Ad un primo approccio di lettura, seguito poi da una
accurata analisi dei 55 testi inseriti nella raccolta "SFINGE DI PIETRA"
della poetessa Claudia Piccinno, esimia traduttrice di testi
dall'italiano in inglese e viceversa, e bene inserita in un contesto
culturale internazionale, sorprende "la voce interlocutoria" di un "IO"
che si rivolge ad un ipotetico "TU", forse riflesso in cui
identificarsi, fantasma di sogni da raggiungere, in un percorso che via
via riflette dubbi, perplessità, voce che diventa "rogante", voce che
pone domande, si interroga, chiede e scava in sé stessa per capire e
pervenire al vero. Così la parola nei versi diventa "finestra di
approfondimento ", finestra velata da tende e dall'esigenza di un dire
che non dice, di un dire cioè espresso non da domanda vera e propria, ma
in modo indiretto.
Ogni domanda, per chi sa
leggere nell' "IO", è il principio dunque di un percorso conoscitivo e
quello che si intraprende nell'analisi dei testi in versi liberi della
silloge della Piccinno viene svolto in due direttive: - A)Nella prima
rientrano l'immagine di copertina, il titolo dell'opera, i motivi
dominanti e la struttura del testo. -B)Nella seconda una lettura critica
del testo.
-A)
-Il bel
dipinto proposto nella copertina propone la figura statuaria di Ipazia
d'Alessandria vissuta nella seconda metà del IV sec. d. C, la cui
iconografia scelta dall'autrice richiama sì, una "martire della libertà
di pensiero" uccisa da una folla di cristiani esaltati, ma, di rimando
al lettore, invia al lettore il valore e un atteggiamento posti a
simbolo della raccolta.
-Avvalora lo stato d'animo
dell'autrice il titolo dato alla raccolta "SFINGE DI PIETRA" ad
incarnare in una persona l'enigma collegata alla sfinge e la durezza
della pietra che nello sguardo diventa immobilità, indifferenza atte a
celare, con il distacco, quel coacervo di emozioni e sensazioni che
brulicano nell'animo.
-Molti i motivi presenti
nella raccolta che, come pietre miliari del percorso, indicano già nelle
liriche iniziali il dubbio, il silenzio, il vuoto, la paura, la fede e
la carità, la pazienza, volti di quelle mille sfaccettature dell'amore
che è, insieme, tormento e gioia, ombra e luce della vita.
-Circa
la struttura, la silloge "SFINGE DI PIETRA " racchiude 55 liriche
divise in due raggruppamenti.
Il primo, introduttivo,
composto da 14 liriche, fa da apri pista in merito al tema, enucleando
le varie tesi e le idee di fondo; il secondo con la lirica di apertura
"Sono Vetro" con numerazione romana, presenta 41 liriche, per lo più in
versi liberi, di varia lunghezza con varie figure retoriche, quali
metafore, assonanze. Vi prevale la forma del dialogo e un rivogersi
della voce a un "TU". In alcuni testi la voce interlocutoria esprime
il desiderio di parlare ad "Io", da sola a sola, facendo il punto della
situazione ( vedi il testo V "CERCO IL SENSO"; il testo VI "IN FASE DI
IMBARCO"; il testo XXIII "LE PAROLE CHE NON DICO ").
B)
Circa
la lettura critica del testo, un autore/ autrice non sempre, nella loro
ispirazione creativa, sono in grado di intercettare il filo
conduttore, quel "leitmotiv " che sta alla base della loro silloge,
affinché non risulti soltanto un accostamento di testi.
Difficile é interpretare l'indole umana, il suo travaglio interiore, quale traspare per sprazzi da molte liriche del testo.
Pure
in fondo al percorso lirico dell'autrice è dato cogliere piccole
porticine di approdo, viste in quell' "IO VERO" del suo animo che si
dibatte come farfalla in volo e si riconosce in quel mondo sopra le
nuvole, in tutto ciò che traduce una maggiore grandezza di vita e un più
profondo respiro.
L'ispirazione dell'autrice,
pure oscillando un pò di qua e un pò di là del muro d'ombra, in un
dire velato e metaforico, presenta emozioni, un sentire profondo e
sofferto e le parole velate sono portatrici di un bisogno di tenerezza,
di affetto che sembrano impalpabili e sfuggenti, filtrati
dall'esperienza di un "dentro e di un fuori", mentre fermo è l' "IO"
dell'autrice, quando nella lirica "SONO VETRO " si definisce:< Sono
nei libri che ho letto/ , nei versi che ho scritto/ [...] sono altro,
sono oltre, sono altrove">. (pag. 44). L' introspezione si ferma sul
varco di una soglia, coglie attimi sulla linea di un orizzonte in
declino con visioni di vedute da cui traspare il nulla, il vuoto ( vedi
testo XIX "SPONSOR DEL VUOTO D'AMORE") o con figure in cui sopravvive,
in forma dialogica, un "IO" che parla, che usa la parola tagliente come
arma e un" TU" che tace, che sfugge dall' "OMBRA DELLA QUERCIA" ed è
vagante. (testo IV "RAMI DI QUERCIA"). Si coglie altresì il brivido
dell'emozione dalla sofferenza dell'animo che trasforma l'isolamento in
oscurità, e lo smarrimento e l'allarme in paura ( testo n 8" MI SONO
PERSA DIETRO LA PAURA" pag 36) nel labirinto della propria debolezza con
la morte interiore che richiama la "SFINGE DI PIETRA" dentro il lago
della propria solitudine. Così i desideri e le speranze deluse
costituiscono ferite non cicatrizzate e inutilmente l' "IO" bussa a un
muro sperando che possa trasformarsi in una porta.
Concludendo,
il motivo dominante della silloge "SFINGE DI PIETRA è nella sensibile
indole dell'autrice che coglie la sofferenza del vivere, sia essa
dell'animo, sia nelle cose del mondo, nei fiori, nell'albero di quercia,
nella natura e prospetta in positivo l'uso della parola che si va
verso, si fa poesia, per volare in cielo ( testo "Le parole che cercavo "
pag 42 " Non germoglia nulla senza le parole>), sia la fede, la
carità e la solidarietà tra gli esseri umani.
Lidia Loguercio
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