Michele Caliano, Theory of Infinity, Fara 2019
recensione di Vincenzo Capodiferro pubbicata su Insubria Critica
Theory of Infinity è un’opera poetica di
Michele Caliano, edita da Fara, Rimini, 2019. Michele Caliano è nato ad Avellino
il 2 settembre 1963. Vive a Montoro. È un astrofilo datato. Socio del gruppo
culturale Francesco Guarini è appassionato di cosmologia e divulgatore
scientifico nelle scuole medie e presso emittenti radiofoniche. Theory of Infinity è un’opera poetica ironico-didascalica, ove si trovano intrecciate
forme standard, vicine a un linguaggio scientifico adattato al verso, con
espressioni comiche, a volte anche molto forti, e diremmo quasi volgari. È uno
stile veramente originale. Certe conclusioni ti fanno riflettere: il lettore è
portato a fermarsi, ridere e pensare. Ma questa è una bellissima cosa! Per
questo potremmo anche dire che l’opera del nostro Michy (ce lo consenta) si
avvicina a certe tipologie satiriche con attacchi di fescennina memoria.
D’altronde Michy proviene dalla tradizione atellana irpino-lucana. In questo
intreccio favoloso la fabula rimanda naturalmente all’Infinito, grande
tema, che ha tenuto impegnati e ha tormentato intere generazioni di filosofi,
letterati, scienziati, matematici, artisti, musicisti e compagnia bella.
Che sia tartaruga o serpente
niente di male pensare all’infinito
attuale o potenziale.
Da Anassagora a Pitagora a Zenone …
Dal caos aristotelico
ad Archimede curvilineo.
Di Copernico il sistema è eliocentrico
di Galileo è la scienza moderna.
Gli infinitesimi di Cantor dall’infinito assoluto…
Di Einstein l’universo è chiuso
in un cerchio fuso…
Etc., etc.
Non stiamo qui a citare il naufragio leopardiano, anche
perché Theory non è un’opera romantica. Tuttavia il romanticismo c’è, ma si è
spostato sul piano scientifico, cosmologico. Questo è un fatto culturale: molti
scienziati dagli inizi del secolo scorso hanno cominciato a riprendere le
teorie cosmologiche ed a inseguire di nuovo la chimera dell’infinito, il big
bang e cosa c’era prima del big bang e cosa ci sarà dopo. Queste domande
Michele se le pone. Ma se le poneva anche Agostino: cosa faceva Dio prima della
creazione? Si guardava allo specchio: prima cosa mi creo io (Io
sono Dio), e poi? Poi… Boom! Una grande esplosione: bing, bing… bang…
Dovremmo chiederci come fece Cartesio: chi è che ha messo questa idea, cioè
“Infinity”, nella mia testolina? È innata! L’infinito è diverso dall’infinità:
lascio al lettore la riflessione sulla differenza… Oggi la poesia, poi, non è
più considerata la foriera del vero. Ecco come risponde Michele:
Noi siamo l’universo cosciente
(principio Antropico universale per
Tutti gli esseri intelligenti e coscienti)
Prima e dopo non c’è nulla, niente.
Noi siamo il pensiero
unico e vero
(filosofia orientale ed occidentale) …
Noi siamo l’infinito degli infiniti…
Ecco! Abbiamo dato un’idea di come si muove Michele:
stile libero, sciolto. Prima di procedere vorrei lasciare alla mente del
lettore un’altra domanda: che differenza c’è tra nulla e niente?
… Il principio antropico, forte, debole (non stiamo a rammentare i deboli di
mente di Vattimo), da chi fu formulato? Kant: la rivoluzione
copernicana del Soggetto. Ma in fondo, se ci pensiamo questo principio ci
dà ragione fortemente, cioè dà ragione alla cultura italiana: l’Umanesimo. La
scienza sta recuperando l’Umanesimo. E questa è una grande impresa. Poi, noi
siamo la punta pensante e cosciente dell’iceberg freudiano dell’Universo.
L’Universo non è una cosa, ma una Persona. Questo mette bene in evidenza il
Nostro! Certo non è facile riportare la scienza in versi dopo la separazione
delle scienze della Natura da quelle dello Spirito. Oggi la formazione, come
già sottolineava Geymonat, è ingabbiata in compartimenti stagni. Questo è il
rischio. Siamo vittime della lezione del postmoderno di Lyotard: ogni valore è
atomistico. All’interno del quadro molecolare dei saperi già si raggiunge una
verità relativa, per cui è inutile ricorrere a narrazioni metafisiche.
