lunedì 20 aprile 2020

La “voce civile” materica e attenta di Vera Lúcia de Oliveira





Una raccolta poetica ancora nel segno, come le precedenti, di uno sguardo attento alle piccole cose che assumono significati profondi, simbolici, attraversata da equilibrio, gentilezza e grande desiderio di comunicazione che si esprime in una “voce civile”, come ben evidenziano le note critiche dei giurati poste in apertura del prezioso volumetto e il commento finale per la penna di Maria Borio che coglie bene il senso dell'opera e di cui riportiamo una citazione: “Libri come Ero in un caldo paese, dunque, offrono anche una chiave per riflettere su come spostare altre lenti sopra le tradizioni, i flussi, le dinamiche degli immaginari. Ogni scrittura multi-prospettica può parlare, oggi, con naturalezza di rivoluzioni” (p.82). Tale ricchezza di sguardo deriva anche dall'esperienza biografica dell'autrice, divisa tra due paesi, come emerge nei seguenti versi:
non sono mie le guglie / di montagne illuminate / non sono miei gli orti / profumati di resina e rose / erba fresca recisa / non sono mie le orme / su vie ritorte di una città / che il tempo ha modellato / non sono miei gli occhi / che vegliano dalle finestre / levigate da venti e piogge / non sono nata qui / ma i muri mi annusano / quando m’incontrano (p. 43)
Un altro filo rosso riguarda la matericità della parola che è delicata e lieve allo stesso tempo:  
venite a vedere la notte / che si accende di colori / è possibile abitare la notte / se porti un filare di sillabe sconnesse a penzoloni / cammini e loro si inoltrano e nel filo cominciano / a separare il buio da quel lumicino che porti in mano / per non perderti (p. 55)
o ancora
senza rami  né vele / navighi in un mare / che ti scorre  dentro / senza sponde / onde alte sferzano / la barca e ti afferri / alla lingua / sperando che regga (p. 62)
e infine in queste due ultime liriche
cosa resta dicevi / con gli occhi bassi / la voce fioca / chiedeva quasi / scusa, ma vedi / il fatto è che / il dire è la sola / cosa che ci resta (p. 74)
la parola è uno strappo / una sorta di assenza e di lutto / nel grembo la carezza comunica / nel grembo la parola è il corpo (p. 76)

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