rubrica a cura di Fabio Cecchi
Olè bella gente! Ho chiuso finalmente, nel mezzo di tante traversie estive, un nuovo foglio di scoperte letterarie e recensioni. Spero tanto la critica sia stata all’altezza, un aspetto che tocca a voi ravvisare. Via al prossimo mese. Grazie per l’attenzione. Ogni bene.
Stefan Zweig - NOTTE FANTASTICA - Adelphi 2012
Stefan Zweig avevo noto per la redazione di alcune
biografie, alle quali tra l’altro vorrei presto tornare. Questo criptico
volumetto, Notte Fantastica, si compone di quattro novelle, molto uniformi per
stile. Uno stile curato e raffinato che ci raggiunge anche per merito della
traduzione di Ada Vigliani. Il soggetto narrante sembra ripetersi volta dopo
volta, maschio e benestante e sulla mezza età. L’introduzione al testo parla di
coinvolgimento passionale, ma non compare l'amore carnale per come ti aspetti. C’è attrazione dietro al coinvolgimento, cosa comunque che non convoglia più vicine le parti.
Il brano primo ha svolgimento in una locanda-albergo,
con un timido e platonico innamoramento. La velleità amorosa, che tremula
accade in notturna, si infrange assieme al sonnambulismo di lei. Il brano
secondo si mette in moto entro un Ippodromo, dove una vincita incidentale
diventa fattore scatenante. Il protagonista, che avrebbe di suo dote cospicua,
finisce in un vortice di contrasti interiori da capogiro. A mezzanotte passata
viene devoluto tutto ai primi passanti, tra cui una donnetta di compagnia alla quale
nemmeno può strappare qualche briciola di compagnia. Il brano terzo catapulta in una situazione da
tragedia greca o da fumetto americano made in Italy. Siamo in una bettola al
porto ed il nostro avventore, spettatore involontario, non si trattiene dall’approfondire
le questioni successe. Una sposa, ora avversa al marito, è impiegata nella
locanduccia e oppone resistenza alla sua strenua missione di pace. Il brano
quarto ha un clima ora equilibrato ora tormentato: il sotterfugio d’amore
sembra farsi dirompente nella vita di ogni figura, ma in coda si recupera
respiro. L’ambientazione? L’Austria una volta ancora.
Zweig adopera una prosa di alto tenore, ricercata
ma non artificiosa, posso dire alle volte sublime. Il discorso prende altre
volte, purtroppo, una trazione veramente eccessiva, di un epos spinto e spinto.
Lo stile vince sulla storia, ora buona ora accettabile, nell’idea e nello
sviluppo. Una raccolta interessante dal prezzo onesto.
Giorgio
Bassani - GLI OCCHIALI D’ORO - Oscar Mondadori 1970
Un
buon romanzo breve. Ho sotto mano la carta tipica mondadoriana, quella che
aiuta a ritrovare il gusto delle buone letture. L’introduzione è affidata a
Luigi Baldacci, che adopera la giusta misura di visione storica e
approfondimento biografico. Non chiedo di meglio. Il romanzo ha vita attorno a
due poli: il medico Athos Fadigati e uno studente di media estrazione. I luoghi
sono gli stessi dell’autore: il ferrarese per appartenenza cittadina e il
bolognese per territorio di studi. C’è un incursione romagnola, una bene
accetta curiosità. I protagonisti spendono le vacanze a Riccione, che appare
ben realistica, oggi magari irrintracciabile negli spazi descritti.
Lo
sfondo del romanzo? La macchia. Lo stigma. Il dottore appare su scena con
debito lustro, per perdere quota capitolo dopo capitolo. Non sarebbe una
vittima nata nemmeno a fronte dell’arretratezza di pensiero della cittadina. Va
però a compiere una scelta devastante. Il suo amante è uno sciagurato fedifrago,
di quelle persone in grado di volgere in negativo l’esistenza di chicchessia.
La svolta non sarà letale per il dottore, ma l’inciampo riesce molto simbolico
e funzionale alla trama. La solitudine, che lo segue come una seconda ombra, lo
segna vistosamente ed al pubblico consegna una triste figura di spiantato. Il
discorso della macchia riesce molto meno nel caso del ragazzo, di famiglia
israelitica. La presa di posizione è certamente importante, dietro il periodo
eticamente nero del fascismo. Qualcosa manca di chiarezza comunque. Quei tanti
studi, generali o specifici, che sono online e penso siano sulle antologie,
aiutano quanto meno il lettore a completare la contestualizzazione. Un romanzo
breve, come detto, abbastanza buono.
