Su La notte ha un sapore di cose lontane, così scrive l’Autore:
«Ormai non resta che aspettare… gli ultimi trenta anni di lavoro sono racchiusi in questo libro.
Non sappiamo se ci saranno ancora altre parole. Le parole arrivano, passano, ritornano, a volte riposano per anni, ma sono lì, aspettano solo di prendere forma. Il tramonto si avvicina e le foglie cominciano a cadere, una dopo l’altra, piano ma con moto inarrestabile. Sono le foglie che hanno consumato tutta una esistenza sotto il sole o nel vento e che hanno amato e sorriso ai tanti che di qui sono passati. Altre foglie verranno, non noi, i nostri rami si stanno seccando. Ora lo sappiamo con certezza e lo sapeva anche Giovanni Drogo, il protagonista dello splendido romanzo di Dino Buzzati, che, dopo aver consumato una vita in attesa dei nemici, stanco e malato, steso in un anonimo letto di una locanda, sapendo che tra poco dovrebbe levarsi la luna, dà uno sguardo fuori della finestra, una brevissima occhiata, per l’ultima sua porzione di stelle. Poi nel buio, benché nessuno lo veda, sorride.
Questo sorriso è ciò che ci salva, la consapevolezza che in fondo, nonostante tutto, qualcuno ci aspetta sempre dietro l’angolo.»
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