mercoledì 21 maggio 2025

Tre poesie da "Appunti incompiuti di viaggio" Giovanni Borroni (1951 -2025)

 

Giovanni ci ha lasciato nel marzo del 2025 ,dopo una fulminea malattia. Nel gennaio dello stesso anno mi aveva affidato le poesie che compongono questo libro, con l’intenzione di pubblicarle. 

Non ha avuto il tempo di stringere tra le mani il libro stampato.

Quando lessi per la prima volta le poesie di “Appunti incompiuti di viaggio” mi parvero il lascito disincantato di un uomo ironico incamminato verso la vecchiaia.

Alla luce di quanto accaduto a marzo questo libro postumo ha preso le sembianze di un testamento e, ai miei occhi, ogni verso pare un consapevole e sereno addio.

Ma noi sappiamo che non era questa la sua intenzione; Giovanni non poteva immaginare quello che sarebbe successo, sono le parole ora ad avere acquisito un senso differente.

Forse è questo il mistero della vera poesia, delle parole destinate a restare.



(dalla premessa)

Se la vita non ci sa stupire, forse non la stiamo davvero vivendo.

Non serve inseguire imprese o eroismi per farlo, se non ce ne siamo costretti, per fare di essa un'avventura e ogni attimo l’occasione per coglierne la complessità e, tuttavia, la sua naturalezza. È proprio quest’ultima caratteristica, che si può cogliere solo quando non se ne faccia un feticcio metafisico, che la rende così significativa.

I nostri miti, i nostri sogni, la vita possono colorarla e farcela godere anche senza snaturarla e farne un idolo da custodire o venerare, servire o temere, ma mai davvero e semplicemente partecipare. Noi ne siamo manifestazione transitoria e locale, siamo parte di lei e del suo divenire universale, come lei stessa, e non viceversa: lei come virtù donataci come fossimo entità al di fuori del tutto e fatti di una sostanza estranea ad esso, che senza di lei non esisteremmo né mai esistemmo.

La vita non è una scelta ma un fatto con noi come comparse e compagni di strada. Come vivere è un’arte da apprendere giorno per giorno, ciascuno a suo modo, con le carte che la sorte ci ha dato e quel che decidiamo e riusciamo a provare con esse finché, così come ci fummo ammessi, non saremo estromessi dal tavolo di gioco, pur senza smettere di essere universo, quale da sempre siamo, a nostra insaputa.

Unendo passione e consapevolezza di essere protagonisti della nostra effimera, ma tangibile e mutevole esistenza, con la fantasia e la passione perfino la noia di certe oresprecate può diventare attesa o riposo, da attraversare come un viaggio verso nuovi futuri o un ritorno da  ciò che è passato, in un continuum senza veri confini.

Gli appunti di viaggio che seguono sono allora solo il diario intimo di un gioco ogni volta reinventato e profondamente sperimentato. (Giovanni Borroni)



Cosa resta da fare?


Anche questo cerchio si è chiuso,

pur senza ritrovare il suo inizio. 

Non resta che tornare chi si era

mentre il nuovo giro già muove

alla prossima fine del cerchio.


Non c’è più tempo, quest’oggi,

che per prenderne di nuovo atto.

Ciò che resta ancora incompiuto

si compirà comunque, a modo suo.


Penultime volontà


Figlio, ciò che ti lascio è quello che non so

e l’ansia di sapere quello che c’è più in là;

la mia certezza è il dubbio, la soglia del futuro

tu chiamala ignoranza, io curiosità.


Figlio, ti lascio quello che io non ho saputo

fare o disfare, un po’ anche per viltà

ma senza rinnegare ciò che sentivo vero

solo per non sentirmi in colpa o vanità.


Figlio, ti lascio quello che so d’aver sbagliato,

ma sappi che l’ho fatto senza disonestà;

ti restano i miei limiti, ora, da superare:

non te ne vergognare ed abbine pietà.


Figlio, ti avessi avuto, questa sarebbe stata,

senza pudori o debiti, la mia eredità

ma dato che non sei stato, altro che un’idea

darò questo mio lascito a chiunque lo vorrà. 


Io e la vita


La vita è una puttana dispettosa

che mi graffia di continuo il volto

e mi sporca i capelli e mi lascia

le sue ciprie, le sue polveri di gesso.

Sospetto che lentamente mi avveleni,

mi fa sgambetti e quindi mi schernisce,

promette mille volte e poi mi inganna,

mi alletta, si fa inseguire e scappa via.

Però confesso, ho le mie colpe anch’io

l’ho sempre usata e spesso maltrattata;

l’ho mal pagata e a lungo l’ho venduta

ed ho sfruttato di lei quel che ho potuto.

Quindi credo che il bilancio chiuda in pari

e dunque continuiamo a frequentarci

senza rimpiangere di trovarci ogni mattina

a chiederci oggi a che gioco giocheremo. 



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