giovedì 25 luglio 2024

La luce “accade” sempre

Tamara Vitan, Accade la luce, Firenze Libri 2022

nota di lettura di Anna Maria Tamburini




Una vitalità poetica che si sostanzia di metafore solo in apparenza semplici, ma che si collocano frequentemente tra parestesie e sinestesie (Ti raccolgo dolce oblio; lacrime di buio, p. 91), esprime la tensione mai allentata del testo a farsi ponte tra visibile e invisibile, in un pieno di concreto e astratto, di percezioni multiple, nelle perdite e assenze che la vita dispensa nel dolore al tempo stesso in cui ci dispone nell’attesa di una luce nuova e restitutiva.

Il testo si fa spesso interrogante, non solo nelle forme interrogative; ma la luce “accade” sempre, dovunque, in ogni caso, in ogni componimento della raccolta, in positivo e in negativo, in presenza e in assenza. Il verbo “accadere” esprime il senso dell’incontro nel “cadere verso…”, di un farsi incontro, magari nel desiderio, come in Vorrei accarezzarti. 

La freschezza delle immagini dissimula, per lo più, il dialogo con gli archetipi, che tuttavia affiorano e sono ricreati: Disegnarti un cuore in alto a sinistra ricorda da molto vicino Emily Dickinson, ma poi il desiderio incalza nel suscitare le dinamiche del sogno desto del cuore: vederlo battere, / vorrei liberarti / per farti incontrare / il tuo riflesso nell’acqua. E ancora la luce nel riflesso sull’acqua che dantescamente ricrea l’ombra dei vivi.

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