Marzia Biondi, L’amaca dell’abbraccio dissetante, Raffaelli Editore 2018, prefazione di Gianfranco Lauretano
recensione di Gianni Criveller
Nel corso della kermesse letteraria organizzata da Alessandro Ramberti a Fonte Avellana nel luglio 2018, Marzia Biondi mi ha omaggiato della sua ultima raccolta poetica, pubblicata elegantemente da Raffaelli (aprile 2018). Nella dedica Marzia scrive che me la donava con il “sorriso dell’anima”. Un’espressione che mi aveva colpito, e che poi, leggendo le poesie (ho portato con me il piccolo volume in vari viaggi, e come sempre faccio, l’ho letto in sale d’attesa di varie stazioni e aeroporti) ho ritrovato tra i temi ricorrenti proprio il sorriso e l’anima. Il sorriso abita permanentemente le poesie di Marzia; “Il suo sorriso è come un’amaca” (p. 41), ed ecco, almeno in parte, rivelato il significato del titolo dell’opera.
Nella prefazione, Gianfranco Lauretano ha giustamente sottolineato l’impiego di termini quasi desueti come “spirito”, che spingono la poesia di Marzia Biondi oltre la materialità e la semplice attualità. Marzia legge la vita oltre la dimensione immediata, ed dunque pronta a cogliere la presenza dell’“anima” e dello “spirito” nelle nostre vite.
C’è un’altra dedica fondamentale per afferrare l’anima di questa opera poetica: la dedica iniziale al figlio Dario. Le poesie (almeno la prima parte) sono dunque una questione familiare, quasi intima, tra lei e il figlio. Marzia ci permette di entrare in questa vicenda attraverso la porta della poesia. Dopo avergli donato la vita (tema fondamentale, su cui torneremo), Marzia vuole lasciare in eredità al figlio una lezione, direi quasi morale. Morale nel senso più nobile che questa parola possa avere: “nel caldo vento / o nei gelidi soffi / sii ramo / radice di piccole foglie / di saggezza” (p. 26).
La poesia di Marzia è positiva, buona, affettiva. È pervasa da afflato materno, ci sono immagini come il già citato “sorriso”, e poi “sguardo”, “abbraccio”, “respiro”, “bellezza”, “gratitudine”, che descrivono il mondo che una madre costruisce per il figlio. Senza maternalismi però: l’orizzonte che Marzia indica è quello della libertà e della felicità (p. 58).
Ci sono altri temi interessanti in questa poesia ricca di emozioni, ad esempio quello della fanciullezza e della sua intrinseca felicità. Tra tutti a prevalere è il sentimento della vita, la sua forza unica, e il suo mistero. La vita sbuca fuori sempre, quasi ad ogni pagina. D’altronde la bellissima citazione iniziale di Rainer Maria Rilke l’aveva annunciato con chiarezza:
recensione di Gianni Criveller
Nel corso della kermesse letteraria organizzata da Alessandro Ramberti a Fonte Avellana nel luglio 2018, Marzia Biondi mi ha omaggiato della sua ultima raccolta poetica, pubblicata elegantemente da Raffaelli (aprile 2018). Nella dedica Marzia scrive che me la donava con il “sorriso dell’anima”. Un’espressione che mi aveva colpito, e che poi, leggendo le poesie (ho portato con me il piccolo volume in vari viaggi, e come sempre faccio, l’ho letto in sale d’attesa di varie stazioni e aeroporti) ho ritrovato tra i temi ricorrenti proprio il sorriso e l’anima. Il sorriso abita permanentemente le poesie di Marzia; “Il suo sorriso è come un’amaca” (p. 41), ed ecco, almeno in parte, rivelato il significato del titolo dell’opera.
Nella prefazione, Gianfranco Lauretano ha giustamente sottolineato l’impiego di termini quasi desueti come “spirito”, che spingono la poesia di Marzia Biondi oltre la materialità e la semplice attualità. Marzia legge la vita oltre la dimensione immediata, ed dunque pronta a cogliere la presenza dell’“anima” e dello “spirito” nelle nostre vite.
C’è un’altra dedica fondamentale per afferrare l’anima di questa opera poetica: la dedica iniziale al figlio Dario. Le poesie (almeno la prima parte) sono dunque una questione familiare, quasi intima, tra lei e il figlio. Marzia ci permette di entrare in questa vicenda attraverso la porta della poesia. Dopo avergli donato la vita (tema fondamentale, su cui torneremo), Marzia vuole lasciare in eredità al figlio una lezione, direi quasi morale. Morale nel senso più nobile che questa parola possa avere: “nel caldo vento / o nei gelidi soffi / sii ramo / radice di piccole foglie / di saggezza” (p. 26).
La poesia di Marzia è positiva, buona, affettiva. È pervasa da afflato materno, ci sono immagini come il già citato “sorriso”, e poi “sguardo”, “abbraccio”, “respiro”, “bellezza”, “gratitudine”, che descrivono il mondo che una madre costruisce per il figlio. Senza maternalismi però: l’orizzonte che Marzia indica è quello della libertà e della felicità (p. 58).
Ci sono altri temi interessanti in questa poesia ricca di emozioni, ad esempio quello della fanciullezza e della sua intrinseca felicità. Tra tutti a prevalere è il sentimento della vita, la sua forza unica, e il suo mistero. La vita sbuca fuori sempre, quasi ad ogni pagina. D’altronde la bellissima citazione iniziale di Rainer Maria Rilke l’aveva annunciato con chiarezza:
E per il resto lasci fare alla vita. Mi creda: la vita ha sempre ragione, in ogni caso.
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