mercoledì 14 luglio 2021

RECENSIONE ALLA RACCOLTA POETICA "SFINGE DI PIETRA " DI CLAUDIA PICCINNO- a cura di Lidia Loguercio

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Ad un primo approccio di lettura, seguito poi da una accurata analisi dei 55 testi inseriti nella raccolta "SFINGE DI PIETRA" della poetessa Claudia Piccinno,  esimia traduttrice di testi dall'italiano in inglese e viceversa, e bene inserita in un  contesto culturale  internazionale, sorprende "la voce interlocutoria" di un "IO" che si rivolge ad un ipotetico "TU",  forse riflesso in cui identificarsi, fantasma di sogni da raggiungere, in un percorso che via via riflette dubbi, perplessità, voce che diventa "rogante", voce che pone domande, si interroga, chiede e scava in sé stessa per capire  e pervenire al vero. Così  la parola nei versi diventa "finestra di approfondimento ", finestra velata da tende e dall'esigenza di un dire che non dice, di un dire cioè espresso non da domanda vera e propria, ma in modo indiretto.
Ogni domanda, per chi sa leggere nell' "IO",  è il principio dunque di un percorso conoscitivo e quello che si intraprende nell'analisi dei testi in versi liberi della silloge della Piccinno viene svolto in due direttive: - A)Nella prima  rientrano l'immagine di copertina, il titolo dell'opera, i motivi dominanti e la struttura del testo. -B)Nella seconda una lettura critica del testo.
-A)
-Il bel dipinto proposto nella copertina propone la figura statuaria di Ipazia d'Alessandria vissuta nella seconda metà  del IV sec. d. C, la cui iconografia scelta dall'autrice richiama sì, una "martire della libertà di pensiero" uccisa da una folla di cristiani esaltati, ma, di rimando al lettore, invia al lettore il valore e un atteggiamento posti a simbolo della raccolta.
-Avvalora lo stato d'animo dell'autrice il titolo dato alla raccolta "SFINGE DI PIETRA" ad incarnare in una persona l'enigma collegata alla sfinge e la durezza della pietra che nello sguardo diventa immobilità,  indifferenza atte a celare, con il distacco, quel coacervo di emozioni e sensazioni che brulicano nell'animo. 
-Molti i motivi  presenti nella raccolta che, come pietre miliari del percorso, indicano già nelle liriche iniziali il dubbio, il silenzio, il vuoto, la paura, la fede e la carità, la pazienza, volti di quelle mille sfaccettature  dell'amore che è, insieme, tormento e gioia, ombra e luce della vita.
-Circa la struttura, la silloge "SFINGE DI PIETRA " racchiude 55 liriche divise in due raggruppamenti.      
 Il primo, introduttivo, composto da 14 liriche, fa da apri pista in merito al tema, enucleando le varie tesi e le idee di fondo; il secondo con la lirica di apertura "Sono Vetro" con numerazione romana, presenta 41 liriche, per lo più  in versi liberi, di varia  lunghezza con varie figure retoriche, quali metafore, assonanze. Vi prevale la forma del dialogo e un rivogersi della voce a un "TU". In alcuni testi  la voce interlocutoria  esprime il desiderio di parlare ad "Io", da sola a sola,  facendo il punto della situazione ( vedi il testo V "CERCO IL SENSO"; il testo VI  "IN FASE DI IMBARCO";  il testo XXIII "LE PAROLE CHE NON DICO ").
B)
Circa la lettura critica del testo, un autore/ autrice non sempre, nella loro ispirazione creativa, sono in grado di  intercettare il filo conduttore, quel "leitmotiv " che sta alla base  della loro silloge, affinché  non risulti soltanto un accostamento di testi.
Difficile é interpretare l'indole umana, il suo travaglio interiore, quale traspare  per sprazzi  da molte liriche del testo.
Pure in fondo al percorso lirico dell'autrice è dato cogliere piccole porticine di approdo, viste in quell' "IO VERO" del suo animo che si dibatte come farfalla in volo e si riconosce in quel mondo sopra le nuvole, in tutto ciò che traduce una maggiore grandezza di vita e un più  profondo respiro.
L'ispirazione  dell'autrice, pure oscillando un pò  di qua e un pò  di là  del muro d'ombra, in un dire velato e metaforico, presenta emozioni, un sentire profondo e sofferto e le parole velate sono portatrici di un bisogno di tenerezza, di affetto che sembrano impalpabili e sfuggenti, filtrati dall'esperienza di un "dentro e di un fuori", mentre fermo è l' "IO" dell'autrice,  quando nella lirica "SONO VETRO " si definisce:< Sono nei libri che ho letto/ , nei versi che ho scritto/ [...] sono altro, sono oltre, sono altrove">. (pag.  44). L' introspezione si ferma sul varco di una soglia, coglie attimi sulla linea di un orizzonte in declino con visioni di vedute da cui traspare il nulla, il vuoto ( vedi testo XIX "SPONSOR DEL VUOTO D'AMORE")  o con figure in cui sopravvive, in forma dialogica, un "IO" che parla, che usa la parola tagliente come arma e un" TU" che tace, che sfugge dall' "OMBRA DELLA QUERCIA" ed è  vagante. (testo IV "RAMI DI QUERCIA"). Si coglie altresì il brivido dell'emozione dalla sofferenza dell'animo che trasforma l'isolamento in oscurità, e lo smarrimento e l'allarme in paura ( testo n 8" MI SONO PERSA DIETRO LA PAURA" pag 36) nel labirinto della propria debolezza con  la morte interiore che richiama la "SFINGE DI PIETRA" dentro il lago della propria solitudine. Così  i desideri e le speranze deluse costituiscono ferite non cicatrizzate e inutilmente l' "IO" bussa a un muro sperando che possa trasformarsi in una porta.
Concludendo, il motivo dominante della silloge "SFINGE DI PIETRA è  nella sensibile indole dell'autrice che coglie la sofferenza del vivere, sia essa dell'animo, sia nelle cose del mondo, nei fiori, nell'albero di quercia, nella natura e prospetta in positivo l'uso della parola che si va verso, si fa poesia, per volare in cielo ( testo "Le parole che cercavo " pag 42 " Non germoglia nulla senza le parole>), sia la fede, la carità e la solidarietà  tra gli esseri umani. 
                     
Lidia LoguercioLidia Loguercio


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