Alfredo Rienzi, Sull’improvviso, Arcipelago Itaca 2021, Prefazione di Maurizio Cucchi, Opera vincitrice XIX Premio InediTO
recensione di AR
Questa intensa e affilata raccolta è caratterizzata da una certosina attenzione al ritmo (in gran parte endecasillabi, a volte abilmente non esibiti, grazie a iati che sta a noi scoprire, o ad accenti irregolari che catturano sapientemente il lettore) e al messaggio esistenziale che convoglia: sobrio, incisivo, immerso e al tempo stesso distaccato da una realtà non priva di situazioni “improvvise” e spiazzanti.
Consideriamo il seguente distico (un settenario e un endecasillabo) tratto dalla poesia a p. 64: “ci sono nel silenzio / gli elementi al precipitarsi nudi”. Il primo verso di questa poesia recita: “C’è nel silenzio ogni voce ogni suono”. È una dichiarazione di poetica: musica e poesia hanno un bisogno particolare delle pause, del non detto, del non udibile; di un ascoltatore in attesa, pronto a fare sue le note, le parole, le visioni che gli vengono donate.
Sono rimasto folgorato da La fotografia di una rondine (p. 61), uno struggente apologo in versi: “Mi sono intrattenuto a dialogare / con qualche rondine dal ponte vecchio / (…) / la più anziana tra quelle che ho ascoltato / mi ha confessato la ragione vera / del suo ritorno, anche quest’anno: // non per gli insetti o per scampare ai falchi: / aveva il desiderio d’apparire / in una foto un poco somigliante / ad un suo sogno vecchio e ricorrente / (…) / ho chiuso gli occhi e aperto l’obiettivo.”
Vita e sogno, entusiasmo e concretezza cinica, passione e misura, immaginazione ed empatia… tutte le declinazioni e le sfumature della natura umana (anche nelle sue zone d’ombra) sono rappresentate. Come in Minima confessione gnostica (p. 60): “si era affezionato alla sua cella / (…) / non comprendeva più / la libertà”. O a p. 59: “Che sapevamo delle ostre vie / di baratri improvvisi e di correnti”. Le similitudini sferzanti di (Mutò in un nibbio in volo) a p. 56: “il precipizio feroce dell’aria / la fratellanza del lampo”. La constatazione che per l‘occhio: “l’esaminare nudo stelle / di sesta settima grandezza [questo verso dà il titolo alla seconda sezione] // è lì la linea che flette il visibile / al nascosto, e al nero / la ritrosia dei fuochi”.
Il timbro apparentemente algido e “scientifico” di Alfredo Rienzi è venato, come si accennava, di una sottesa empatia, di una tenerezza, di una affettività che commuove: “Colpevolmente non esaminiamo / mai: la fase della Luna, il tempo / dall’ultima carezza ricevuta / l’ora di fioritura dell’acacia” (p. 54); “(sai che il sogno – ti dico o forse solo penso – / è un caso speciale di realtà / appena un po’ più umida e incurvata / un sorso che ristagna nella gola…) / (…) / e le piogge salgono verso il cielo / ma queste gocce cosa sono, e i loro suoni? / Purezza purezza, sembra raccòntino / (un taglio nelle carni è il loro opposto)” (p. 45).
Risalendo alla prima sezione del libro, “La comprensione del lampo”, riporto alcuni flash, alcune immagini che mi hanno profondamente colpito: “Oh certo, la vita è un bosco di frasi / incompiute, allusioni, non detti” (p. 39); “È tutta una distesa di neve la mattina / la rosa canina la bacia rossa” (p. 38); “e quando ho cercato di dirti muoio / la parola era fango / (…) / il pensiero non ha avuto forza d’essere voce / così ti sei allontanato” (p. 33); “Non so come fluisca il tempo / se esista / dove tu ora sei / se sei” (p. 32); “spogliamo a ogni sussulto / l’intonaco del giorno e il silenzio” (p. 26); “Ci fu un problema di carne, e sangue / che s’ostinava a volgere in acqua / e da questa in aria / (sostanza sorellastra del nulla” (p. 20).
A p. 18 il poeta confessa: “Sono il punto sul bordo / della pagina, non il sostantivo / (…) / Non posso essere cancellato / che dal fuoco.”
Da leggere la sconvolgente e bellissima poesia iniziale dedicata a S.C. (1997-2007), che si chiude con questa terzina (p. 13): “entrerà dall’occipite / il fulmine. È mezz’agosto, il cielo / terso aveva taciuto.”
Nella “Nota introduttiva dell’autore” troviamo queste parole rivelatrici (p. 7): “Sull’improvviso raccoglie una serie di testi e frammenti (…) del cambiamento per crisi, fulmineo, talora drammatico, imprevedibile o imprevisto, esplorato prevalentemente in minus, per catabasi. (…) [La follia] urla (…) la ricerca disperante perché in apparenza vana, di un senso, che non può collocarsi che in territori esterni o complementari alla ragione”. I territori che appunti poeti, artisti, mistici cercano di navigare per “barlumi e polverizzate materie”.
PS Il verso posto a titolo di questa recensione è tratto da Il fuoco e il suo contrario (p. 62).
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