lunedì 6 agosto 2018

Scoperta in Sicilia la Coppa del Re Minosse?

IDENTIFICATO IN SICILIA UN RHYTON CRETESE, DI RARA BELLEZZA, NEI DINTORNI AGRIGENTINI DEL MONTE GUASTANELLA?
FORSE LA COPPA DEL RE MINOSSE?


Rhyton di Siculiana




Rhyton cretese




Il mio amato  Monte Guastanella, verosimile sede, secondo l’ipotesi archeologica da me avanzata, della tomba del re cretese Minosse e della città dedalica di Camico  (Lombardo R.R.,  L’ultima dimora del re. Una millenaria narrazione siciliana “svela” la tomba di Minosse, Fara Editore, Rimini 2013 e Lombardo R.R., Minosse e l’enigma del Monte Guastanella. Con Paolo Orsi a Guastanella, in terra diSicilia, sulle orme dell’ultima dimora del re Minosse: una sorprendenteipotesi archeologica, Arbor Sapientiae Editore, Roma  2017)  e le contrade ad esso limitrofe non cessano mai di riservarmi sbalorditive sorprese e generose conferme della bontà dei miei indefessi studi e caparbie ricerche.


È proprio un maestoso rhyton, di splendore regale, quello in cui mi sono provvidenzialmente imbattuta solo pochi giorni fa, appena approdata in terra di Trinacria  per un ulteriore soggiorno  studio nell’agrigentino, finalizzato a promuovere l’ultima mia pubblicazione con Arbor Sapientiae, che si fregia questa volta dell’autorevole suggello e convalida della mia ipotesi archeologica sul Monte Guastanella, quale sito protostorico ricettacolo delle spoglie del talassocrate cretese, da parte del grande archeologo Paolo Orsi nelle pagine inedite dei suoi taccuini, da me rinvenute, trascritte e pubblicate, nonché a sensibilizzare le Autorità locali preposte sull’attivazione di una seria campagna di scavi in loco, condotta sotto la mia egida, che, alla luce delle più recenti acquisizioni, non da ultimo la presente, si imporrebbe come indifferibile.
Appunto nel corso dei miei sopralluoghi di ricerca ho avuto modo l’altro giorno di scoprire e ammirare un reperto di splendida fattura, negletto e confuso tra una miriade eterogenea di manufatti di epoche diverse (elmi, spade, pistole, armature, vestiti, quadri, scritti, arredi, ecc.), privi e sprovvisti per lo più di qualsivoglia didascalia esplicativa o riferimento di catalogazione e identificazione, ospitati all’interno del Castello Chiaramonte di Siculiana (sec.XIV), bene di interesse storico e monumentale tutelato dalla Regione Sicilia affidato per la sua cura e valorizzazione a dei privati e adibito a una parte museale (pochi ambienti abitativi antichi) e ad una convegnistica e di ricevimenti nuziali (saloni preposti a banchetti e sposalizi).
A un primo esame di lettura, che necessita comunque di successive indagini e approfondimenti per confermare l’identificazione da me  avanzata, riterrei, sulla scorta dell’effettuazione di una personale analisi comparativa del pezzo con similari oggetti della Creta minoica, di aver riconosciuto in esso un rhyton di matrice cretese, ossia un vaso cerimoniale da libagioni, di forma conica a boccale/coppa, diffuso in età minoico-micenea e, nello specifico, una superba versione, realizzata in lamina d’oro sbalzato di raffinata bellezza, del rhyton in steatite nera, il cosiddetto “Vaso dei pugili”, proveniente da Haghia Triada, presso Phaistós, e conservato oggi al Museo Archeologico di Hiraklion di Creta.
Tale vaso, risalente al XVIII-XVI sec. a.C., presenta una decorazione, frammentaria, in bassorilievo disposta su quattro registri e ispirata a ludi ginnici: un fregio rappresenta una scena di  “taurocathapsia” e gli altri tre raffigurano scene di pugilato e di lotta.
In due delle quattro fasce sono rappresentati anche dei pilastri che rimandano a una ambientazione all’interno di edifici di probabile destinazione iniziatico-cultuale.
Le similarità iconografiche ravvisate  fra i due manufatti, quello dell’isola di Creta e quello dell’isola di Sicilia, da me presi in esame, risultano, a dir poco sbalorditive e sensazionali.
Addirittura il rhyton del Castello dei Chiaramonte di Siculiana sembrerebbe costituire l’archetipo e il modello regale di quello dell’isola di Creta e la sua presenza a poca distanza dal monte Guastanella/Camico, reggia-fortezza dedalica del re sicano Kokalos che “vi depositò le sue ricchezze e e le conservò inespugnate grazie all’inventiva dell’architetto” (Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, IV, 78), feudo che dopo la baronia del luogo esercitata dal 1305, sotto Federico II Aragonese, da Bartolomeo Montaperto, passò a quella dell’illustre famiglia di origine normanna dei Chiaramonte, signori di Siculiana, farebbe supporre che possa trattarsi di un oggetto, da secoli rinvenuto ma mai sinora identificato, facente parte del sontuoso corredo funebre del re Minosse.
Avuto il destro  e  la fortuna di riesumarlo dall’oblio della storia di questi luoghi, lo sottopongo, per un illuminante confronto e dibattito, all’attenzione dei cultori dell’Antico e degli studiosi ed   esperti di settore. 
   

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