Çağın Sesleri - Voices of Contemporary Times - Voci del nostro tempo, a cura di Emel Koșar, Mesut Șenol, Claudia Piccinno, Artshop, Istanbul, 2021, Prologo di Emel Koșar, Introduzione di Lorenzo Spurio, copertina e illustrazioni di Immacolata Zabatti
In questa palpitante antologia di poeti turchi e italiani troviamo bagliori, suoni, denunce, metafore, visioni che si imprimono in noi con nettezza rendendoci cassa di risonanza di eventi, situazioni, pensieri, provocazioni (nel senso etimologico di richiami a considerare quanto accade nel mondo) che si commuovono, ci emozionano, ci fanno sentire fratelli e sorelle. Tra i versi che ho sentito particolarmente vicini, ne riporto alcuni qui sotto che trovo abbaglianti, e quindi li offro sine glossa sicuri che riverbereranno in molti modi in chi li leggerà. Ringrazio i curatori per questo lavoro certo non semplice e sfidante che fa incontrare voci poetiche di due letterature non troppo note l’una all’altra, ma che tessono in queste pagine un affascinante arazzo trilingue (turco, inglese, italiano).
“se parlo, parleranno gli angeli dell’urlo / e il miracolo / morirà in silenzio / come un cubetto di ghiaccio nella rakia” (Ayten Mutlu, Restiamo in silenzio, p. 34)
“Non sono solo io, ogni oggetto ha la sua voce.” (Emel İRTEM, Il mio livello per te, p. 39)
“per cui sono rimasto, dentro di te / ma invece dei giardini / io ho fatto sbocciare te” (Haydar Ergülen, Ampiezza interna, p. 49)
“Il tramonto di domani prende posto / Già facendo esplodere il futuro” (Mesut Şenol, Esplosione di luce, p. 78)
“Sono scesi dalla collina le / loro mani che cigolano, le loro anime sono sorde da molto tempo / (…) / i nostri corpi caduti / sdraiati nelle loro mani” (Okan Yılmaz, Nudo, p, 83)
”La voce dei caduti giace nella mia pelle sassosa. / Ieri sera ho studiato i profumi. / Dio ha dormito su di me.” (Şeref Bilsel, Visione retrò, p. 94)
“Apri la tua anima e vivimi. / Fa’ che dalle tue orme / esca acqua di rosa.” (Elisabetta Bagli, La terra grida, p. 124)
“Ascolti nel calore del sole / racconti di voci sopite / sussurri / che uccidono tra i rovi” (Francesca Ribacchi, Ulivo, p. 139)
“ero io la danza neò labirinto temporale / dei corpi, il chiodo fisso di un dio / di famiglia, quella sinfonia incompiuta / e incarnata, un setticlavio ferito, una morte / di sette consonanti, il legno che beveva l’aria / per cantare più forte, e ho mentito solo / per amore, perché non avevo un’altra lingua” (Gianpaolo Mastropasqua, Voce fuoricampo, p. 149)
“Sto imparano l’arte dl sottrarre / Da tempo metto in atto la dimenticanza, / pedissequamente ignoro nomi e cognomi, / mescolo le date, estraggo radici quadrate / che diminuiscano il dolore.” (Claudia Piccinno, L’arte del sottrarre, p. 154)
“sono tanti i mortali sprofondati / nelle mie cavità. Ora son solo; / alzo le braccia al cielo e mi imburrasco” (Nazario Pardini, La solitudine del mare, p. 166)
“Come può crescere l’amore / senza la linfa del dono? / (…) / i sorrisi come frecce gelate / colpiscono gli occhi del sole.” (Ottavio Rossani, Montagna, p. 175)
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