Giovanna Iorio, Succede nei paesi, Fara 2017
La raccolta poetica Succede nei paesi di Giovanna Iorio si presenta al lettore come un susseguirsi di pensieri asistematici, un vero e proprio “zibaldone”, un insieme di quadretti realistici, simili agli epigrammi di Marziale, in cui la vita appare in tutte le sue sfaccettature, frantumata in una miriade di scenette.
Emblematico è l’incipit della raccolta «Succede nei paesi che non succede niente» (p.13), la poetessa, infatti, attraverso i suoi frammenti realizza un ritratto dell’Irpinia, terra dai mille colori, straordinariamente fragile, in cui sopravvive una sopita energia umana. Dai versi di Giovanna Iorio traspare una sottile ironia e al contempo una celata malinconia per un mondo lontano, nello spazio e nel tempo, dai frenetici ritmi cittadini, collocato in una dimensione atemporale.
I paesi irpini sono regolati da un tempo ciclico, eternamente ricorrente, che scorre in maniera uniforme senza alcun rapporto con il mutamento in cui le vicende si ripetono pedissequamente: «Succede nei paesi che stamattina alle cinque cantava il gallo» (p.20); «Succede nei paesi che le galline fanno un uovo per tutti quanti. Anche due» (p.44); «Succede nei paesi che un tuono coincida con i rintocchi della campana» (p. 75). Lontano da questa statica ciclicità esiste il tempo della storia, un tempo dinamico, in cui i fatti si svolgono nella realtà: «Succede nei paesi che vai a comprare il giornale e tutto quello che leggi è successo altrove» (p. 32).
La raccolta Succede nei paesi è impreziosita dal plurilinguismo, la poetessa, come per la scrittura in prosa, ricorre alla miscelazione di più linguaggi (italiano-dialetto) per ottenere un maggiore realismo descrittivo. Nei versi ritroviamo espressioni dialettali, antichi proverbi locali, termini specifici della cultura rurale.
In Giovanna Iorio la poesia dialettale, come in Pasolini, non è sinonimo di poesia popolare, ma ricerca della perduta civiltà contadina, immersa ormai in una illusoria purezza ancestrale.
L’avvincente lettura di questi frammenti, dunque, conduce con fanciullesca innocenza alla scoperta di un mondo magico, quasi fiabesco: «E succede la notte nei paesi che le case si stringono strette strette. E pure le stelle» (p. 62).
recensione di Nicoletta Mari
La raccolta poetica Succede nei paesi di Giovanna Iorio si presenta al lettore come un susseguirsi di pensieri asistematici, un vero e proprio “zibaldone”, un insieme di quadretti realistici, simili agli epigrammi di Marziale, in cui la vita appare in tutte le sue sfaccettature, frantumata in una miriade di scenette.
Emblematico è l’incipit della raccolta «Succede nei paesi che non succede niente» (p.13), la poetessa, infatti, attraverso i suoi frammenti realizza un ritratto dell’Irpinia, terra dai mille colori, straordinariamente fragile, in cui sopravvive una sopita energia umana. Dai versi di Giovanna Iorio traspare una sottile ironia e al contempo una celata malinconia per un mondo lontano, nello spazio e nel tempo, dai frenetici ritmi cittadini, collocato in una dimensione atemporale.
I paesi irpini sono regolati da un tempo ciclico, eternamente ricorrente, che scorre in maniera uniforme senza alcun rapporto con il mutamento in cui le vicende si ripetono pedissequamente: «Succede nei paesi che stamattina alle cinque cantava il gallo» (p.20); «Succede nei paesi che le galline fanno un uovo per tutti quanti. Anche due» (p.44); «Succede nei paesi che un tuono coincida con i rintocchi della campana» (p. 75). Lontano da questa statica ciclicità esiste il tempo della storia, un tempo dinamico, in cui i fatti si svolgono nella realtà: «Succede nei paesi che vai a comprare il giornale e tutto quello che leggi è successo altrove» (p. 32).
La raccolta Succede nei paesi è impreziosita dal plurilinguismo, la poetessa, come per la scrittura in prosa, ricorre alla miscelazione di più linguaggi (italiano-dialetto) per ottenere un maggiore realismo descrittivo. Nei versi ritroviamo espressioni dialettali, antichi proverbi locali, termini specifici della cultura rurale.
In Giovanna Iorio la poesia dialettale, come in Pasolini, non è sinonimo di poesia popolare, ma ricerca della perduta civiltà contadina, immersa ormai in una illusoria purezza ancestrale.
L’avvincente lettura di questi frammenti, dunque, conduce con fanciullesca innocenza alla scoperta di un mondo magico, quasi fiabesco: «E succede la notte nei paesi che le case si stringono strette strette. E pure le stelle» (p. 62).
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