sabato 22 giugno 2024

La paloma vola - Poesie di D. Cantoni


La paloma vola

Ma i fiori, secondo te, sono una rapida salita? E le strade un faro che apre gli occhi? // non ricordo. La mattina arriva dolce come un istinto, e l’amicizia è un cuore smarrito che era pietra. Ancora un po’ svegli. Non riesco a dormire — ma mi sono già svegliato oggi? Oggi almeno sì… // Fuori il cielo è un lago senza trapunte, di un blu artificioso quasi viola. // Il cuore da cui sgorga tutto ciò che riluce che parla. Sono le luci e le strade rumorose. Un dolore s’allontana. Queste luci… Nel letto. / Quando guardavo nel vuoto / Meraviglia, la tua compagnia pensierosa. Aspettami. Andiamo lontano, domani è un bel posto in cui sostare ancora a lungo. / Solo chi finge piange, gli altri possono farne a meno, / sono i più, ma sono in pochi ancora. / Le frasi che non finiscono — le strade perlacee // queste strade che piangono versi di disperazione e di mare, di cuore rimasto nell’oro del cuore, quando… e allora, sono solo e ti penso, no ti lascio stare lontana, non arrivi mai sei lontana. Sei nel mio passato.// Buona notte. Da qui da qui… Il bene vero… / Ognuno ha scritto “sempre” qui sulle mani

Un triste dolore mia cara, avvolge il mio corpo ferito. Mi vuoi curare, tu che puoi? / Vuoi arrestare le mie parole, con una sola mano, come quel pomeriggio volato nella sera del nulla?… // I poeti tornano quando c’è la barbarie e il mondo, / questa bicicletta, non ha più un peso, non ha // strade che possa rimuginare con la bava del mattino / che riluce nelle stanze della Biblioteca. Pensa, / tu che sei lontana / a come il mare entri nelle lingue del cuore. // Esso non pensa più a noi, né alle sostanze dei camici dei dottori quando perlustrano le vite dei loro tristi pazienti / e io guardo nel vuoto, ancora / le ombre tristi del pomeriggio di carne… // Le frasi mi giungono dalle olive: / menefreghismo e un cinico miracoloso mi ristabilisce al porto! / Ecco la nostra nave di fame / le nostre piccole illusioni / l'amore speso di continuo per nessuno / le storie che scriviamo disturbatori del cuore di chi passa per via, senza degnare / di un pensiero il dolore sulle spalle dei figli: // Disegnamo un cuore e una mano che lo lascia cadere… / chi non sa più che cosa sia un padre e ha bisogno di amore e di sospiri / Padre, perdonali, perdonaci. Ama / i libri e le mani dei tuoi figli, ancora, fino al bene vero… 

Il cuore è una fiamma, hai detto. Le frasi rispondo, sono uno sdoppiamento di miracoli! / Perdona le frasi e i disperati nelle loro case… / mani mancanti di mondo, che meritano le tue meraviglie immortali, / morti camminano e illusi: la Paloma vola frivola come un fiore / una tazza di plastica nelle mani dell’amico / foglie di té calme in cima, a riposo // il tessuto del potere che ci stringe al collo come quella frase / crudele ne La rovina di Kasch. / Ti aspetto, che tu mi aspetti o meno. Evviva le stanze che non ardono — abbiamo sete / non di sangue, di amore — / stanco delle tue verità — non scappare dalla noia, / la quiete morde / le temperature alte del cuore / fatto per bruciare / per ardere / per essere acceso / ha fame / di legna / da ardere / Aspetta / non so come raggiungerti fuori da qua, / — come un martire davanti al suo detrattore… / non aspetterò, luce che rimbomba tra i corridoi / strana parola persistente, che mi spiega la verità — stai con la tua / zitto zitto, che allora il futuro mi prenderà per uno sprovveduto col corpo di un altro — tu in fondo ad ogni desiderio / famiglia di forti, finestre aperte al caso / — dove… dove… perso nel quadro del cranio // Morto ma ancora in piedi! / perdonami ancora una volta — i quaderni mi strappano dal lungo / sonno / sogno / mondo / collo / gola / canto / mi alzo e ti guardo dritto negli occhi: e ti parlo / come un figlio, Padre! Questo corpo fragile: quel che fa disperare di più / il dono più grande




D. Cantoni, 22/06/'24


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