una empatica lettura/era di Giancarlo Baroni
I libri di poesia trovano i propri lettori ad anni di distanza dalla loro pubblicazione; i versi non muoiono un attimo dopo essere stati stampati, ma continuano ad emettere onde creative e inviti di lettura.
Così per me è successo con la tua raccolta, caro Alessandro, di cui mi hai fatto graditissimo dono. Senza superflui giri di parole, nella tua nota introduttiva chiarisci subito il significato del titolo, In cerca. Scrivi: “La ricerca… è la missione principale della poesia… ricerca non solo di sé, ma dell’altro che è in noi e fuori di noi”.
Il tuo libro non credo vada letto sfogliando una pagina dopo l’altra, ma invece saltando di qua e di là: alla ricerca degli spunti, degli stimoli, delle riflessioni, delle domande, degli indizi, che tu dissemini copiosamente ma con discrezione nei fogli.
Generalmente sono testi brevi (e della tua raccolta sono quelli che preferisco), circondati senza clamore dal bianco della pagina che riverbera sulle parole il proprio semplice, luminoso candore.
Nel nostro percorso esistenziale (a volte a forma di labirinto pieno di anfratti, deviazioni, nodi, intrichi, ombre, scorie che “ci hanno ormai indurito / anche il respiro”) rischiamo di smarrire la strada, temiamo di perderci, e allora le domande ci aiutano, per ritrovare la via, più delle risposte, e allora il cuore può farci da bussola più della ragione, e allora un coraggioso entusiasmo può risolvere lo stallo e aprire nuove porte, percorsi inattesi: “il sentiero più bello è quello ignoto”.
In certe occasioni serve una pausa, è preferibile mettersi ai bordi e ai margini, per osservare le tracce, le impronte, le orme lasciate; in certe occasioni occorre stare in ascolto: “Sono qui / stanco di chiedere / e pronto all’ascolto”.
Le tappe variano però la meta è condivisa, e consiste nell’ “infinito gesto dell’abbraccio”, nelle braccia aperte agli altri e alla vita, nella ricerca incessante e nel non “fare muro all’entusiasmo”, nel senso di fratellanza che accomuna.
Niente è scontato, tutto è faticoso e difficile: “per raggiungerli mi macchio di sangue / ginocchia, polpacci e braccia coi rovi, / infango gli scarponi nell’argilla”.
p.s. (Anch’io amo molto Sant’Antimo, che ho visitato più volte; a lei la tua bella poesia mi ha riportato).
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