Ottavio Rossani, La luna negli occhi (canzoniere d’amore
1988-2018), nino aragno editore 2019
recensione di AR
“Solo chi ama esiste davvero. E di più quando soffre perché
ama. / Il resto è fantasia.” (parole, p. 22).
Scandita in 4 parti (I. Canzoni, II. Racconti, III.
Richiami, IV. Sipario), questo canzoniere ci offre le emozioni, i trasporti, la
lotta, il desiderio, la conquista, la perdita, la passione, le vibrazioni
(“Aprirai il tuo tremore / alle mie braccia strette sui tuoi fianchi. /
Ascolterò perso il tuo affanno.”, uncino vellutato, p. 14)… che
compongono il sentimento amoroso. La bellezza e la poesia “del primo incontro”
è anche la profezia di una mancanza che innesca una tensione verso nuovi
incontri appassionati, anche nell’oltre: “Troppo accesi i colori
d’amore, / la trama nel film non combina il destino, / vuoto il fotogramma più
importante / bruciato dall’astinenza.” (fotogramma, p. 10); “Dalla tua
assenza sgorga poesia / ma non riempie il vuoto della tua essenza.” (brezza,
p. 16); “I giorni e le notti sono fatti di niente: / un’aria, un respiro, un
rumore. / I gesti presto diventano nostalgie.” (assedio, p. 35);
“Potresti far germogliare anche la sabbia.” (rinascenza, p. 41); “Il
grande sogno era l’attesa / di una vecchiaia saggia e serena. / Ma tu hai
saltato la barriera / sconfinando nell’invisibile. / (…) / E so che da qualche
parte / fiduciosa mi aspetti.” (libertà, p. 58).
La raccolta è costellata di immagini che si rivelano essere dei
veri dipinti dai colori materici e contrastati, animati e pulsanti: “Ti ho
lanciato una liana di seta, / tu provocante cometa / ti sei aggrappata al
davanzale della luna, / dondolando sei approdata a me.” (orbita, p. 20);
“Tu non parli, tocchi le labbra e il resto. / Occhi saette, com’è facile
l’intesa! / Le parole volano senza corteccia.” (passione, p. 31); “T’ho
vista sulla soglia di casa / in uno squillo di luce.” (territori, p.
57).
Nonostante le tragedie personali e sociali in cui siamo
immersi, l’autore conserva la virtù della speranza che sa cristallizzare il
vero amore in un diamante aperto alla novità, anche al mistero (divino?) che
rende preziosa ogni esistenza: “La luce salvifica della mente, / planando sopra
l’enigma del morire, / dal rancore ha saputo estrarre / una leggera crescente
speranza.” (Distanza, p. 65).
Come osserva nella Lettera che chiude il libro Giuseppe
Conte: «Che l’amore viva tra il “niente possesso” e il “voglio possederti” è
una delle contraddizioni fatali di questo sentimento, che tu hai colto
benissimo.” (p. 67).
PS Il verso che abbiamo messo come titolo di questa
recensione è tratto da veglia (p. 11).
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