domenica 8 novembre 2020

Un poeta a servizio di un poeta: L'Ora di Pascoli di Parolini

 Su L’ora di Pascoli di Massimo Parolini (Fara Editore – 2020)

Su La Recherche.it, rivista letteraria libera e associazione culturale, è stata pubblicata la recensione a L’ora di Pascoli di Massimo Parolini (Fara Editore, 2020).

Scrivo nella nota di lettura:

La silloge “L’ora di Pascoli” di Massimo Parolini è in realtà un long poem deliberatamente articolato in una serie di brevi composizioni-frammenti che sviluppandosi e intersecandosi fra di loro generano un intreccio essenzialmente onirico che ha come protagonista la figura di Giovanni Pascoli. In effetti il poema è costruito partendo da rilevanti citazioni e prestiti da testi pascoliani che vengono interpolati e sviluppati da versi originali con la paternità di Parolini i quali entrano in punta di piedi, quasi come voce fuori campo o esegesi in versi delle composizioni pascoliane che restano il filo conduttore dominante: c’è una logica di servizio alla tradizione poetica che emerge con evidenza e che non è se non encomiabile, soprattutto in tempi come i nostri in cui il narcisismo poetico spesso tocca livelli imbarazzanti e autolesivi. Qui invece l’autore (Parolini) preferisce fungere da regista quasi in ombra, senza protagonismi confermati anche dallo spirito di collaborazione evidente da cui quest’opera letteraria nasce.

[…]

L’idea che sta alla base del poema è infatti la riunione del nido pascoliano, figura dominante della poesia di Zvanì, con una sorta di incantesimo o esperimento di viaggio nel tempo grazie al quale i membri della famiglia pascoliana, divisi dalla serie di eventi tragici e violenti ben noti che porterà molti di loro alla morte in giovane età, possono finalmente ricongiungersi sotto lo stesso tetto, attorno alla tavola imbandita che li accoglie finalmente uniti e pacificati, perché in definitiva “il sogno è l’infinita ombra del Vero”. […] Qui trovano casa tutti gli elementi distintivi e caratteristici del mondo pascoliano (dai versi onomatopeici degli uccelli alle ambientazioni appenniniche e montane, dal mito del desco a quello del focolare domestico, dal rito della tessitura a quello della buona cucina romagnola con i suoi passatelli in brodo, la presenza partecipe della natura in tutte le sue forme animali e vegetali) combinati in un gioco verbale di citazioni e di incastri, quasi di cortocircuiti semantici che consentono che tutto questo avvenga. Ma non c’è solo il Pascoli domestico e familiare, quello più noto agli studenti, come avviene per la naturale impostazione dei corsi di letteratura a scuola, sia essa la scuola primaria o superiore, ma c’è anche il Pascoli poeta cosmico, quello del “cupo vortice di mondi”, della “profondità dell’infinito abisso” che ci inghiotte, con i suoi versi che ci ricordano come l’uomo sia un’entità trascurabile, addirittura irrilevante, rispetto alla vastità dell’universo, alla moltitudine delle galassie, alle regole ignote che presiedono alla combinazione e ricombinazione degli atomi.

[…]

Da qui il monito finale, con cui si chiude il libro, di una sobrietà disarmante, ma lucida:

Sogniamo insieme.

Amiamoci. Non c’è altro

al mondo, Tutto il resto

è silenzio.

e, in contrappasso con Verlaine, pure lui molto amato da Pascoli, è proprio per questo che serve la letteratura (quella vera, non quella della falsa arte poetica).

Fabrizio Bregoli

La nota di lettura integrale e una selezione di testi sono disponibili su La Recherche

Buona lettura!

L’elenco di tutte le recensioni scritte da Fabrizio Bregoli è disponibile sulla pagina Le mie recensioni

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