Susanna
Tamaro - RISPONDIMI - Rizzoli 2001
Sono
tre storie per un volume. L’invocazione del titolo viene rinforzata da un
vibrante versetto dietro l’antiporta (Gv 15, 1-17). Un libro sopra al male di
vivere, che in altro secolo avrebbe forse incontrato la stessa censura che
toccò Jude The Obscure (Hardy). La
prima novella segue il percorso di crescita di un’orfanella. Il romanzo appare
totale, sia puntuale sulla realtà di riferimento sia lanciato verso le aperte
riflessioni esistenziali. Il dolore ha risalto. Quello di chi cerca e non trova
amore. La ragazzina avrà opportunità di grande riscatto, dopo tanto clima teso,
ma un nuovo intervento adulto porterà a risvolto subdolo.
La
seconda novella e la terza sono decisamente più incentrate sul rapporto
coniugale. Qui una vibrante violenza mi previene dal portare a termine l’una e
l’altra storia. Una volta si sarebbe detto roba da seconda serata, specifico
una volta, data la svergognatezza consentita negli ani correnti. I personaggi…
da parte maschile ho colto scarsa bravura, da parte femminile scarsa fortuna,
ma può darsi che gli aspetti siano intersecati più di quanto abbia trovato. Vengo
al punto. Le prime cento pagine, a scanso di qualche crudezza, offrono una
bellissima letteratura che parla dell’umano a nome dell’umano genere. Le
novelle due e tre vanno prese di petto, a stomaco preparato. Un libro
abbastanza buono nel momento buono, pregevole nelle sue tinte forti e fosche.
Mary
McCarthy - IL GRUPPO - minimum fax 2019
L’opera
è assai impegnativa, nelle cinquecento pagine di serrata scrittura. Vi sono inoltre
arrivato con uno scarso appeal per la letteratura americana. Ho trovato Roth
interessante e Fante passabile. Non passo invece più da Hemingway e Salinger,
pochi i rimpianti.
C’erano
articoli che annunciavano un romanzo ardito e di impatto, opinione trovata fondata.
L’autrice si prende tutto il tempo occorrente per scavare tra le pieghe sociali
e stendere un’ampia sociologia del suo momento storico. La donna giovane,
nubile o neo sposa, viene seguita ora singolarmente ora nel binomio di coppia. La
coppia amorosa appare al centro di tutto, ma ogni altro binomio (amicizia,
famigliare, ecc) costituisce un momento chiave. Qualche personaggio scivola via,
qualche altro entra in scena, da capitolo a capitolo. I temi si succedono: la
contraccezione, diritti e doveri nella coppia, la fase neonatale, vita
lavorativa versus famiglia, e altro
ancora …
Il
merito dell’opera va ricondotto alla sua rilevanza e attinenza storica. Il
narratore sa dimostrarsi portentoso. Vi sono disparati personaggi ma Mc Carthy
non perde lo smalto, essi sembrano vivere della sua stessa linfa di vita. Era
uno dei meriti riconosciuti a J.K. Rowling: i personaggi ti vengono appresso,
fuoriescono dalla massa di inchiostro inerte su carta. Ah piccola nota: avevo
accolto con sorpresa le citazioni del Thomas Hardy poeta nella narrativa di
Scarlett Thomas, adesso segnalo con eguale esultanza la citazione di Thomas Carew,
poeta seicentesco inglese lasciato da parte nei libri di scuola. Se debbo
indicare un demerito, punto sulla stesura, che quasi tramortisce dove più copiosa
e dirompente. Il Gruppo resta un
libro importante, che consiglio di avvicinare. Voilà.
Agostino Lugaresi - GARAVELL - Il Ponte Vecchio 1995
Volevo
tanto arrivare a un buon libello in dialetto romagnolo. Ce l’ho fatta. Il
cesenate Lugaresi, leggo nella striminzita nota biografica, al momento della
pubblicazione è un medico in pensione. C’è un precedente significativo. Ho a
casa l’opera poetica di Giuseppe Cantoni, anche lui cesenate dai capelli
bianchissimi. Un’opera che considero esempio di alta e autentica poesia. La
possibilità di raffronto, comunque, si spegne sul nascere. La maniera poetica è
troppo differente. Lugaresi, per dirne una, non viene a patti con la narrazione
in versi, accodandosi all’invito montaliano che l’emozione non abbia a
sospingersi per minuti e minuti di lettura.
Il
ciclo La Celesta, dedicato alla lunga
parentesi coniugale, chiude in simpatia le danze. Al centro c’è la moglie in
persona, una diavolessa del focolare (persona tremenda, sembra proprio, ma servirebbe
sentire anche la sua campana…). Nulla
che non si possa immaginare. Il marito è succube, la moglie arcigna e
altezzosa, e via via … Un libro, in conclusione, che privilegia l’aneddoto al
discorso sociale e geografico, e la battuta bonaria ad uno svolgimento poetico
più ampio. Ha simpatia da vendere, sappiate, per questo e per il suo dialetto,
io lo consiglio.
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