Luca Ariano non
finisce di sorprenderci perché parla di realtà usuali e quotidiane come
imprevedibili.
Dall'osservazione
esce il racconto dell'ordinarietà della gente comune. Le Vite Parallele, da
vite brevi e solitarie, non possono che richiamarci la memoria di Plutarco ma anche "Vite di uomini non
illustri"di Giuseppe Pontiggia, e si appoggiano in un presente che
precisamente vuole miniaturizzare, mettendo in relazione epoche lontane.
Si svolgono
esistenze tra tempi infiniti e su trame improbabili, rifacendosi, a volte, a
epoche medievali, a volte all'altro ieri, come se una via d'uscita fosse
invertire il senso del tempo, renderlo umano, riattraversarlo secondo una tradizione
che se non è utopistica è però di poesia civile.
I tempi dei verbi
sono infinitivi, omesso il narratore principale, si affollano i sosia delI'io,
si confondono e sovrappongono, sono alter ego intercambiabili. Ma i fondali di
storia sono veri, e i monologhi sono vivi, un perimetro è descritto dell'ultimo
ventennio di storia italiana del nord padano e lombardo.
Vite invisibili che
diventano palpabili nelle loro imprese; un senso di spaesamento che non è
voluto, come nasceva in Pontiggia in "Vite di uomini non illustri"
per diventare esemplari, ma che semplicemente si offre come un ponte fra
presente e passato, per una narrativa nuova- poetica, anche se ha precedenti in
Pasolini e in altri come Caproni e Bertolucci.
Nella poesia
"Panorama" Luca scrive "..distribuisci i versi come tuo nonno...
sparse scarpe". La precarietà della gioventù e riscattata nell essere
poesia della memoria: questi piedi che calpestano donano um cammino e donano
linguaggio.
La sua è una
vocazione narrativa ma nasce anche da un io che è sfondo lirico
dell'osservatore: l'umile "cronista dei giorni" che richiama
Bertolucci, mentre il Tu diventa
narrazione.
È una poesia
bisognosa degli altri, appellante un io plurale, "una sola
moltitudine", direbbe Pessoa. E questo dopo il romanzo di formazione
"Contratto a termine" e dopo tutti gli antieroi conosciuti.
Ma dove tutto è
rimescolato, e rimesso in gioco circolarmente, e si pensa ad es. all'eredità di
Pasolini come volontà di trasporre il trapasso della civiltà contadina al mondo
attuale, come da salvare!
Molto farebbe Luca
Ariano per salvare con le parole di poesia Il mondo, e gli oggetti nella
quotidianità nella sua lingua perché c'è la memoria: ci sono i partigiani, ci
sono le donne e gli uomini, i vecchi che lui apprezza e chiama a cerchio come
maestri. C'è una comunità degli animi che potrebbe educare i giovani.
Le identità dei
paesaggi si confondono e si mescolano perché la storia, e la sua memoria,
prevalgano: la poetica delle cose, ecco che torna ad essere poetica dell'Io
soggetto- poeta e il cerchio si può chiudere.
Maria Pia Quintavalla
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