FORSE LA COPPA DEL RE MINOSSE?
Rhyton di Siculiana |
Rhyton cretese |
Il mio amato
Monte Guastanella, verosimile sede, secondo l’ipotesi archeologica da
me avanzata, della tomba del re cretese Minosse e della città dedalica di
Camico (Lombardo R.R., L’ultima dimora del re. Una millenaria narrazione siciliana “svela” la tomba di Minosse, Fara Editore, Rimini
2013 e Lombardo R.R., Minosse e l’enigma del Monte Guastanella. Con Paolo Orsi a Guastanella, in terra diSicilia, sulle orme dell’ultima dimora del re Minosse: una sorprendenteipotesi archeologica, Arbor Sapientiae Editore, Roma 2017) e
le contrade ad esso limitrofe non cessano mai di riservarmi sbalorditive
sorprese e generose conferme della bontà dei miei indefessi studi e caparbie
ricerche.
È proprio un
maestoso rhyton, di splendore regale, quello in cui mi sono provvidenzialmente
imbattuta solo pochi giorni fa, appena approdata in terra di Trinacria per un ulteriore soggiorno studio nell’agrigentino, finalizzato a promuovere l’ultima mia
pubblicazione con Arbor Sapientiae, che
si fregia questa volta dell’autorevole suggello e convalida della mia ipotesi
archeologica sul Monte Guastanella, quale sito protostorico ricettacolo delle
spoglie del talassocrate cretese, da parte del grande archeologo Paolo Orsi nelle
pagine inedite dei suoi taccuini, da me rinvenute, trascritte e pubblicate, nonché
a sensibilizzare le Autorità locali preposte sull’attivazione di una seria
campagna di scavi in loco, condotta sotto la mia egida, che, alla luce delle
più recenti acquisizioni, non da ultimo la presente, si imporrebbe come indifferibile.
Appunto nel corso
dei miei sopralluoghi di ricerca ho avuto modo l’altro giorno di scoprire e ammirare un reperto di splendida
fattura, negletto e confuso tra una miriade eterogenea di manufatti di epoche
diverse (elmi, spade, pistole, armature, vestiti, quadri, scritti, arredi,
ecc.), privi e sprovvisti per lo più di qualsivoglia didascalia esplicativa o
riferimento di catalogazione e identificazione, ospitati all’interno del
Castello Chiaramonte di Siculiana (sec.XIV), bene di interesse storico e
monumentale tutelato dalla Regione Sicilia affidato per la sua cura e valorizzazione a
dei privati e adibito a una parte museale (pochi ambienti abitativi antichi)
e ad una convegnistica e di ricevimenti nuziali (saloni preposti a banchetti e
sposalizi).
A un primo esame
di lettura, che necessita comunque di successive indagini e approfondimenti per
confermare l’identificazione da me avanzata, riterrei, sulla scorta
dell’effettuazione di una personale analisi comparativa del pezzo con similari
oggetti della Creta minoica, di aver riconosciuto in esso un rhyton di matrice
cretese, ossia un vaso cerimoniale da libagioni, di forma conica a boccale/coppa, diffuso in età minoico-micenea e, nello specifico, una superba
versione, realizzata in lamina d’oro sbalzato di raffinata bellezza, del rhyton
in steatite nera, il cosiddetto “Vaso dei pugili”, proveniente da Haghia
Triada, presso Phaistós, e conservato oggi al Museo Archeologico di Hiraklion
di Creta.
Tale vaso,
risalente al XVIII-XVI sec. a.C., presenta una decorazione, frammentaria, in
bassorilievo disposta su quattro registri e ispirata a ludi ginnici: un fregio
rappresenta una scena di “taurocathapsia” e gli altri tre raffigurano
scene di pugilato e di lotta.
In due delle quattro
fasce sono rappresentati anche dei pilastri che rimandano a una ambientazione
all’interno di edifici di probabile destinazione iniziatico-cultuale.
Le similarità
iconografiche ravvisate fra i due
manufatti, quello dell’isola di Creta e quello dell’isola di Sicilia, da me
presi in esame, risultano, a dir poco sbalorditive e sensazionali.
Addirittura il
rhyton del Castello dei Chiaramonte di Siculiana sembrerebbe costituire
l’archetipo e il modello regale di quello dell’isola di Creta e la sua presenza
a poca distanza dal monte Guastanella/Camico, reggia-fortezza dedalica del re
sicano Kokalos che “vi depositò le sue ricchezze e e le conservò inespugnate
grazie all’inventiva dell’architetto” (Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, IV,
78), feudo che dopo la baronia del luogo esercitata dal 1305, sotto Federico II
Aragonese, da Bartolomeo Montaperto, passò a quella dell’illustre famiglia di
origine normanna dei Chiaramonte, signori di Siculiana, farebbe supporre che
possa trattarsi di un oggetto, da secoli rinvenuto ma mai sinora identificato,
facente parte del sontuoso corredo funebre del re Minosse.
Avuto il destro e la
fortuna di riesumarlo dall’oblio della storia di questi luoghi, lo sottopongo, per un illuminante confronto e dibattito, all’attenzione dei cultori
dell’Antico e degli studiosi ed esperti
di settore.
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