mercoledì 1 giugno 2022

Maria Pia Quintavalla su "La memoria dei senza nome" (Il Leggio Editore) di Luca Ariano


 

Luca Ariano non finisce di sorprenderci perché parla di realtà usuali e quotidiane come imprevedibili.

Dall'osservazione esce il racconto dell'ordinarietà della gente comune. Le Vite Parallele, da vite brevi e solitarie, non possono che richiamarci la memoria di  Plutarco ma anche "Vite di uomini non illustri"di Giuseppe Pontiggia, e si appoggiano in un presente che precisamente vuole miniaturizzare, mettendo in relazione epoche lontane.

 

Si svolgono esistenze tra tempi infiniti e su trame improbabili, rifacendosi, a volte, a epoche medievali, a volte all'altro ieri, come se una via d'uscita fosse invertire il senso del tempo, renderlo umano, riattraversarlo secondo una tradizione che se non è utopistica è però di poesia civile.

 

I tempi dei verbi sono infinitivi, omesso il narratore principale, si affollano i sosia delI'io, si confondono e sovrappongono, sono alter ego intercambiabili. Ma i fondali di storia sono veri, e i monologhi sono vivi, un perimetro è descritto dell'ultimo ventennio di storia italiana del nord padano e lombardo.

Vite invisibili che diventano palpabili nelle loro imprese; un senso di spaesamento che non è voluto, come nasceva in Pontiggia in "Vite di uomini non illustri" per diventare esemplari, ma che semplicemente si offre come un ponte fra presente e passato, per una narrativa nuova- poetica, anche se ha precedenti in Pasolini e in altri come Caproni e Bertolucci.

 

Nella poesia "Panorama" Luca scrive "..distribuisci i versi come tuo nonno... sparse scarpe". La precarietà della gioventù e riscattata nell essere poesia della memoria: questi piedi che calpestano donano um cammino e donano linguaggio.

La sua è una vocazione narrativa ma nasce anche da un io che è sfondo lirico dell'osservatore: l'umile "cronista dei giorni" che richiama Bertolucci, mentre il Tu diventa  narrazione.

È una poesia bisognosa degli altri, appellante un io plurale, "una sola moltitudine", direbbe Pessoa. E questo dopo il romanzo di formazione "Contratto a termine" e dopo tutti gli antieroi conosciuti.

Ma dove tutto è rimescolato, e rimesso in gioco circolarmente, e si pensa ad es. all'eredità di Pasolini come volontà di trasporre il trapasso della civiltà contadina al mondo attuale, come da salvare!

 

Molto farebbe Luca Ariano per salvare con le parole di poesia Il mondo, e gli oggetti nella quotidianità nella sua lingua perché c'è la memoria: ci sono i partigiani, ci sono le donne e gli uomini, i vecchi che lui apprezza e chiama a cerchio come maestri. C'è una comunità degli animi che potrebbe educare i giovani.

Le identità dei paesaggi si confondono e si mescolano perché la storia, e la sua memoria, prevalgano: la poetica delle cose, ecco che torna ad essere poetica dell'Io soggetto- poeta e il cerchio si può chiudere.

 

Maria Pia Quintavalla



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