un ricordo di Vincenzo D'Alessio e G.C. “F. Guarini”
Giorgio BARBERI SQUAROTTI è scomparso il 9 aprile di quest’anno nella città che l’ha visto protagonista della dolorosa pagina della Letteratura Italiana del secondo conflitto mondiale e della lenta ripresa del dopoguerra.
Professore universitario, critico letterario di chiara fama, poeta che di sé scrisse nella raccolta Ritratto di intellettuale (Lacaita Editore 1980) con dedica alla moglie: “(…) ma io sono in pace / con te, con me, forse anche con Dio che così poco / ascolto quando parla dai rovi e dalla collina di San Pietro / (non col mondo, per mutato che sia da inverno a inverno, / di un in altro vitello oppure serpe)”.
Di lui vorrei testimoniare l’umanità che ho incontrato negli occhi, nelle parole lievi, nelle lettere sempre puntuali ad ogni domanda.
Fu così che in un momento difficile (ne ho vissuti tanti), dopo la scomparsa del mio maestro monsignor Michele RICCIARDELLI, avvenuta a Sommerville (USA) il 15 maggio 2000, che scrissi scoraggiato ché volevo smettere il lavoro di critico letterario che andavo svolgendo, a causa della mia condizione economica.
Il mio maestro mi aveva redarguito, prima della sua scomparsa, che per attendere a questo prezioso compito ci voleva una buona economia, la quale mi avrebbe permesso di inserirmi adeguatamente negli ambiti che egli mi aveva fatto conoscere.
La risposta del professore BARBERI SQUAROTTI, amico e collaboratore del mio maestro presso la Rivista di Italianistica “FORUM ITALICUM” fondata da quest’ultimo negli Stati Uniti d’America, fu talmente chiara e forte che ancora oggi la rileggo per ravvedermi di fronte alle continue difficoltà dell’esistenza che si affacciano negli anni.
Nel pubblicare questa lettera personale presso l’Editore Fara di Rimini, con il quale collaboro da anni, vorrei testimoniare la grande umanità dell’Intellettuale che non ha mai escluso dal dialogo della sua grandezza nessuno di noi.
Dalle lande del SUD, 19 aprile 2017
Giorgio BARBERI SQUAROTTI è scomparso il 9 aprile di quest’anno nella città che l’ha visto protagonista della dolorosa pagina della Letteratura Italiana del secondo conflitto mondiale e della lenta ripresa del dopoguerra.
Professore universitario, critico letterario di chiara fama, poeta che di sé scrisse nella raccolta Ritratto di intellettuale (Lacaita Editore 1980) con dedica alla moglie: “(…) ma io sono in pace / con te, con me, forse anche con Dio che così poco / ascolto quando parla dai rovi e dalla collina di San Pietro / (non col mondo, per mutato che sia da inverno a inverno, / di un in altro vitello oppure serpe)”.
Di lui vorrei testimoniare l’umanità che ho incontrato negli occhi, nelle parole lievi, nelle lettere sempre puntuali ad ogni domanda.
Fu così che in un momento difficile (ne ho vissuti tanti), dopo la scomparsa del mio maestro monsignor Michele RICCIARDELLI, avvenuta a Sommerville (USA) il 15 maggio 2000, che scrissi scoraggiato ché volevo smettere il lavoro di critico letterario che andavo svolgendo, a causa della mia condizione economica.
Il mio maestro mi aveva redarguito, prima della sua scomparsa, che per attendere a questo prezioso compito ci voleva una buona economia, la quale mi avrebbe permesso di inserirmi adeguatamente negli ambiti che egli mi aveva fatto conoscere.
La risposta del professore BARBERI SQUAROTTI, amico e collaboratore del mio maestro presso la Rivista di Italianistica “FORUM ITALICUM” fondata da quest’ultimo negli Stati Uniti d’America, fu talmente chiara e forte che ancora oggi la rileggo per ravvedermi di fronte alle continue difficoltà dell’esistenza che si affacciano negli anni.
Nel pubblicare questa lettera personale presso l’Editore Fara di Rimini, con il quale collaboro da anni, vorrei testimoniare la grande umanità dell’Intellettuale che non ha mai escluso dal dialogo della sua grandezza nessuno di noi.
Dalle lande del SUD, 19 aprile 2017
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