Purtroppo non è così, perché i pensieri non sono atomi, non sono le
proposizioni protocollari dei neopositivisti logici. Anche il postmoderno è una
grande narrazione metafisica. Ma volete che la gente comune usi le
“proposizioni protocollari”? E che so’? O anche gli scienziati si imparino a
memoria le proposizioni atomiche, o protocollari. E che se ne fanno? I
neopositivisti viennesi forse si erano fatti una birra di troppo! C’è un
sottile filo conduttore che collega ogni forma di pensiero e di vita.
L’Universo è un tutto e lo possiamo guardare solo come un tutto, cioè seguendo
dei principi gestaltici: così fece anche Einstein. L’opera di
Caviano rivela che lo spirito umano è universale: è scientifico ed umanistico
insieme e nello stesso tempo. Le scienze della Natura e dello Spirito sono
prodotto dell’uomo e non viceversa: questo è il principio antropico. Noi siamo
la mente dell’universo: questo è l’intelligent design.
Dobbiamo superare questo feticismo della scienza. L’uomo è il creatore di tutte
le scienze. Nella poesia, che riprende la poiesis, o creazione originaria
dell’universo, possiamo raggiungere questa sintesi meravigliosa tra la parte
destra e la parte sinistra del cervello, tra l’intelligenza A e l’intelligenza
B. Siamo come due mezze facce incollate in una simmetrica unità: due mezzi
uomini incollati. Ragione e sentimento sono incollati. Tutti gli esseri viventi
rispettano questa unità simmetrica tra i nietzschiani apollineo e dionisiaco.
Forse a questo alludeva il mito della mela di Platone, la
famosa mela di Adamo ed Eva. Hegel diceva che la mela ha procurato
tre danni irreparabili all’umanità: il peccato originale, perché fu mangiata da
Eva, la guerra di Troia – Elena – e la gravità – Newton. Ed è vero. Oggi anche
la gravità è stata superata. Il Demiurgo prese due parti e le mise insieme in
un insieme meraviglioso.
Il cosmo è dentro di noi (Carl Sagan)
di esso noi siamo autocoscienza
di tutta l’energia e della materia
possiamo fare esperienza
(anche quando ci fa male la panza)
Bella questa citazione che ci ricorda i nostri umanisti:
l’uomo è microcosmo. Ficino: copula mundi! Pico: magnum
miraculum! Alberti: faber fortunae suae! L’umanesimo aveva
raggiunto la sintesi meravigliosa dei due cervelli in Leonardo,
l’artista-scienziato, il vero inventore del metodo sperimentale, ripreso da
Galileo.
Michele ci dà anche dei principi universali molto forti
di cui citiamo solo alcuni:
2. Non c’è limite al nostro desiderio di sapere…
3. Nessuna differenza tra scienze e religioni…
Finalmente si deve superare questo atavico contrasto tra
ragione e fede, come pensava anche Spencer. Questo contrasto dura oramai dal
Trecento, quando il barbiere Occam, col suo rasoio, tagliò la metafisica prima
di Kant. Materia e Spirito sono due aspetti dello stesso universo. Il dualismo
tra teorie corpuscolari e teorie ondulatorie lo dimostra. L’universo è mirabile
sintesi di massa ed energia, cioè di materia e spirito E=mc2. La
teologia dovrebbe studiare il mondo dell’energia, la scienza quello della
massa.
Theory ofInfinity si pone come opera didascalica, cioè atta all’insegnamento, è
un’opera semplice, ma non semplicistica. Si pone in maniera volutamente
popolare. Ed usa la bellissima spada a doppio taglio dell’ironia, quel “riso”
aristotelico che fece impazzire Eco. Un’arma che risale a Zenone, ai Sofisti, a
Socrate e scivola fino ai nostri tempi. È un’opera adatta a tutti: può leggerla
disinvoltamente lo scienziato o il letterato, il ragazzino delle scuole medie,
fino alla persona comune. Per questo è universale. Il tema dell’infinito, poi,
come sempre è sempre affascinante e ci pone delle domande esistenziali molto
forti. Quelle stesse domande che si poneva Petrarca, il padre del nostro
umanesimo: io infatti mi domando a che giovi conoscere la natura delle
belve e degli uccelli e dei pesci e dei serpenti e ignorare o non cercare di
sapere la natura dell’uomo? Perché siam nati? Donde veniamo? Dove andiamo?
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