Di recente pubblicazione per i tipi di
Kubera Edizioni di Roma è L’estasi del
tramonto dell’autore Luciano Postogna. Una breve trattazione del rilevante percorso
letterario dell’Autore s’impone come necessario per meglio poterlo conoscere.
Luciano Postogna è nato a Trieste –
città nella quale tutt’oggi vive – nel 1942. Ampi i suoi interessi che vanno
dalla scrittura di poesie, che lo ha portato a pubblicare vari libri,
all’attività alpinistica e speleosubacquea. La sua poesia è prettamente
incentrata sugli affetti e i ricordi con il leitmotiv
dell’amore declinato nelle sue varie manifestazioni e riferito a variegati
destinatari, incluso l’ambiente. La multiformità della natura, le conformazioni
paesaggistiche e l’attenzione nel delineare gli ambienti sono elementi
concorrenti alla necessità di trasmettere emozioni sulla carta.
Poesie inspirate (e a loro volta
dedicate) alla montagna ricorrono con ampia frequenza; i contesti ambientali
sono riferiti con perizia nei vari momenti che contraddistinguono la giornata,
dettati dalle fasi crescenti e calanti del sole e, con esso, tratteggiate da
luminosità nascente e da avvicinamenti dell’ombra. Nel suo nutrito compendio di
testi ci sono versi dedicati anche al Carso.
L’esordio poetico (ci riferiamo alla
produzione edita) risale al 2000 con la raccolta Pensieri nudi. Da allora una fitta rete di libri è seguita
inarrestabile: Ali d’Arcangelo
(2000), Raggi rossi al tramonto (2001), Anatomia del vento (2002), Oltre
ogni orizzonte (2003) e L’ombra
dell’anima (2006). Segue – come la definisce l’Autore – una “crisi
d’ispirazione” che lo ha visto allontanarsi (in maniera non convinta!) alla
poesia, difatti dopo circa quattordici anni l’attività di pubblicazione di
libri di poesie riprende con un grande slancio. Sono di questa “seconda fase
poetica” dell’Autore (seconda solo perché, in termini cronologici, fa seguito
alla “prima” o precedente) le opere Ultimi
pensieri (2020), Il ritorno delle
Muse (2021) – titolo che ben rinsalda il ritrovato (e forte) legame
Autore-poesia con questo suo “ritorno”, Quando
vibra l’anima (2021), Figli di stelle
(2021), Ali di farfalla (2022), Una nuova primavera (2022), Il canto della sera (2023) sino a
giungere a L’estasi del tramonto
(2023) di cui ci occupiamo in questa sede.
Privo di qualsiasi apparato critico
introduttivo il volume si apre con una breve citazione dell’Autore che recita “Al tramonto, quando il rosso e l’aria mite
ti avvolgono e il cielo accende lentamente le stelle, affidi i tuoi sogni,
anche quelli che si sono perduti”. Il tema del tramonto con la sua
mutabilità sorprendente di tinte cromatiche – ben delineato dall’immagine di
copertina – si lega indissolubilmente nell’opera di Postogna al tema e al
concetto del sogno: “Tieni stretti i
sogni, / […] / Aggrappati ai sogni, / non lasciarli svanire / nella ghiacciata
landa / dove la speranza muore”.
L’Autore si scopre attento osservatore
dell’ambiente fisico nel quale vive, piacevolmente meravigliato dalla beltà e dall’imperscrutabilità
della natura e del visibile. L’osservazione verso l’alto (il cielo nelle varie
fasi della giornata, le stelle, la ricerca della luna, etc. e altre immagini
care e frequenti nei grandi pensatori di sempre) è la principale
predisposizione del Nostro, la direttrice propria che lo rende peculiare, che
lo caratterizza. I fenomeni meteorologici e luminosi del giorno interessano
l’Autore non in chiave scientifica ma prettamente empirica, come esperienza
concreta che porta all’elaborazione di una sensazione.
Postogna è convinto che il silenzio
rappresenti una grande ricchezza che va tutelata, ricercata e protetta sebbene
esso sia in qualche modo “oneroso”;
non è infatti un silenzio completo e asciutto ma è in qualche modo contaminato
da una qualche attività sonora, in questo caso relazionata a un “brusio”, come accade nell’incipit di “Ermetica fantasia”.
Riflessioni anche sul trascorrere del tempo si ritrovano, è il caso della
poesia “La vecchiaia” dove leggiamo: “Così
è la vita, / è un’estate che passa veloce / e le foglie gialle autunnali / sono
sempre lì ad attenderti, / ma della vita rimane, / oltre all’affetto ricevuto,
/ l’inarrestabile fantasia / che al cielo tende / come gli uccelli. / […] / No,
non pensate alla morte, / lei non vince con la vecchiaia / ma con la
dimenticanza”.
La raccolta poetica, nel suo effluvio
camaleontico di colori e suggestioni visive, è un compendio vasto delle
emozioni provate dall’Autore impegnato in riflessioni sull’esistenza che
sgorgano man mano spontaneamente dinanzi all’indiscussa beltà del divenire del
giorno, nel diorama fulgente e primordiale della natura. Nell’estasi del
tramonto o nelle vulnerabilità che sono transeunti come la natura dell’uomo,
finanche alla presenza inclemente e imprevedibile delle intemperie (metafora
delle durezze insopprimibili della vita): “Il
brontolio pervade la vallata / e il lampeggiare ammanta il cupo cielo, / […] /
rigagnoli copiosi sul selciato / rapiscono dei ciottoli e tristezze / in quel
fosco temporale al tramonto”.
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