccole rabbie
e tutti i discorsi cupi: "giuro che sono solo cazzate"
per chi sta bene.

Non lo so
non lo so
vorrei essere
abbastanza grande per consolare
o per comprendere,
e invece
"apprendo che non si comprende"
intanto…

Insisto che
che ?
cosa concludo
una pessima metafora,
cosa concludo?


Avevo in altro imperfetto

Avevo, in altro imperfetto,
cercato verbi al telefono
per essere lirico e apparirmi sensato;
ma i problemi del mondo,
la risoluzione di crisi esistenziali,
erano molto più divertenti
da discutere.

Sono stato a cercare motivi insetticidi
per topi d'archivio, giocando soltanto
e ho visto meglio che in certe visioni postume in cui resetto.

E non ricordo molto, anche perché non ne ho motivo.

"non credo che la noia
di feste sia degna di ricordi"
questo avevo detto,
ma allontanandomi si trovano scuse
migliori della carta.

I migliori sono meglio dei conoscenti,
chi conosce cambia idea
e vedi
che tanto,
per quel che possono,
perché hanno fretta di riso
e poco coraggio per dire.

Farei (del mio) meglio a riflettere sul tempo del mondo,
vedendo il modo di fare soldi per apprezzarlo,
ma preferisco massiccia musica,
ai quattro quarti
e parole pesanti,
a convinzioni di chiacchiere.

Goderseli da soli è un'altra storia,
ma ha senso aspettare di parlare?
Qui solo mi lamento,
voi occupatevi di voi
lasciate ai momenti di pausa il mondo.


Incomprensioni

Incomprensioni
ma non è il linguaggio
né altri divertenti algoritmi frattali,
cosa potrei dirti?
se non gesti e d'esplicito?
com'è comprensibile se di serio resta il ghigno
e il riso rimane un cereale.

Non capisco e non è forma di conoscenza,
ma vorrei radiografie
per capire
dov'è tra le viscere il motivo
o è solo d'eiaculazione calcolo?

Mattina levata di grinta
anche lei mi lascia inchiostro
sulle spalle…
(tragici presagi?),
ma taglio piombo interno
(e non è solo la tosse).

Parole,
come economie,
tornano,

ed è esser dighe.


Pausa

Questo è solo un appoggio
avendo penna.
Ho visto altri trovarsi
motivi d'impegni
per dirlo
ed altre fortune
per sociali convinzioni di coraggio
ed abitudini di pari.

Non è altro che timbrare
(e gli esami sono altri)
prassi…
e crollato:
dalle macerie,
da archeologo,
rileggo interno.


Constato

Constato.
E rinuncio.
Se si va avanti a
Conquista:
è omicidio.

Non fossero soltanto le urla,
contro le dimenticanze;
o gli altri attori,
comprimari
con fegati giganti.

Solo espressionista,
ma con stanchezza del continuum

in che altro
potrei?


Leggendo

Leggendo
Altre riflessioni di spunto.
Avevo già pensato alla mancanza
Di porte aperte nella notte,
stanco di sonno
lacrime di usura.

Da tempo si risolve in un cameratismo
A rutti
E forti si controllano libere parole alcoliche.

Da tempo non raccolgo,
non raccolgono
i nuovi che stanno diventando…
e dove riporre fiducia?

Riflessioni.
Si buttano gocce, ma inutile: è pietra
Non scavi se annaffi
(che brutte parole…)

Notti di parole aperte e nuove porte
(che non siano da festa).


(A S. )

Le lascio le redini e il gioco
seguano gli eventi
evitando
di sprecare
situazioni in pensieri.

7 commenti:

Alessandro Ramberti ha detto...

Con grande piacere pubblico queste poesie di Kristian Fabbri Il suo è un linguaggio giocato sulle ellissi, eppure sapientemente archittettato per trasmettere potenza alle parole congiunta a una resilienza che ci riverbera dentro, magari dopo un po' : "I convenevoli / sono piaceri / d'occasione per rendersi / meno lontani"; "Avevo, in altro imperfetto, / cercato verbi al telefono / per essere lirico e apparirmi sensato". Una pulizia da Bauhaus, senza fronzoli, senza compiacimenti: parole quasi tutte quotidiane eppure, direi, d'acciaio, icastiche a indicare percorsi di lettura sapientemente giocati fra il vissuto dell'autore con i suoi vuoti che vanno a intersecare quelli di noi lettori e il risultato non è affatto "negativo" perchè la struttura portante della costruzione di permette punti di vista molteplici e panoramici (anche se ciò che ci si offre non è sempre piacevole).

Luca Ariano ha detto...

Sì, davvero molto interessanti queste poesie...Senti ma come funziona in questo blog? Bisogna ogni volta riscriversi?

Alessandro Ramberti ha detto...

Spero di no, Luca ;)

Stefano ha detto...

Mi piace "Aula di osservazioni", il suo procedere per immagini e l'essenzialità delle parole, poche, quasi scarne, eppure capaci di evocare tutto quello che sta dietro. C'è tutto quel che basta per "sentire" poesia e non credo sia facile.

Alessandro Ramberti ha detto...

Ciao Stefano, penso che Kristian sarà orgoglioso del tuo commento… vediamo cosa ci dice.

Anonimo ha detto...

Rimango sempre perplesso quando apprezzano quello che scrivo, grazie Stefano e grazie Alessandro per disponibilità e pasienza.
Aula di osservazione l'ho scritta durante la pausa della lezione di "Tecnica del Recupero Edilizio" in Bovisa, una serie di immagini, questo dimostra quanto fossi interessato alla lezione.

Alessandro Ramberti ha detto...

È sempre bello constatare come la poesia sia praticata da ingegneri, architetti, medici… professioni che hanno molto a che fare con la (qualità della) vita concreta. Anche Stefano lavora come consulente del lavoro… insomma la poesia nasce non per volontà ideale (che al massimo ci fa essere epigoni e imitatori) ma per necessità espressiva.