a cura di Massimo Parolini
Negli ultimi anni sono state pubblicate varie antologie di poesia civile e politica attenta alla polis, a ciò che accade nelle città, nella vita sociale, economica, culturale del nostro Paese (ma anche del mondo intero), una poesia quasi sempre non propagandistica e di critica libera, che mira a smuovere le coscienze (anche se in Italia, a differenza di Paesi come ad esempio la Grecia, la poesia non riesce, e non è mai riuscita, ad avere una funzione attiva e fortemente condivisa nella popolazione: funzione che è stata in parte assolta nei decenni scorsi dai nostri grandi cantautori, da Guccini a De Gregori a De André): l’ingiustizia sociale, il razzismo, i profughi, la violenza mafiosa, il vuoto dei massmedia, la precarietà del lavoro e dei rapporti umani, la violenza di genere, la crisi dei valori etici e civili, le persecuzioni nei Paesi privi di libertà, sono i temi di maggiore attenzione da parte di alcuni poeti – anche giovani – che mirano a smuovere le coscienze e ad opporsi al dilagante menefreghismo individuale che inaridisce le anime e le consegna all’insicurezza, all’ansia, alla paura (tra le raccolte poetiche più recenti, ricordiamo almeno Ditelo a mia madre (Fara Editore) di Vera Lúcia de Oliveira dedicata alla memoria di Giulio Regeni, il friulano barbaramente torturato e ucciso in Egitto, per il quale la famiglia chiede ancora Verità e Giustizia. Bene comune, uguaglianza sociale, cittadinanza attiva, ascolto – pur problematico e non ingenuo – dell’altro, del diverso, del marginale e disagiato, critica sociale, archivio di memoria di eventi e soggetti di rilevanza collettiva, devono a nostro avviso tornare ad attraversare il dire poetico, luogo esperienziale e magmatico del linguaggio e del pensiero. Abitare il mondo poeticamente, per dirla con Heidegger, deve dedicare –nel luogo della presenza umana- una via anche a tale funzione.
In tale direzione abbiamo inteso dedicare il percorso del Parco letterario Andrea Zanzotto alla memoria civile che dalla Grande guerra, attraversando la Seconda guerra mondiale e la Resistenza, la Shoah, la Liberazione ed Hiroshima, i disastri ambientali, le mafie e la strategia stragista del terrore degli anni Settanta e Ottanta, giunge fine alla guerra nella ex-Jugoslavia e al dramma attuali dei profughi. Ma questo parco vuole anche custodire la memoria recente dei due giovani della nostra terra veneta che dal fuoco londinese sono tornati a risvegliare col loro sorriso luminoso un paesaggio che ha bisogno di diradare le nebbie e rinvigorire la fiducia nel futuro della propria gente: Gloria Trevisan di Camposampiero e Marco Gottardi di San Stino di Livenza. A loro e al loro ritorno a casa dedichiamo l’intero percorso poetico sulla Memoria civile.
In tale direzione abbiamo inteso dedicare il percorso del Parco letterario Andrea Zanzotto alla memoria civile che dalla Grande guerra, attraversando la Seconda guerra mondiale e la Resistenza, la Shoah, la Liberazione ed Hiroshima, i disastri ambientali, le mafie e la strategia stragista del terrore degli anni Settanta e Ottanta, giunge fine alla guerra nella ex-Jugoslavia e al dramma attuali dei profughi. Ma questo parco vuole anche custodire la memoria recente dei due giovani della nostra terra veneta che dal fuoco londinese sono tornati a risvegliare col loro sorriso luminoso un paesaggio che ha bisogno di diradare le nebbie e rinvigorire la fiducia nel futuro della propria gente: Gloria Trevisan di Camposampiero e Marco Gottardi di San Stino di Livenza. A loro e al loro ritorno a casa dedichiamo l’intero percorso poetico sulla Memoria civile.
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