giovedì 5 dicembre 2019

“Di emozione si può anche morire”


Ottavio Rossani, La luna negli occhi (canzoniere d’amore 1988-2018), nino aragno editore 2019

recensione di AR 

http://www.ninoaragnoeditore.it/opera/la-luna-negli-occhi
 


“Solo chi ama esiste davvero. E di più quando soffre perché ama. / Il resto è fantasia.” (parole, p. 22).

Scandita in 4 parti (I. Canzoni, II. Racconti, III. Richiami, IV. Sipario), questo canzoniere ci offre le emozioni, i trasporti, la lotta, il desiderio, la conquista, la perdita, la passione, le vibrazioni (“Aprirai il tuo tremore / alle mie braccia strette sui tuoi fianchi. / Ascolterò perso il tuo affanno.”, uncino vellutato, p. 14)… che compongono il sentimento amoroso. La bellezza e la poesia “del primo incontro” è anche la profezia di una mancanza che innesca una tensione verso nuovi incontri appassionati, anche nell’oltre: “Troppo accesi i colori d’amore, / la trama nel film non combina il destino, / vuoto il fotogramma più importante / bruciato dall’astinenza.” (fotogramma, p. 10); “Dalla tua assenza sgorga poesia / ma non riempie il vuoto della tua essenza.” (brezza, p. 16); “I giorni e le notti sono fatti di niente: / un’aria, un respiro, un rumore. / I gesti presto diventano nostalgie.” (assedio, p. 35); “Potresti far germogliare anche la sabbia.” (rinascenza, p. 41); “Il grande sogno era l’attesa / di una vecchiaia saggia e serena. / Ma tu hai saltato la barriera / sconfinando nell’invisibile. / (…) / E so che da qualche parte / fiduciosa mi aspetti.” (libertà, p. 58).

La raccolta è costellata di immagini che si rivelano essere dei veri dipinti dai colori materici e contrastati, animati e pulsanti: “Ti ho lanciato una liana di seta, / tu provocante cometa / ti sei aggrappata al davanzale della luna, / dondolando sei approdata a me.” (orbita, p. 20); “Tu non parli, tocchi le labbra e il resto. / Occhi saette, com’è facile l’intesa! / Le parole volano senza corteccia.” (passione, p. 31); “T’ho vista sulla soglia di casa / in uno squillo di luce.” (territori, p. 57).

Nonostante le tragedie personali e sociali in cui siamo immersi, l’autore conserva la virtù della speranza che sa cristallizzare il vero amore in un diamante aperto alla novità, anche al mistero (divino?) che rende preziosa ogni esistenza: “La luce salvifica della mente, / planando sopra l’enigma del morire, / dal rancore ha saputo estrarre / una leggera crescente speranza.” (Distanza, p. 65).

Come osserva nella Lettera che chiude il libro Giuseppe Conte: «Che l’amore viva tra il “niente possesso” e il “voglio possederti” è una delle contraddizioni fatali di questo sentimento, che tu hai colto benissimo.” (p. 67).



PS Il verso che abbiamo messo come titolo di questa recensione è tratto da veglia (p. 11).

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